
Il comune lunigianese è entrato nel perimetro del Parco 12 anni fa sotto la guida di Gianfranco Lazzeroni. Il sindaco Marconi riflette oggi sulla situazione “c’è bisogno di tutelare i produttori e la circolarità economica per dare slancio alla Lunigiana”

Era l’8 settembre del 2008 quando il consiglio comunale di Bagnone deliberava l’adesione al parco Nazionale dell’Appennino Tosco – Emiliano, con il sindaco di allora, Gianfranco Lazzeroni. Fu proprio il primo cittadino a sottolineare, con convinzione, che il compito di un Comune, in qualsiasi momento storico, non è solo il corretto mantenimento dell’esistente, ma anche, e soprattutto, l’importanza di programmi territoriali ampi, di collaborazione tra le Istituzioni per l’impiego delle risorse per limitare l’emigrazione dei giovani e la marginalizzazione del reddito da lavoro produttivo. “Per questo, disse il sindaco Lazzeroni, abbiamo individuato nel Parco uno strumento indispensabile; la cornice all’interno della quale sviluppare le nostre iniziative per avere visibilità e ulteriori opportunità di decollo, sotto ogni punto di vista. Il nostro territorio è ricco di risorse ambientali e culturali su cui basare un vero progetto di rilancio. Questi i motivi principali per cui ci siamo attivati, continuando nel tempo, con percorsi ad hoc, partecipando a bandi ed ottenere contributi, senza incidere sulle spese personali dei cittadini”. Una lista di ristrutturazioni, a partire dall’ostello “La Stele” di Treschietto, dotandolo di ben 72 posti letto. Eppoi la Foresteria, ubicata nella ex Scuola elementare di Bagnone con altri 25 posti letto. Non sono stati trascurati i servizi socio – sanitari, comprendenti le sedi “Fratres” e della Ven.le Misericordia. Grande attenzione alla viabilità con il recupero della sentieristica storica di valico (strada dei Tornini, via d’accesso al cuore del Parco, via Garbia, Baton, Guadine…) unendovi il recupero degli alpeggi, simboli essenziali della transumanza, legata alle radici agresti e pastorali dei nostri antenati: Fagianelli, Baton, Capanne di Compione, Matale … Un occhio di riguardo è stato rivolto alla valorizzazione dei siti archeologici. Insomma una grande sfida per guardare avanti, lungi dalla paura del nuovo.

Tutto ciò accadeva dodici anni fa. Ma qual è lo scenario targato 2020? Lo abbiamo chiesto all’attuale sindaco di Bagnone, Carletto Marconi. “Lo sappiamo tutti che viviamo in una fase di grandi incognite, preoccupazioni ed interrogativi, ha risposto Marconi, in attesa di tempi migliori non possiamo incrociare le braccia, né aspettare la manna dal cielo. Sul nostro territorio, senza scordare che l’otto giugno del 2015, a Parigi, L’Unesco ha accolto e dichiarato l’Appennino riserva Mab, sono aumentate le Aziende agricole, grazie alla presenza femminile, ai moderni mezzi agricoli, all’aumento delle superfici da coltivare e alla produttività dei terreni, ripuliti con passione ed atti a raccolti diversificati. Gli ostacoli fisici: pendenze, frane, smottamenti … e la lontananza dalle grandi linee di comunicazione costituiscono, sicuramente, un limite per la competitività. Ne consegue che solo coniugando produzioni di qualità e rispetto per l’ambiente, l’agricoltura e gli agriturismi, in larga espansione, potranno occupare un loro specifico spazio di mercato, oggi, molto sensibile all’offerta di prodotti certificati e garantiti per origine. Aziende che fanno del pascolo e del ricorso a razze rustiche il loro punto di forza, rinunciando l’utilizzo di mangimi ed integratori. è stato dato, ultimamente, grande impulso ad alcuni prodotti di “nicchia” come la cipolla di Treschietto e la castagna dei nostri boschi. Filiere complete che portano, sul mercato, prodotti finiti. Lo scorso anno, conclude Marconi, abbiamo avuto la gioia di ospitare vari gruppi di giovani, provenienti anche dall’estero, all’Ostello “la Stele”, così pure la foresteria ha accolto turisti entusiasti delle nostre bellezze, senza sottovalutare la bontà e la tipicità della gastronomia, alquanto apprezzata. Per aumentare occupazione lavorativa, di cui abbiamo estremo bisogno, occorre che le forze politiche si impegnino davvero con i dovuti finanziamenti. Per la tutela dei produttori e la circolarità economica che la Lunigiana aspetta da sempre”. Che dire, se non auspicare che ciò avvenga. Al più presto. Troppe persone vivono l’affanno e la sofferenza della disoccupazione. Una piaga sociale che non può assolutamente essere ignorata, o sottovalutata, da chi ha ruoli pubblici. Di parole siamo stanchi. Vorremmo, per il bene collettivo, fatti. Calati nei contesti in cui viviamo. Ivana Fornesi