
Anche al Liceo Classico “Mons. Marco Mori”, docenti e studenti impegnati con la didattica a distanza

La storia è gloriosa. Quello che oggi è denominato Liceo Classico Vescovile “Mons. Marco Mori”, infatti, svolge il suo compito di avviare gli adolescenti agli studi classici dall’ormai lontano 1814, in corrispondenza dell’apertura del Seminario vescovile della diocesi di Pontremoli eretta pochi anni prima, nel 1787. Al tempo la Toscana era governata dal Granduca Pietro Leopoldo che, negli anni precedenti, aveva preparato il terreno costituendo Pontremoli “città nobile” e dotandola di rendite destinate, in prospettiva, al mantenimento del Seminario e del Vescovo. La nomina del primo vescovo e quindi l’avvio vero e proprio della diocesi furono poi ritardate da una diatriba in punta di teologia tra lo stesso Granduca e il Papa Pio VI, risolta, sotto il figlio e successore Ferdinando III, con l’elezione di Girolamo Pavesi il 4 luglio 1797. Di fatto, è solo nel 1814 che viene aperto il Seminario diocesano e, con esso, il corso di studi liceali che, secondo le indicazioni leopoldine, fin dall’inizio fu reso accessibile non solo ai seminaristi ma anche ai giovani studenti “laici”. Altre date significative sono quelle che coincidono con il titolo di istituto legalmente riconosciuto (una prima classe nel 1939 e il completamento tra 1949 e 1950) e quello, molto più recente, di scuola paritaria, ottenuto nel 2000. Una storia, quindi, di cui andare orgogliosi, riconosce l’attuale dirigente scolastico, mons. Antonio Costantino Pietrocola, ma che spinge a guardare al presente e, soprattutto, al futuro perché non venga meno una presenza di tutto rilievo nel panorama culturale cittadino e diocesano. Anche il Liceo Vescovile, riconosce il dirigente, ha subito i contraccolpi registrati da tutte le attività a causa della pandemia da Covid-19. Chiusi i locali scolastici di piazza S. Francesco; sospeso, quindi, lo svolgimento abituale delle lezioni, quello che prevede la presenza fisica in classe degli studenti, in questi mesi è restata aperta la sola segreteria, che però riceve solo per pratiche urgenti e su appuntamento, rispettando le dovute misure di prevenzione. Non è stata sospesa, invece, l’attività didattica, naturalmente svolta on line, a distanza, dai 13 docenti nei confronti dei 59 alunni attualmente iscritti. L’impegno degli insegnanti ha permesso di portare avanti regolarmente il programma, al punto che si sono potuti svolgere, sempre a distanza, gli scrutini del secondo trimestre con buoni risultati.

Il merito va dato, riconosce mons. Costantino, anche alle ragazze e ai ragazzi che hanno preso seriamente l’impegno di continuare a studiare in condizioni del tutto nuove e che avrebbero potuto spingerli ad un pericoloso disimpegno. La scuola, perciò, tiene a precisare il dirigente scolastico, è aperta e funzionante a tutti gli effetti e si appresta ad accogliere le indicazioni che verranno dal Ministero per la conclusione dell’anno scolastico. Intanto, si sa già che l’esame di maturità si svolgerà a partire dal 17 di giugno, con una commissione composta da sei membri interni (già individuati) e da un presidente esterno. La chiusura dell’attività scolastica è restata fissata per il 10 dello stesso mese. Mons. Antonio Costantino Pietrocola non si sottrae ad una riflessione sulla situazione economica della scuola. Un tasto dolente ormai da diversi anni, legato anche ai cambiamenti che sono intervenuti sia nella gestione dell’istituto che nel reclutamento degli insegnanti. Questi ultimi, una volta quasi in toto sacerdoti, sono ora “laici”, muniti del titolo di studio previsto per l’insegnamento delle diverse discipline, assunti in base al contratto AGIDAE (Associazione Gestori Istituti Dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica), con gli oneri previsti dal punto di vista previdenziale. La retta di 2.500 euro all’anno, precisa, è la più bassa a livello nazionale in questo tipo di scuola, proprio per mantener fede all’idea che il Liceo Vescovile non risulti essere una “scuola per ricchi”. Di fatto, in caso di comprovate situazioni economiche, l’istituto concede riduzioni totali o parziali della retta. In particolare, dal 2000 pochi o inesistenti sono stati i contributi da parte dello Stato e solo il sostegno economico della diocesi ha permesso di giungere a pareggiare il bilancio. In mancanza d’altro, il dirigente ritiene che potrebbero giungere alle scuole paritarie almeno le quote di tasse che le famiglie pagano e che confluiscono nel finanziamento della scuola statale, visto che gli studenti che frequentano istituti paritari non gravano su quel bilancio. Al momento, nemmeno in presenza di questa crisi legata alla pandemia risultano decisi né messi in cantiere interventi di sostegno alle scuole paritarie. Nonostante questo, mons. Costantino confida che la storia del Liceo Vescovile possa continuare a progredire perché, dice, è parte integrante dell’attività pastorale della diocesi e una sua chiusura peserebbe in modo negativo sul panorama culturale cittadino e diocesano. a.r.