
Aggiornamento sulla situazione: 90 gli edifici colpiti, 20 ancora inagibili. In totale 7 milioni di euro di danni, 5,3 già spesi: la metà finanziati dall’8xmille

Dopo gli eventi sismici del 2012 e del 2013, le numerose ferite agli edifici sacri continuano a farsi sentire, soprattutto per le singole comunità, che da sempre hanno nelle chiese, nelle cappelle, negli oratori o nelle canoniche dei paesi un punto di riferimento importante. È l’Ufficio per i Beni Culturali e l’Arte Sacra della Diocesi che aggiorna costantemente la lista degli interventi eseguiti e quelli da mettere in preventivo, per chiudere in modo definitivo le situazioni aperte dal terremoto, ormai oltre 7 anni fa.
A livello generale l’importo totale dei lavori ammonta a 5 milioni e 305 mila euro, di cui quasi la metà vengono finanziati dai fondi dell’8xmille, vero “toccasana” in questa situazione di carenza di risorse, soprattutto dal settore pubblico. Gli altri “soggetti” contribuenti possono essere ricondotti alla Regione Toscana, alla Protezione civile, agli istituti bancari e al Commissario straordinario nominato per gestire l’emergenza.
Ma nonostante i tanti lavori già effettuati, sono molti ancora i cantieri aperti, soprattutto nella Lunigiana orientale.

Per quanto riguarda il territorio di Casola in Lunigiana, l’oratorio di Ugliancaldo e la chiesa di santa Felicita necessitano ancora di lavori, che però sono in corso d’opera.
Così come nel Comune di Fivizzano, ci sono la chiesa di Alebbio, la millenaria Pieve di Viano, la chiesa e la canonica di Mommio, la canonica di Monte dei Bianchi, la chiesa di Tenerano e la chiesa di Collegnago: inoltre, riguardo a questa zona, la riapertura della chiesa di Ceserano è imminente, perché avverrà il prossimo 24 novembre con la presenza del vescovo Giovanni.
Andando nella Lunigiana occidentale, nel Comune di Mulazzo rimane ancora da ultimare la chiesa di san Lorenzo a Gavedo, così come nel Comune di Fosdinovo sono in corso i lavori all’oratorio di Pulica e all’oratorio di san Giovanni a Massa.
È ancora lunga però la lista delle realtà dichiarate inagibili, totalmente o parzialmente, e quindi inibite al culto e all’accesso. Solo per citarne alcune, la chiesa di san Martino a Luscignano, le canoniche di Reusa, Regnano e Casciana Petrosa, oppure sul versante fivizzanese la chiesa di Cerignano, la chiesa di Cotto, la chiesa di Debicò, le canoniche di Pognana, Sassalbo e Moncigoli.
Ma anche in altre zone della Diocesi ci sono edifici ancora inagibili, come la Pieve di san Martino a Castevoli nel Comune di Mulazzo, la chiesa di san Gemignano a Irola nel Comune di Villafranca, mentre nel Comune di Zeri c’è la chiesa di Rossano.
Anche nel Comune di Massa ci sono edifici in questa situazione: si tratta dell’oratorio di S. Croce a Pariana e dell’oratorio di santa Lucia a Borgo del Ponte.
Per fare il punto della situazione, rispetto ai 90 edifici ecclesiastici coinvolti direttamente dal sisma, oggi una ventina circa risultano ancora inagibili, costringendo in alcuni casi la popolazione a celebrare i momenti più importanti della vita religiosa in luoghi di fortuna o spostarsi altrove per funerali, matrimoni e momenti dove si radunano più persone.
Per quanto riguarda il recupero di questi edifici ancora chiusi, a detta di don Luca Franceschini, direttore dell’Ufficio Beni Culturali, risulta difficile quantificarlo in termini di tempo, anche se gli interventi più importanti sono stati eseguiti. In generale poi resta il problema di alcuni edifici non strettamente necessari al culto, ma comunque utilizzabili e significativi dal punto di vista storico e artistico che avrebbero necessità di interventi di consolidamento e restauro.
Ricordiamo infine, che all’indomani del terremoto, la Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli, tramite gli uffici competenti, si è mossa tempestivamente per una quantificazione dei danni subiti, che sono stati stimati in quasi 7 milioni di euro, e per la progettazione di interventi di messa in sicurezza e di restauro degli edifici sacri.
Elemento fondamentale risulta ancora oggi la raccolta dei fondi e l’individuazione dei finanziamenti; è noto che lo stesso vescovo Giovanni si è fatto promotore di una iniziativa denominata “Le Pietre Sacre” (www.lepietresacre.it), costituendo una onlus per dare a questi luoghi la possibilità di tornare ad essere punto di riferimento per le comunità cristiane sul territorio e recuperare il patrimonio culturale e artistico danneggiato. (df)