Veglia missionaria: testimoni della fede in cui crediamo e speriamo

Si è celebrata ad Avenza nella cornice del Convegno Pastorale diocesano

Un momento della Veglia missionaria

Nella cornice del primo Convegno Pastorale presieduto dal nostro Vescovo Mario, lo scorso venerdì 21 ottobre la chiesa diocesana di Massa Carrara e Pontremoli ha celebrato la Veglia di preghiera missionaria in preparazione alla 96.ma Giornata Missionaria Mondiale.
È stato un momento di preghiera comunitaria che ha permesso di riprendere il cammino – o meglio di riprendere la marcia – guardando ai santi come Madre Teresa di Calcutta, incontrata nella prima parte della Veglia, ed ascoltando le parole di Papa Francesco che mai si stanca di invitarci ad uscire, da protagonisti e con coraggio, per dire con gioia quello che siamo e testimoniare la fede in cui speriamo e crediamo. Dobbiamo essere consapevoli che con il battesimo abbiamo ricevuto un dono immenso, conservato – a volte sotterrato – con eccessivo timore dentro noi. La missione, la testimonianza di quanti la vivono direttamente anche per un periodo breve, è concorde nel dire che là c’è stretta sinergia tra la Parola e l’azione.
È quello che facciamo concretamente che parla per noi; ce lo insegna Madre Teresa, ci invita a farlo il Papa Francesco, ce lo chiedono i poveri, sia quelli che mancano dell’essenziale, sia quelli che hanno un vuoto spirituale da riempire. Per questo sarebbe bello che il Convegno Pastorale del prossimo anno ci invitasse a raccontare cosa di bello abbiamo realizzato in questo senso, cosa il Signore ci ha donato nell’incontro con l’altro, quali difficoltà abbiamo dovuto affrontare e se siamo stati capaci di superarle.
Poi, in questo nuovo confronto, sapremo anche cosa chiedere, avremo forse più chiaro cosa ci serve per migliorarci, per fortificarci e per tornare ad affrontare vecchie e nuove sfide. Dovremmo arrivare a capire che quello che celebriamo è un impegno serio; che la preghiera recitata non può essere fatta solo di belle parole dette tanto per dire. Sia anzi parola impressa in me e che ogni volta che da questa mi allontano, faccia risuonare l’eco della preghiera pregata tutti insieme, con tanta energia e convinzione nel corso della veglia di preghiera missionaria. ci dobbiamo impegnare con Cristo, senza pretendere che altri lo facciano, senza giudicare chi non si impegna, senza trovare scuse. Arriviamo ad impegnarci perché quello che abbiamo sperimentato non ci permette di fare altro. Questo impegno i giovani, che con tanto entusiasmo hanno condiviso la loro esperienza missionaria, ce lo hanno testimoniato.
È il desiderio di contagiare tutti con la gioia della fede! Unico strumento che ci permette di vivere la vita al meglio. Partire e vivere la missione significa entrare nel mondo dell’altro con il rischio vero di poter non essere accolto. Ma noi sappiamo che non andiamo da soli, si va in unione con la nostra comunità, con Gesù. Quanta gioia e senso di libertà proviamo quando, in pace con noi stessi, sentiamo di aver dato tutto quello che il Signore ci chiede. In una parte della sua omelia, il Vescovo Mario ci invita proprio a questo e la fa richiamando l’invito di Gesù a dare con gratuità, la stessa per cui abbiamo ricevuto e per cui siamo quello che siamo. Sentirci abitanti di una casa comune dove il nostro bene è quello dell’altro.
L’occasione della Veglia quest’anno ci ha permesso di compiere un gesto di straordinaria rilevanza che deve essere compreso nel pieno del suo significato. Siamo uomini e donne abitati dalla fragilità, da mille paure. Forse prediligiamo il quieto vivere e certamente non siamo pronti per essere martiri. Tuttavia, per ciò che siamo e la nostra condizione di vita ci permette, dobbiamo e possiamo essere testimoni; ricevere questo mandato – che poi altro non è che il rinnovo di quello a suo tempo ricevuto con il nostro battesimo – deve veramente farci imparare a memoria la preghiera di don Primo Mazzolari “Ci impegniamo con Cristo”.
Ecco allora che il segno del mandato ricevuto, la piccola croce di ulivo, resterà per ciascuno di noi il promemoria per testimoniare la chiamata di ciascuno ad essere missionari, pronti ad annunciare il Vangelo non chissà dove ma semplicemente nelle nostre comunità, nella buona qualità delle nostre relazioni e poi anche tra la “moltitudine” che la abita e che non frequenta la chiesa. Ripartire da casa nostra per riprendere il cammino, per costruire nuove relazioni di fraternità, le fondamenta della nuova chiesa che Papa Francesco ha progettato nella Evangelium Gaudium.

Gianni Lazzarotti
Direttore Ufficio missionario diocesano