
I sindacati e l’on.le Ferri chiedono al Ministero di tornare sulla decisione di chiudere la sezione pontremolese

Dallo scorso 15 novembre chi si reca alla sede dell’archivio di Stato di Pontremoli, nel convento della Ss. Annunziata, si trova di fronte una inattesa, e sgradita, sorpresa: la sede risulta chiusa. Sulla bacheca all’interno del chiostro è stato inserito un laconico messaggio: “La sezione di Pontremoli è temporaneamente chiusa”. Nessuna ulteriore indicazione, né sulle motivazioni né sulla tempistica, se non quella di rivolgersi alla sede centrale di Massa, presso la quale, dallo scorso 3 dicembre, sono stati trasferiti anche i quattro dipendenti che operavano presso la sezione pontremolese. Due provvedimenti adottati, quello della chiusura della sezione e dello spostamento dei dipendenti, dal direttore dell’Archivio di Stato di Massa, Biagio Ramezzano, che in realtà è direttore ad interim, visto che ha rassegnato le dimissioni il 14 novembre, ovvero un giorno prima di procedere con la disposizione di chiusura della sede. Atto quantomeno singolare ma che comunque risponde ai rilievi sulla sicurezza inviati il 6 novembre dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, al fine di tutelare il personale in servizio. Insomma, secondo quanto ravvisato dai Vigili del Fuoco, la struttura non avrebbe l’adeguata documentazione per quanto concerne le norme antincendio. Restano, certo, delle perplessità su di una chiusura così repentina (si può dire che molti edifici si trovino in situazioni similari a quella della sezione pontremolese tra le quali, a quanto sembrerebbe, la stessa sede centrale dell’archivio di Massa) oltretutto operata da un direttore ad interim. Una manovra che potrebbe far intravvedere la volontà, in pieno stile burocratico italiano, di chiudere temporaneamente per poi non riaprire mai più.

Intanto sono scesi sul piede di guerra i sindacati confederati provinciali Cgil, Cisl e Uil, che hanno proclamato lo stato di agitazione evidenziando che “la città di Pontremoli e tutta la Lunigiana viene privata di un importante servizio e che il personale è stato trasferito d’imperio a oltre 60 chilometri da casa dei lavoratori” e chiedono “quali iniziative l’Amministrazione abbia messo in campo per garantire il servizio presso la sede di Pontremoli ed evitare di disporre quasi immediatamente la sospensione del servizio”. A ciò si aggiungono le perplessità sul fatto che “un direttore che non ricopre ruolo dirigenziale, per di più dimissionario, possa in autonomia decretare la chiusura di un istituto del Ministero”. I sindacati chiedono ora al Prefetto di “sospendere il trasferimento del personale a Massa e di garantire la funzionalità dei due uffici”. Se il Prefetto non troverà una soluzione, “dopo lo stato di agitazione ci sarà lo sciopero”. Sulla vicenda è intervenuto anche l’onorevole Cosimo Ferri, il quale ha depositato un’interrogazione per avere dal Ministro una risposta al perché della “chiusura completa della sede di Pontremoli dell’Archivio di Stato e il trasferimento del personale nella sede di Massa… un grave danno per Pontremoli, per i lavoratori e per le loro famiglie”. Il parlamentare chiede anche perché “si sia avuto un operato così lacunoso, nonostante i problemi della sede di Pontremoli fossero noti da tempo, con richieste già inviate nel 2017 alla sovrintendenza di Lucca e al Ministero, volte a ottenere perizie, progetti di adeguamento e relativi finanziamenti. È fondamentale riaprire la sede di Pontremoli che, oltre ad essere sede di pregio che ospita numerose iniziative culturali come da vocazione istituzionale, dal 2014 conserva anche gli atti delle sezioni di tribunale di Carrara e Pontremoli, chiuse, e tutta la loro documentazione fino al 2008”. (r.s.)