
Il 3 agosto 1928 la straordinaria esperienza mistica dell’insegnante spezzina un anno fa proclamata beata
Il prossimo 3 agosto cade il novantesimo anniversario della incredibile vicenda che segnò la vita di Itala Mela, l’insegnante spezzina che il 10 giugno dello scorso anno, con solenne cerimonia effettuata alla Spezia, per la prima volta lontano da Piazza San Pietro, fu proclamata “beata”.
L’episodio iniziale della missione che avrebbe segnato il suo futuro avvenne in Pontremoli, nella chiesa di San Francesco, dal 1913 parrocchiale dei SS. Giovanni e Colombano, dove la Mela, di ritorno da una visita ad Albareto alla carissima amica Angela Gotelli, anche grazie alla quale aveva affrontato e risolto i tanti problemi di fede che ne avevano segnato la giovinezza, si era fermata per avere un colloquio con il suo padre spirituale, don Annibale Corradini, e per confessarsi.
L’evento è noto soprattutto per il racconto che la stessa Itala Mela ne farà nelle sue memorie, ma altre voci sono rimbalzate nel tempo, a confermare la difficoltà che la giovane docente dovette incontrare prima che la sua missione potesse essere compresa ed assecondata. Nell’intenso dialogo con il sacerdote, svoltosi nel confessionale posto all’inizio della navatella destra della chiesa, in cui, racconta, ”sottoposi la presenza sensibile della Trinità nella mia anima” al suo costernato interlocutore, emerse per la prima volta il tema della “inabitazione della Trinità”.
Il sacerdote reagì in modo drastico e, seppure con tatto cercasse di spiegarle che il privilegio di una “tale grazia era negata ad anime più fedeli” di lei, non avvertì quanto stava accadendo alla giovane che, proseguendo nel racconto, mentre le parole del sacerdote sfumavano, scrive: “io fui investita da una vivida luce interiore, che partì come un raggio dal Tabernacolo e in tale luce mi fu comunicato: ’Tu la farai conoscere!’”.
L’eccezionalità dell’evento, che rese ancora più ostile l’atteggiamento del sacerdote, turbato dal suo comportamento apparentemente ingiustificato, la indusse in un primo momento a negare l’evidenza, imponendosi di respingere la chiamata.
Ma fu sufficiente percorrere in tutta fretta la strada che la separava dalla stazione ferroviaria di Pontremoli perché nel suo cuore maturasse ben altra intenzione, tanto che quasi inconsapevolmente si portò nella chiesa di San Pietro, prossima alla stazione, decisa, senza indugio, ad “offrire a Dio tutta la mia vita per il compimento del suo volere”.
Il messaggio divino si imprime nella sua mente e diventa un punto di riferimento per le sue scelte, avviando un percorso mistico che segnerà tutta la sua vita, dapprima nella volontà di dedicarsi alla vita monastica, poi, a causa di gravi motivi di salute che pregiudicheranno anche l’attività di docente, dalla ricerca della strada attraverso la quale potere realizzare la missione alla quale era stata chiamata.

La attende una vita non facile, in cui soprattutto i problemi di salute dettarono i tempi delle sue scelte. Ma il significato profondo della sua esperienza personale le permise di superare le tante difficoltà indotte anche dallo scoppio del secondo conflitto mondiale, in forza del quale poté trovare proprio in Lunigiana un rifugio ideale per proseguire nella sua opera di condivisione di un’esperienza mistica atta a trasmettere i sensi più profondi del suo rapporto con Dio, riconosciuto possibile per ciascuno come dimora ideale della Trinità divina. Non fu certo un impegno semplice proprio per la difficoltà che la sua intenzione potesse essere accettata appieno nei suoi significati più intimi e questo le permise di capire che proprio attraverso la sofferenza ed il suo sacrificio il valore della sua testimonianza finalmente sarebbe stato compreso.
Tutto questo è comunque emerso attraverso la beatificazione che ha dato il senso più pieno ad una missione spirituale oggi finalmente chiara.
E proprio oggi, a novant’anni dall’evento che diede il via ad un percorso così importante, ci resta la consapevolezza di potere godere di quanto ci è stato lasciato in eredità, ovvero la certezza che nella bella parrocchiale di Pontremoli la presenza divina si è manifestata fisicamente per lanciare un messaggio universale cui il presente sembra volersi negare, ma che conserva intatta tutta la sua attualità, specie in una società sempre meno consapevole dei valori spirituali su cui basare la vita, valori che, invece, per Itala Mela sono stati il presupposto per raggiungere la santità. (lb)