
Acque agitate all’interno dell’amministrazione comunale di Filattiera

è esploso un terremoto politico a Filattiera, con la sindaca, Annalisa Folloni, che ha deciso di revocare tutte le deleghe, compresa quella di vicesindaco, a Giovanni Longinotti che comunque resta, seppur spogliato di tutte le sue funzioni, assessore della giunta. I motivi? Le voci si rincorrono lungo le vie del borgo filattierese con alcune possibili cause che però non vengono confermate direttamente dagli interessati. C’è chi sostiene che tutto sia partito da una presunta cena pubblica con alcune persone in pieno lockdown, a cui avrebbe partecipato l’ormai ex vicesindaco e che avrebbe fatto andare su tutte le furie la prima cittadina, la quale avrebbe preteso altra attenzione e rispetto delle disposizioni sanitarie da parte di un suo amministratore. Un’altra possibile motivazione l’ha evocata lo stesso Longinotti nel corso della seduta del consiglio che ha sancito la sua “parziale”, ma significativa, sfiducia da parte della sua sindaca: “Mi auguro e voglio credere che non sia una scelta collegata alla mia richiesta di verifica di presenze non giustificate in seconde case, nel periodo di lockdown, nell’ambito del nostro comune, per le quali mi riservo di compiere le opportune verifiche con gli strumenti e le modalità consentite dalle leggi”. Ma c’è anche l’ipotesi, suggerita dallo stesso Longinotti, da noi contattato, che le spiegazioni siano invece tutte politiche: “Forse qualcuno voleva la mia testa per far posto ad altri” ed il quadro politico filattierese attuale troverebbe nel Partito Democratico il perfetto colpevole dopo che, con il passaggio dell’altro assessore comunale, Massimiliano Zani, dal Pd ad Italia Viva, i Democratici avevano perso il loro uomo di riferimento all’interno della giunta. Ma ovviamente sono tutte ipotesi che non hanno il conforto di prove concrete.

Intanto, cerca di buttare acqua sul fuoco la sindaca Annalisa Folloni che, come un placido Yin si contrappone al furioso Yang di Longinotti decisamente indispettito per la scelta della prima cittadina. “Ho deciso di ritirare le deleghe a Longinotti e momentaneamente di assumerle personalmente per valutare con la dovuta calma se vi siano stati, durante la fase del lockdown, atteggiamenti non corretti”. Così la sindaca, che assicura che questa “non è assolutamente una crisi politica. Anzi, è un modo per garantire la serenità dell’azione della nostra amministrazione in questa fase molto delicata che vede in cantiere numerose attività”. Alla domanda se c’è già una tempistica ed un nome a cui affidare le deleghe revocate, la sindaca temporeggia: “C’è bisogno di calma e di riflessione. Comunque mi auguro che si possa risanare la situazione”.

Parole accomodanti ma che al momento non placano un Longinotti davvero amareggiato per quanto accaduto e che pare vivere la vicenda come una vera e propria ‘ingratitudine’ personale: “Per tre legislature consecutive sono entrato in consiglio come primo degli eletti. E il mio apporto è stato senza dubbio fondamentale per la sindaca Folloni, sia per il suo primo insediamento che per la sua riconferma”. Ora la sindaca, sostiene Longinotti, “sta adottando un metodo autocratico e autoreferenziale. Mi accusa di presunte mancanze durante il periodo di massima allerta per il Covid-19? Io ribatto sostenendo che è lei a non avere una visione d’insieme, attuando solo una politica repressiva senza alcuna idea per lo sviluppo ed il rilancio del Comune”. E a titolo esemplificativo cita quanto successo nel corso dell’ultimo consiglio – “nel corso del quale, tra parentesi, si è approvato una variazione di bilancio su cui mi sono dovuto astenere perché non mi era stato fornita la documentazione” – in cui si è discusso della rinegoziazione dei mutui con la Cassa depositi e prestiti che ha permesso un risparmio per le casse comunali di 36 mila euro, con Longinotti che ha proposto, con un emendamento, di utilizzarli, anche in parte, come “aiuto a commercianti e dipendenti mettendo come parametro le perdite di introiti rispetto al 2019. Ecco, la sindaca ha deciso, arbitrariamente, di non mettere questa proposta nemmeno al voto perché ‘troppo tecnica’ e di difficile attuazione”. Comunque Longinotti per ora non esce dalla maggioranza: “Il mio obiettivo è solo il bene di Filattiera e questo mi sprona a fare il mio lavoro con sempre maggiore impegno”. (Riccardo Sordi)
Lucchetti “crisi annunciata. Ora la parola ai cittadini”
In mezzo a questo bailamme come si è posta l’opposizione? Al momento del consiglio si è alzato un assordante silenzio dai banchi della minoranza che non ha approfittato della situazione per entrare a gamba tesa sulle evidenti tensioni della maggioranza. Ci prova oggi il consigliere Federico Lucchetti a recuperare l’occasione perduta con un comunicato stampa in cui sottolinea che la crisi era “annunciata”. Infatti, “l’accordo forzoso trovato tra le mille anime del centrosinistra alla vigilia delle ultime elezioni comunali era parso a tutti fin da subito molto fragile ed unicamente funzionale a mantenere il governo di Filattiera. Erano mesi che si registravano forti tensioni all’interno della giunta, tali anche da frenare la fluidità dell’azione amministrativa, culminate poi nella mancanza di fiducia (come si apprende dal decreto sindacale) tra il sindaco e il suo vice”. Tutto questo, evidenzia Lucchetti, rende chiaro come “non sia possibile per la maggioranza, al di là dei numeri, fare finta di niente e proseguire come se nulla fosse accaduto”. In questo contesto, fa diretto riferimento ad un possibile ritorno alle urne: “Non sarebbe politicamente dignitoso per nessuno dei due ‘contendenti’ e sarebbe irrispettoso nei confronti della popolazione di Filattiera, che ha il diritto di tornare ad esprimersi, anche alla luce di questi fatti, per scegliere un sindaco che sia sostenuto da una maggioranza consiliare unita negli obiettivi da perseguire per il bene comune e non tenuta insieme, come avvenuto, da contingenti esigenze elettorali destinate a far deflagrare ogni accordo al primo litigio”. (r.s.)