Sull’ospedale di Fivizzano la parola passa alla Regione

Un ampio dibattito ha caratterizzato la tre giorni di consiglio comunale

Un momento della fiaccolata in difesa dell'ospedale di Fivizzano con vari amministratori locali
Un momento della fiaccolata in difesa dell’ospedale di Fivizzano con vari amministratori locali

Si è conclusa con oltre 500 persone (compresi gruppi di pinguini e sardine, unici a sventolare bandiere insieme alla Lega) in corteo-fiaccolata (da piazza Medicea all’ospedale) la tre giorni dedicata alle problematiche dei servizi sanitari nella Lunigiana Orientale. L’ospedale Sant’Antonio Abate di Fivizzano continuerà ad operare in modo da rispondere adeguatamente ai bisogni primari dei suoi abitanti? In quale tipo di organizzazione ospedaliera deve essere collocato, avendo come riferimento territoriale la Lunigiana, ma anche la Provincia? Sono stati questi i temi trattati nei Consigli comunali mattutini e pomeridiani, tenutisi da giovedì 13 a sabato 15 e aperti al contributo di tutti, da parte di coloro che si sono succeduti al microfono: amministratori comunali lunigianesi, consiglieri regionali di diversa appartenenza, parlamentari, sindacalisti, medici, rappresentanti di associazioni di volontariato, semplici cittadini. C’è stato anche chi, come il dottor Manici, ora in pensione, mettendo a confronto il presente col passato e ricordando la situazione del reparto di Pneumologia di un tempo non molto lontano, si è chiesto ed ha chiesto perché sia stato via via smantellato, quando offriva prestazioni che richiamavano pazienti da tutta la provincia ed anche dalla Liguria e dall’Emilia. Solo un esempio, ma se ne potrebbero fare altri. Eppure è da richiami di alta qualità terapeutica, quale garantiva la Pneumologia fivizzanese, che può dipendere la sopravvivenza di un piccolo ospedale. Questa funzione oggi potrebbe esercitarla il polo riabilitativo incentrato sulla Don Gnocchi, ma non è stato dato seguito a quanto previsto nei Patti territoriali, spesso richiamati nei vari interventi, per quanto non realizzato.

L'ospedale di Fivizzano
L’ospedale di Fivizzano

Dà fastidio, però, parlare di sopravvivenza, se riferita ad un ospedale; fa pensare al “tirare a campare”, a terapie di fine vita, in vista del decesso. Le persone, invece, desidererebbero avere delle certezze, ad esempio, come è stato sottolineato, sull’organizzazione dell’emergenza–urgenza in un territorio complicato e disagiato come quello di Fivizzano e Casola, pur assistito da ammirevoli associazioni di volontariato. Si sono sentite opportune riflessioni sulla necessità di dedicare un occhio di riguardo al reparto di Medicina ed a i servizi ad essa correlati, considerati i bisogni di una popolazione sempre più anziana, senza trascurare i diversi ambulatori di diagnostica, in questi ultimi tempi assai carenti, specialmente quelli di ortopedia. Insomma tanti problemi, quante le esigenze della popolazione. Non è stata risparmiata dalle critiche neppure l’organizzazione amministrativa: l’ASL Nord Ovest o “aslona pluriprovinciale” è giudicata troppo lontana dai cittadini, dalla percezione delle difficoltà del territorio. Lo stesso presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, ha dichiarato che sarebbe opportuno un ritorno al passato, a dimensioni provinciali. Riteniamo che sarà dura ritornare indietro e vien fatto di pensare a quando la sanità lunigianese era governata dai Comitati di Gestione, che si riunivano settimanalmente a Fivizzano. Ci furono inutili manifestazioni di piazza, quando furono aboliti e sostituiti dalle Asl provinciali. E a proposito di manifestazioni è stata ricordata, dal dott. Loris Duranti, quella clamorosa del 1969, che culminò in blocchi stradali e ferroviari e che portò in tribunale decine di persone colpevoli di interruzione di pubblici servizi. Anche allora era in discussione la sorte dell’ospedale. Non sarà il caso che chi di dovere si metta a studiare la questione sanitaria e la organizzi in modo tale da garantire gli utenti sulla qualità e sulla continuità dei servizi offerti, in una logica locale e comprensoriale? Bene ha fatto il sindaco Gianluigi Giannetti a richiamare con forza l’attenzione generale su questi problemi, che sono fondamentali anche per una ripresa dei piccoli paesi. È infatti inutile continuare a parlare di lotta allo spopolamento se mancano i servizi essenziali, tra i quali quelli sanitari occupano il primo posto. La Regione batta un colpo.

Andreino Fabiani