
Dovrebbe essere in nuovi spazi del “Mazzini”. Investimento di 1,8 milioni di euro

Dalla “Casa della Salute” alla “Casa della Comunità” è il progetto con il quale la Regione Toscana intende riorganizzare l’offerta di servizi socio sanitari sull’intero territorio regionale investendo circa 104 milioni di euro dai finanziamenti europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dal quale a Firenze pensano di poter attingere anche altre risorse per 23 Ospedali di Comunità e 37 centrali operative territoriali. Fra le nuove Case della Comunità previste dalla Regione una delle prime sarà realizzata a Pontremoli, trasformando l’attuale Casa della Salute che vede gli ambulatori dei medici di famiglia e altri servizi organizzati al piano terra dell’ala sud del Pensionato Cabrini. Il percorso per la creazione della nuova struttura è già in fase avanzata dopo molteplici incontri e contatti fra l’ASL Toscana Nord Ovest e il Comune di Pontremoli: è stata infatti individuata la sede e stabilito il finanziamento necessario.

“L’Azienda investirà a Pontremoli 1,8 milioni di euro – spiega il sindaco di Pontremoli, Jacopo Ferri – e l’immobile sarà quello delle ex scuole elementari di via Mazzini. La scelta è stata compiuta in accordo con l’ASL: la nostra prima proposta era quella di ristrutturare il palazzo dell’ex Galli Bonaventuri in piazza Dodi, ma l’investimento necessario superava la disponibilità finanziaria. Così con i funzionari dell’Azienda Sanitaria abbiamo concordato di organizzare i nuovi servizi nel Mazzini destinando a questi nuovi spazi”. Come noto al piano terra dello storico immobile nel centro storico funzionano da tempo ambulatori, centro prelievi, centro prenotazioni etc; il progetto prevederebbe di trasferire qui altri ambulatori e anche quanto oggi è in viale Cabrini. Per questo però servono locali: “l’idea è quella di liberare una parte del palazzo ora adibito ad appartamenti di edilizia residenziale popolare che verrebbero spostati altrove – continua Ferri – rendendo indipendenti i nuovi spazi destinati agli ambulatori e ai servizi socio sanitari da quegli appartamenti che resteranno in una parte dell’immobile”.

Il progetto di Pontremoli della nuova Casa della Comunità sembra dunque ben definito e avviato e la farà entrare già nella prima fase, quella che la Regione vuole avviare in tempi brevi per sperimentare un modello di assistenza da estendere al resto della Toscana. Quella di attingere finanziamenti dal Pnrr è una opportunità che “consente, dopo tanti anni, di tornare a ragionare di espansione dello stato sociale e di costruire una nuova prospettiva alla sanità pubblica e universalistica nel nostro Paese” ha detto l’assessore regionale al diritto alla Salute, Simone Bezzini, aggiungendo l’auspicio “che il Governo accompagni gli investimenti destinando risorse che consentano di aumentare la dotazione di personale”, risorse che dovranno arrivare non dal Pnrr ma dai bilanci ordinari dei Piani Sanitari nazionale e regionale. Pontremoli come esperienza-pilota per sperimentare un nuovo modello che trasformi le attuali Case della Salute in uno strumento più efficace per garantire a tutti adeguati servizi socio sanitari extra ospedalieri. Nelle linee che guideranno il progetto si parla, come ha spiegato l’assessore Bezzini, di “maggiore integrazione e multidisciplinarietà tra i professionisti della rete, sul rafforzamento dell’integrazione socio-sanitaria e del supporto alla domiciliarità, su più partecipazione della comunità, sulla telemedicina e i suoi strumenti come la televisita e il teleconsulto e sulla sanità digitale”. Parole che dovranno essere poi realizzate “sul campo” perché se, come annunciato, le Case della Comunità dovranno essere alla base dell’assistenza territoriale ai cittadini, queste dovranno funzionare davvero avvicinando le persone all’offerta. Serena Spinelli, assessora regionale alle politiche sociali, ne è convinta e spiega “che le Case dovranno rappresentare il rafforzamento e l’evoluzione dei servizi di prossimità sul territorio, della capacità di rispondere in maniera integrata e trasversale ai bisogni sanitari e sociali, del coinvolgimento attivo del Terzo settore. Luoghi di accesso la cui vera sfida è costituita dall’obiettivo di mettere in rete tutte le competenze e i processi per realizzare percorsi chiari e garantire continuità di assistenza in ogni fase di vita, rafforzando la capacità di presa in cura complessiva della persona, con il suo insieme complesso di diritti e bisogni”.
Paolo Bissoli