
Il rapporto annuale dell’osservatorio meteorologico di Pontremoli. Precipitazioni scarse da febbraio ad aprile, frequenti in maggio-giugno e copiose in ottobre-novembre. In campo termico, si piazza in seconda posizione subito dietro il 2022. Tepori invernali e primaverili, seguiti da calori estivi dai picchi record, si sono ripetuti anche nella stagione autunnale.

Gli ultimi due anni, sotto il profilo meteo, rappresentano qualcosa che, mezzo secolo fa, non si sarebbe forse potuto neppure immaginare. Gli scarti più eclatanti riguardano la temperatura, in Lunigiana come ovunque, ma è tutto il quadro climatico – congiunto al nuovo livello termico – ad apparire mutato di conseguenza. Pur operando confronti con il recente trentennio 1991-2020, le temperature medie assunte come ‘normali’ risentono già del galoppante riscaldamento globale. Il decorso dell’anno, privo di episodi di una qualche importanza nel suo primo quadrimestre, ha visto un inverno mite punteggiato di brevi parentesi fredde in febbraio; gennaio ha rispettato le consegne quanto a precipitazioni, poi per tre mesi i pluviometri si sono riposati spesso.
La prima settimana di aprile ha risentito, ancora una volta, di gelate tardive, benché di minore impatto rispetto a quelle più dannose del 2021. Il mese di maggio e la prima metà di giugno si sono distinti per la frequenza estenuante di pioggia, pioviggine e piovaschi in maggio, mentre rovesci e temporali hanno prediletto giugno. L’estate, come capita ormai da una ventina d’anni con la sola eccezione del 2014, ha sfoderato canicola a volontà. Dai giorni del solstizio, il caldo si è protratto fino a tutto luglio per poi prendersi una pausa in avvio d’agosto. La boccata d’aria fresca a metà della stagione torrida, benvenuta dopo il bollore di un mese e mezzo, è valsa come temporaneo sollievo per affrontare la grande calura post-ferragostana, culminata nella rovente settimana dal 19 al 25 che ha ritardato il declino del solleone. Altro giro di primati da un capo all’altro della Penisola, poi finalmente l’acqua di fine mese ha recato l’agognata frescura. Non era ancora finita, ché settembre ha voluto imporre il proprio record su base media mensile, senza alcun picco straordinario a livello giornaliero per differenziarsi da agosto. Le tempeste equinoziali si sono ridotte alla passata dei violenti acquazzoni temporaleschi del 22, ma a seguire l’autunno si è fatto ancora attendere con una prima decade di ottobre degna del nome di ‘estate indiana’. Al giro di boa di metà mese, l’anticiclone – al colmo della stanchezza – ha levato le tende lasciando le nostre regioni in balìa dei sistemi perturbati. Pioggia a rovesci, forti temporali, burrasche di vento per lo più marino si sono susseguiti come le allerte meteo. Nel periodo compreso fra il 20 ottobre e il 1° dicembre, infatti, si sono concentrati i giorni con i maggiori apporti pluviometrici, su tutti il 30 ottobre con 132 mm e il 2 novembre con 119 mm. Fugaci sentori d’inverno si sono affacciati a fine novembre e nelle prime due decadi di dicembre, mese che poi ha chiuso il 2023 tra prevalenti piogge, umidità e clima tardo-autunnale.
Veniamo agli scarti dalla norma, mese per mese, in fatto di temperatura. Nessun mese è risultato più freddo dei rispettivi canoni: aprile li ha perfettamente rispettati e gli altri undici se ne sono tenuti al di sopra, specie ottobre (scarto +3,1°C), settembre (+2,9) e, in maniera meno eclatante, gennaio e luglio in surplus di 1,5°C, dicembre di 1,4, marzo di 1,3, maggio, giugno e agosto di 1,2. Più tenui gli scarti positivi di febbraio (+0,8) e di novembre (+0,3). In settembre, la media delle temperature minime e la media generale mensile hanno conquistato la palma di più elevate; in maggio, la temperatura minima assoluta non è scesa sotto 7,5°C battendo un altro record . Agosto ha vissuto, la notte del 21 e il pomeriggio del 23, rispettivamente la notte più calda e il pomeriggio più rovente di sempre, che hanno mandato in pensione il primato del 6 agosto 1998 per l’una (23,0°C) e del 5 agosto 2003 per l’altro (38,4°C). Ottobre ha sfiorato, con una media di 16,7°C, il livello dello scorso anno (16,8°C), che aveva surclassato il precedente ottobre più caldo di oltre 1°C. Infine, la notte del 1° dicembre, con una temperatura minima di ben 13,6°C, ha relegato in seconda posizione il valore di 13,0°C raggiunto il 16 dicembre 1989. A fronte di tali prodezze del caldo, le punte di freddo sono state più modeste come i dati riportati nella tabellina “dei più e dei meno” evidenziano.
Il capitolo delle precipitazioni denota i soliti contrasti, tipici di questo elemento del clima. Alla particolare scarsità rilevata in febbraio e in aprile (fermi al 20% dei rispettivi canoni), fanno da contraltare gli eccessi di ottobre, che ha ricevuto il doppio del suo già elevato quantitativo normale. Più piovosi del consueto si notano pure giugno, agosto e novembre, benché nei mesi estivi la distribuzione non ottimale dei rovesci remi spesso contro la loro eventuale abbondanza. Marzo, luglio e settembre si sono collocati intorno al 40-50% delle aspettative, mentre gennaio ha tenuto fede alle proprie consegne e dicembre vi si è molto avvicinato. Il totale annuo, pari a 1715,2 mm, è assai prossimo al dato medio centenario (1730 mm) dedotto dalle osservazioni 1921-2020. La durata delle precipitazioni, inferiore alla norma di circa 60 ore (625 contro 685), non ha comportato intensità orarie rilevanti: la minore intensità, tipica dei mesi invernali, si è avuta in febbraio (0,88 mm/h), la maggiore in luglio (12,82 mm/h), quando la quasi totalità della pioggia si è concentrata in poco più di un’ora durante il temporale del giorno 13. Le intensità massime orarie, fra i 25 e i 30 mm/h, si sono realizzate nel corso degli eventi più burrascosi: il 4 e il 13 giugno, il 27 agosto, il 20 e il 30 ottobre. Quanto alla neve, nel 2023 non se ne è vista al piano, se non mista a pioggia 5 volte fra gennaio e febbraio. Il decennio 2014-2023 si è chiuso risultando il meno imbiancato dai candidi fiocchi da oltre un secolo: il contrario di quanto avvenuto nel buon decennio 2004-13, ricco di nevicate anche copiose.
L’eliofania assoluta, cioè le ore in cui il sole è stato presente, ha superato la norma dedotta dal trentennio di osservazioni che si compirà nel prossimo mese di maggio: 2.234 contro 2.160. Se il mese più soleggiato, come avviene quasi sempre, è stato luglio, il più povero sole è risultato gennaio (anziché dicembre), per soli 30’e nonostante dicembre abbia collezionato più giorni del tutto privi dei raggi solari. Durante la primavera, pochi i progressi di maggio rispetto a marzo e aprile, come si evince dal grafico riportato. In termini di insolazione relativa, gennaio ha di poco superato un terzo (34,2%) delle ore potenzialmente solatìe, mentre settembre è andato oltre i due terzi (67,8%).
Su tale andamento ha giocato l’indice di nuvolosità, che è stato massimo in gennaio (6,3 decimi) e minimo in settembre (3,2 decimi), quando il cielo si è mantenuto più sgombro che nei mesi della piena estate. La copertura nuvolosa, che in media annuale (5,1) torna pressoché fedele alla norma di 5,2 decimi, ha oscillato intorno ai valori attesi in febbraio, giugno, luglio e nell’ultimo trimestre. Conseguente a quanto descritto è pure il dato della radiazione globale (cioè la componente della radiazione solare diretta più quella diffusa dall’atmosfera), dall’andamento a campana con massimo in luglio (291 W/m²) e minimo in dicembre (49 W/m²). Lo stato del cielo non presenta particolari singolarità, se non lo spostamento della massima frequenza del cielo sereno da luglio verso la fine dell’estate e l’avvio dell’autunno: 16 giorni sia in agosto che in settembre. Il cielo misto ha trionfato, al solito, fra primavera e inizio estate, quello coperto fra autunno e inverno. In linea con la climatologia le rare giornate serene in primavera, solo 4 in aprile e 5 in maggio. Nel complesso dell’anno, 107 giorni sono risultati sereni/poco nuvolosi, 162 dal cielo misto e in 96 ha prevalso il cielo da molto nuvoloso a coperto.
L’umidità relativa si è tenuta, in lieve eccesso, sui livelli consoni al nostro clima in media annuale, ma è una sintesi che deriva dal comportamento un po’ anomalo dei singoli mesi: inferiore alla norma in aprile e settembre, superiore in marzo, giugno, luglio e soprattutto in dicembre (+8%). La palma di mese più umido se la aggiudica proprio dicembre (media 85,1%), che la strappa a novembre, mentre la minore umidità dell’aria è toccata insolitamente ad aprile (64,5%). Gli estremi delle medie giornaliere si sono verificati sul finire dell’anno: giorno più asciutto il 25 novembre, che vanta una bassa media del 29,5% grazie ad una decisa incursione del foehn, tutt’altra aria del 30 dicembre, che con una media del 99,6% si è distinto come giorno più umido del 2023. Fra tutte le visite favoniche, si è distinta per aver recato il valore più basso di umidità relativa quella del 28 marzo, giorno in cui, intorno alle ore 13, gli igrometri sono scesi fino al 9% di U.R.
La pressione atmosferica presenta una media annuale (1015,8 hPa) di un soffio sopra il livello barico tipico del nostro clima. Il minimo delle medie mensili, 1011,1 hPa, cade in novembre anziché in aprile; il massimo spetta a febbraio con ben 1025,6 hPa di media (scarto da norma +9,1 hPa). Superiore alla norma si nota altresì la pressione di settembre e inferiori quelle di gennaio e di marzo.
Il vento presenta una media annuale della velocità (6,6 km/h) un poco inferiore al dato medio, ormai quasi trentennale. Appare la primazìa di marzo come mese più ventilato con una velocità media di 9,0 km/h; insolito, d’altro canto, è il minimo caduto in giugno (4,7 km/h), mai osservato in precedenza all’inizio dell’estate. Anomala, poi, è anche la ripresa di intensità a settembre rispetto ai mesi estivi e la successiva sua diminuzione da ottobre a dicembre, quando in genere accade il contrario. La velocità massima istantanea si ha il 20 ottobre: impetuose raffiche da Sud, poco prima delle ore 13, fanno registrare all’anemometro 83 km/h sul finire di un temporale . Altre folate notevoli si riscontrano il 2 novembre (71 km/h alle h 13:51) e il 1° dicembre (70 km/h alle 10:50). Giorno più ventoso è il freddo 28 febbraio, con tramontana pungente alla velocità media di 22 km/h (raffiche a oltre 65 km/h). All’altro capo della scala, 23 e 24 febbraio si distinguono come giorni più calmi (velocità media del vento 0,5 km/h). Si contano 41 giorni con vento forte e 24 di calma (velocità media <2 km/h). Quanto alla direzione delle correnti aeree, i venti settentrionali e le brezze di monte hanno dominato in gennaio, febbraio e dicembre, ma pure in maggio, talora sotto le mentite spoglie di una tramontana ciclonica; i venti meridionali e le brezze di valle si sono imposti in marzo-aprile e da giugno a novembre.
Infine, ecco la frequenza dei diversi fenomeni osservati durante il 2023, a cominciare dai temporali: 26 gli eventi distribuitisi nelle quattro stagioni con massimo netto in estate (12, di cui 6 in giugno) e minimo invernale, con loro assenza in febbraio. Sei gli episodi di grandine, curiosamente tre in gennaio e uno in ogni mese primaverile i restanti. La nebbia ha fatto la propria comparsa in 11 giorni, quasi sempre al mattino, con massimo di 3 volte in marzo. I giorni con gelo sono stati 42 (max 11 sia in febbraio che in dicembre), dato inferiore alla norma che si colloca intorno a 50. Simile l’occorrenza delle brinate, in numero di 41 e con massimo di 12 in dicembre. Anche la durata del gelo (temperatura <0°C), pari a complessive 244 ore, si è tenuta alquanto sotto la norma, che ne prevede circa 380. Altri dati e curiosità sono riportati nello specchietto ‘dei più e dei meno’.
(Maurizio Ratti – responsabile dell’osservatorio)