I primi 70 anni dei film di Don Camillo e Peppone

Anniversari. Nel 1951 iniziavano le riprese di “Don Camillo”. Nel 1971 sarebbe morto Fernandel

Fernandel, Fernand Joseph Désiré Contandin, (1903 – 1971)

Una delle consolidate abitudini classificatoria delle espressioni intellettuali umane è quella di definire attraverso i generi le stesse, ovviamente questo è proprio anche del cinema. Naturalmente all’interno di quelle più consolidate ne appaiono alcune che apparentemente inclassificabili nel tempo hanno costituito una sorta di categorie “a parte” costituendo un piccolo-grande unicum col quale rimarranno nel tempo. Classico esempio in questo senso appaiono i Don Camillo, una serie di opere che tornano periodicamente , purtroppo solo attraverso piccoli schermi ,offrendo piacevoli diversivi di ( forse) inaspettato successo. In occasione del 50° anno dalla scomparsa (1971) di uno dei protagonisti (Fernandel) in quel di Brescello e dintorni sono attesi momenti celebrativi che, visti i tempi del nostro oggi, segnano il passo ma comunque molto graditi.
“Don Camillo” nel 1952 per la regia di Julien Duvivier ne segna l’inizio, per l’interpretazione di Fernandel e Gino Cervi, dagli scritti del geniale Giovanni Guareschi, con uno stuolo regale di caratteristi si muovono le vicende che vedranno contrapposti due personaggi destinati a restare nell’eternità del tempo cinematografico e non solo. Il parroco (Fernandel) ed il sindaco comunista (Gino Cervi)di un piccolo paese della bassa padana (Brescello) si scontreranno in una serie di apparentemente inarrestabili vicende che contengono tutte le possibili varianti di quel momento storico in cui l’appartenenza ideologica determinava irredimibili contraddizioni.

Peppone, Gino Cervi (Bologna 1901 – 1974)

Coi toni della commedia dell’arte, ma anche con puntuti e riconoscibili atteggiamenti che non tralasciavano nessun aspetto del privato come del pubblico le storie permettevano identificazioni che procurarono un enorme successo di pubblico. Come spesso accade visto il risultato, non potevano mancare i seguiti e così ecco nel 1953, sempre con Duvivier alla regia, Il ritorno di don Camillo, nel 1955 Don Camillo e l’onorevole Peppone questa volta affidato a Carmine Gallone che sarà nel 1961 in regia anche per Don Camillo monsignore… ma non troppo. L’epilogo si avrà nel 1965 con Il compagno don Camillo diretto da Luigi Comencini.
Nel 1970 iniziarono le riprese di “Don Camillo, Peppone e i giovani d’oggi” affidato alle mani esperte del francese Christian Jacque ma Fernandel dovette rinunciare a finire le riprese per una malattia che lo portò alla morte. Caratteristica di queste opere fu la qualità eccellente della direzione affidata ad autori esperti con filmografie sterminate ma sopratutto alla verve straordinaria di due grandi attori che riuscirono a creare una magica alchimia.
Il coro dei co-protagonisti era perfetto e la trovata della voce fuori campo che metteva frequentemente in contatto don Camillo col crocefisso dell’altare della parrocchia suscitava momenti di irresistibile trascinamento anche grazie alla voce scelta (per i primi due Ruggero Ruggeri, per gli altri tre di Renzo Ricci), insomma una sorta di miracolo compositivo destinato a restare nel tempo.
In seguito vi furono almeno due tentativi di tornare a quelle storie ma sia Mario Camerini (tra l’altro l’ultimo suo film di una straordinaria carriera) nel 1972 con Don Camillo e i giovani d’ogg” (protagonisti Gastone Moschin e Lionel Stander) sia Terence Hill nel 1983 con Don Camillo (protagonista lo stesso Hill – oggi conosciuto per il suo Don Matteo – e Colin Blakely) non si avvicinarono neanche lontanamente al modello originario.
Se qualcuno ne avesse voglia e tempo proprio da un confronto tra don Camillo e Don Matteo potrà rendersi conto del baratro in cui ci siamo da tempo cacciati.

Ariodante Roberto Petacco