
Settecento anni fa, il 9 gennaio 1324, moriva il mercante rimasto lontano dalla sua Venezia per 25 anni. La città promuove numerose iniziative fino al 2026

A Venezia è stato inaugurato con la presenza del Ministro della Cultura l’anno delle celebrazioni per il settimo centenario della morte di Marco Polo avvenuta il 9 gennaio 1324. Per tutto l’anno con prolungamento fino al 2026 sono state organizzate a pieno campo da un Comitato Nazionale iniziative scientifiche, espositive, letterarie, culturali su Marco Polo (Venezia 1254-1324).
Sono impegnati il Comune, l’Università Ca’ Foscari, i Musei civici veneziani e molte Associazioni italiane e internazionali perché Venezia è città del mondo.
I luoghi che il mercante Marco Polo conobbe oggi sono zone di precaria stabilità politica e sociale. L’evento principale a palazzo Ducale è la mostra “I mondi di Marco Polo”, sarà aperta dal 3 aprile a 29 settembre, espone 300 opere di ogni terra e ripercorre la “via della seta”.
Sarà analizzato con letture pubbliche e scolastiche il suo libro Il Milione che ebbe rinnovato successo come opera letteraria tra Otto e Novecento, esprime il valore del viaggio per far comunicare le culture dei popoli e stimola la conoscenza e la curiosità verso ciò che è altro da noi.
Nel Museo di palazzo Mocenigo è allestita la mostra della seta cinese, tessuto che Marco Polo lodò molto, saranno esposte scritture calligrafiche, immagini, scene dallo sceneggiato tv della Rai del 1982, conferenze, anche il Carnevale sarà un ritrovare se stessi nella figura di Marco Polo, grande ambasciatore d’Italia nella Serenissima Repubblica, fu conosciuto di più in Asia che in Italia. Le tante iniziative vogliono dare un messaggio di pace e fratellanza, collabora la Cina con eventi culturali.
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Marco Polo è mercante come la famiglia e col padre Niccolò e lo zio Matteo – che forse già avevano titolo di nobiltà mongola ottenuta in un precedente viaggio commerciale – compie un viaggio via terra fino all’Estremo Oriente.
Parte a 15 anni nel 1269, rientra dopo 25 anni. Accolto con favore alla corte di Kubilai Gran Kan del Katai, svolse incarichi e ambascerie di rilievo e ne fa memoria nel libro. Gli storici lo riconoscono il primo attendibile e completo narratore della geografia umana e fisica dell’Asia che favorì conoscenze e legami con il mondo del grande continente eurasiatico.
Ora Venezia evoca la sua figura perché aiuta ad affrontare temi di grande attualità: il dialogo con altre culture nel mondo, le conseguenze possibili per le inedite penetrazioni di nuovo tipo colonialista che la Cina sta facendo soprattutto in Africa, senza escludere Sudamerica e Europa, è diventata un colosso che forse ha già superato l’egemonia statunitense ed è imprescindibile forza di riferimento nelle tensioni e nelle follie delle guerre in corso.
Da tempo remoto la Cina ha scritto una storia di dinastie avvicendatesi nell’impero “mandarino” di tipo feudale. Nel XIX sec. non si fece contaminare dagli influssi esterni coi quali fece a pugni con le “due guerre dei boxer”, ostacolò l’azione delle missioni religiose dove trovò la morte San Francesco Fogola di Montereggio.
Nel XX sec “i signori della guerra” cambiano tutto il sistema a partire dal 1911, guerre civili e la tensione con l’isola di Taiwan più che mai oggi preoccupante, accesa nel 1949 quando sui nazionalisti di Chiang Kai-Shek vinsero i comunisti sostenuti dall’URSS e guidati da Mao.-Tse- tung, che nel 1960 si stacca dall’URSS, fa la “rivoluzione culturale”.
Nelle elezioni del 12 gennaio scorso ha vinto il democratico progressista Williams Lai e si spera che non faccia precipitare l’urto con la Cina che vuole suaTaiwan. Il presidente Teng Hsiao-Ping poi dice ai cinesi “ arricchitevi” con adozione del capitalismo degli affari in economia, ma persiste nelle istituzioni il sistema comunista autoritario che massacrò non si sa quanti studenti nella rivolta del 1987 in piazza Ten A Men a Pechino.
La Cina nella rivoluzione globale in corso fa scambi di competenze e operatività pratiche, è diventata in circa un secolo una forza economica che fa affari ovunque.
Maria Luisa Simoncelli