
Una temperatura più autunnale che non invernale (8,0° di media, la seconda più alta) ma con tanta pioggia che ha in parte sopperito ad un anno piuttosto asciutto
Nei prossimi numeri del Corriere Apuano, sarà dedicato ampio spazio al resoconto annuale, ma un commento del mese appena spirato lo si può offrire ‘a caldo’ viste le sue innumerevoli particolarità e stranezze. Con dicembre, da che mondo è mondo, nel nostro emisfero inizia l’inverno, le giornate sono le più corte dell’anno e il freddo si acuisce man mano che ci si inoltra nella stagione. Si alternano annate in cui il clima è più aspro e altre in cui è più dolce, ma in questa irregolare, casuale altalena sta ormai prendendo sempre più piede l’aumento della temperatura. Negli ultimi 20-30 anni, si sono moltiplicati gli inverni miti a scapito di quelli rigidi e le estati torride prevalgono su quelle moderatamente calde: questo vale per tutto il globo terracqueo, con buona pace di chi si è fatto l’idea che il fenomeno sia più evidente in Europa piuttosto che in Giappone o in America.
Vediamolo in dettaglio questo dicembre così autunnale: sì, perché a conti fatti la temperatura media è stata di ben 8,0°C, più in linea con quella che avrebbe dovuto far registrare novembre … trent’anni fa! Questo per chiarire quale sconvolgimento climatico sia in atto. Solo il dicembre 2006 ha resistito con la sua media di 8,4°C; sul podio, al terzo posto, è retrocesso il dicembre 2015 con media di 7,8°C. Lo scarto termico dai canoni climatici è risultato eccezionale nella terza decade: tra il 21 e il 31, l’anomalia delle temperature minime ha superato la norma di 8°C e surclassato il precedente primato addirittura di 3°C! L’anticiclone che, ad un certo punto, si è accampato sul Mediterraneo ha significato sole a volontà nelle regioni meridionali, qua e là anche al centro Italia, mentre al Nord ciò è avvenuto solo in alcuni giorni e più che altro in montagna. L’atmosfera inerte, bloccata, è come se avesse smesso di ‘respirare’, il vento ha taciuto o, quando si è destato, ha sempre avuto direzione di provenienza dal sud, mite ed umido e buono a incentivare le precipitazioni. Si è vissuto un anno dei meno piovosi a memoria d’uomo e l’ultimo dei suoi mesi ha deciso di sobbarcarsi il compito di restituire almeno parte dell’acqua così a lungo lesinata dal cielo.
Così, bizzarro contrasto con la stragrande maggioranza dei mesi del 2022, dicembre è stato più cupo ben più di quanto possa già esserlo normalmente. Si sono contati ben 18 giorni privi di comparsa del sole e parecchi dei 13 restanti lo hanno visto fare solo brevi saluti. Lo stato del cielo annovera due soli giorni ‘sereni o poco nuvolosi’, entrambi caduti casualmente di domenica, l’11 e il 18; solo nel dicembre 1978 il bel tempo si era dovuto accontentare di affacciarsi da mane a sera un paio di volte. Oltre ai sei giorni di cielo misto, i restanti 23 sono trascorsi sotto un cielo in prevalenza coperto o quasi, primato della serie dal 1976 (il precedente record di 21 risaliva giusto a due anni fa, dicembre 2020). La schiacciante prevalenza di cielo grigio ha depresso il soleggiamento di dicembre, già modesto per ovvii motivi astronomici: 47,6 le ore di sole registrate contro un valore medio normale di circa 95. Metà razione, insomma. Se si rapporta il totale di eliofania con quella teorica disponibile alla nostra latitudine, si ottiene un soleggiamento relativo del 17,2%. Due anni fa andò ancora peggio, ci si fermò a 44,1 ore di presenza dei raggi solari. I giorni bui e senza sole furono però 17, uno in meno di quest’anno. L’umidità relativa ha raggiunto un nuovo traguardo, di cui si sarebbe fatto volentieri a meno, giungendo in media al 91,5% e ponendo il dicembre 2022 in testa alla speciale classifica in senso assoluto. Il dicembre più umido in carica era quello del 2015 con media di UR all’89,8%, ma il nostro non si è accontentato di spiccare nella propria categoria ed è volato oltre il tetto dei 91,2% vantato dai mesi di novembre 2014 e 2019. Nebbie basse, nebbie alte, foschie, tenaci coperture di strati, stratocumuli e nembostrati hanno avuto gioco facile. Dai nembostrati e dagli strati sono scese, rispettivamente, buone dosi di pioggia e di estenuante pioviggine. Nessuna plaga del territorio lunigianese si è tenuta sotto i 200 mm di accumulo, in diverse si sono superati i 300 e i 400 (317,6 mm a Pontremoli-Verdeno e 412,6 a Villafranca-Ghiaione) e, in montagna, anche i 500-600 mm. Nota dolente viene dalle osservazioni relative al vento: non solo perché anemometro automatico e meccanico sono entrambi in difficoltà e risentono del lungo servizio prestato (il primo da circa due decenni e il secondo da quasi tre), al punto che entro la primavera si spera di riuscire a rinnovarne almeno uno, ma poi perché sono stati occupati meno del solito per … mancanza di materia prima, soprattutto di correnti fredde, sane e asciutte di tramontana, che si spera di risentire presto soffiare e fischiare!
(Maurizio Ratti)