
In provincia è crisi per il commercio al dettaglio, ma anche per la grande distribuzione. I negozi chiamati alla prova della riconversione digitale
Un tessuto economico in trasformazione: questa è la fotografia scattata dalla Camera di Commercio nel suo Rapporto sull’economia di Massa Carrara del 2018, presentato lo scorso 4 luglio. Una trasformazione, quella rilevata dai ricercatori dell’ente camerale, ben visibile anche agli occhi meno esperti, nel campo del commercio, cui è stato dedicato un ampio forum tematico, che parla di 407 attività di commercio al dettaglio in meno in 8 anni sul territorio provinciale: 150 in meno a Carrara, altrettante in Lunigiana, le altre a Massa. Si tratta di una diminuzione percentuale (-12%) quasi doppia rispetto a quella regionale (-6,4%), forse anche a causa di una parcellizzazione dell’offerta commerciale ancora molto spiccata: ogni 10 mila residenti si registrano 222 strutture commerciali contro le 189 della Toscana e 94 attività di somministrazione contro le 82 della regione. La provincia apuana primeggia, nel panorama toscano, per una maggiore presenza relativa di rivenditori di generi alimentari (57 ogni 10 mila abitanti contro i 47 in Toscana), ma soprattutto per i generi legati alla moda (72 contro 55) e per la presenza di ambulanti (61 contro 38). Fin qui i numeri relativi alle attività, che ci dicono anche come, tra i grandi centri della provincia, Aulla ha perso dal 2010 il 13,7% dei suoi negozi al dettaglio in sede fissa, Carrara il 13%, Massa l’8%, il resto della provincia, complessivamente, il 15%. Ma è il volume degli affari che presenta i dati più significativi: secondo un’indagine dell’Istituto Studi e Ricerche (ISR) della Camera di Commercio, nel 2018 il fatturato totale del commercio al dettaglio ha subito una diminuzione del 3%, affiancata da una riduzione del 7,2% dell’occupazione: una dinamica che non risparmia nessuno, tra settori, tipologie distributive e zone di riferimento. La situazione peggiore, sotto il profilo del volume d’affari, riguarda il settore alimentare (-6,9%) e la piccola distribuzione (-7,1%), quest’ultima in negativo anche nel 2017 (-5,1%) e nel 2016 (-3,5%). La novità del 2018 è che anche la medio-grande distribuzione inizia a soffrire: in contrazione sia i ricavi (-2,6%) sia, di conseguenza, l’occupazione (-6%).

Due sono i fattori individuati come cause di una evidente crisi del commercio: da un lato le debolezze della domanda, dall’altro la rivoluzione digitale: l’indagine dell’ISR presso gli operatori mostra come tra di essi sia cresciuta, nel 2018 rispetto al 2017, la percezione che ad influire negativamente sulla propria attività siano i centri commerciali e il commercio elettronico. Per competere con l’on line, le piccole imprese hanno aumentato sensibilmente nel 2018 attività di promozione e campagne di fidelizzazione: più di 7 imprese su 10 hanno fatto almeno una campagna promozionale sui social nel corso del 2018, quasi il 70% sta ricercando prodotti “di nicchia” e il 45% ha sia attivato promozioni riservate ai propri clienti. Si tratta di numeri in sensibile crescita rispetto al 2017, suffragati anche da maggiori investimenti registrati sulle sponsorizzazioni, sulle pubblicità e in generale sui processi di digitalizzazione e presenza on line, con il 18% delle piccole attività commerciali locali che sta mettendo in atto azioni per la realizzazione di un portale di e-commerce. Insomma, una vera rivoluzione copernicana è in corso: nel 2019 in Italia il commercio elettronico aumenterà ancora del 15%, con un aumento complessivo di oltre il 500% nel decennio 2009-2019, secondo una ricerca del Politecnico di Milano. Di fronte a questo scenario l’ente camerale indica come pista di azione l’affiancamento della vendita on online all’attività di vendita tradizionale (“commercio multicanale”, su cui la nostra provincia è ancora indietro). Si tratta di una conversione che richiede forze giovani – le più attrezzate per muoversi nel mondo digitale – e un ripensamento del profilo dell’operatore, da commerciante “vecchia maniera” a vero e proprio imprenditore. (Davide Tondani)