
Mons. Santucci esce dal procedimento penale della Procura di Massa nei confronti di Luca Morini
La scorsa settimana era in calendario la prima udienza del processo all’ex sacerdote Luca Morini, accusato dalla Procura di Massa di estorsione, sostituzione di persona e truffa; nel procedimento penale, come è noto, era stato rinviato a giudizio anche il nostro Vescovo Giovanni Santucci, per “tentata truffa e appropriazione indebita” e un altro ex prete, Emiliano Colombi, con l’accusa di riciclaggio.
Ebbene il Vescovo, in virtù della riforma della Giustizia, voluta dall’ex ministro Orlando, è stato dichiarato “non processabile” poiché per procedere nei suoi confronti sarebbe necessaria la querela delle “presunte” parti lese, ovvero la Diocesi stessa e la Cattolica Assicurazioni.
Ricordiamo che il Vescovo era accusato di aver consegnato all’allora don Luca Morini mille euro, prelevati dal fondo “pie Fondazioni Legati” e di aver segnalato alla Cattolica Assicurazioni l’aggravarsi delle condizioni di salute dell’ex parroco. Secondo la Procura tutto questo rappresentava una violazione della legge: “appropriazione indebita” e “tentata truffa”; per questo la stessa aveva proceduto d’ufficio, chiedendo il rinvio a giudizio di mons. Santucci.
Invece, ha fatto notare l’avvocato Adriano Martini, la nuova legge impone “l’impossibilità a procedere mancando la querela delle parti lese” e quindi di fatto mons. Santucci è “non processabile”.
Dunque il Vescovo esce dal processo, anche se per scrivere la definitiva parola “fine” si dovranno attendere i tempi tecnici, che si annunciano abbastanza lunghi. Resta però una punta di amarezza per come sono andate le cose.
“Il Vescovo infatti – ha riportato il legale – non è contento di questa risoluzione, che non dipende da noi, ma che ci impone la legge. Avrebbe preferito essere giudicato e dimostrare così la sua completa estraneità ai fatti”. Mons. Santucci – è bene non dimenticare – quando ha raccontato la sua versione, relativa a tutta la vicenda dell’ex sacerdote don Morini, ha spiegato le motivazioni del suo agire e la dettagliata infondatezza delle accuse nei suoi confronti.
E da lì, dai fatti, dalle norme che regolano i rapporti tra Stato e Santa Sede e quindi Chiesa italiana, e non dalle supposizioni o dai teoremi, si sarebbe mossa la difesa per smontare l’impianto accusatorio messo in piedi dalla Procura.
Giova ribadire che in questa storia, che a suo tempo si definì un “brutto pasticciaccio”, un ruolo non secondario l’hanno avuto i media che hanno ricamato sulle notizie, ricostruendo in modo funambolico la realtà, volendo vedere, a tutti costi, lati pruriginosi, presunti complotti e insabbiamenti. E così il processo, prima di essere avviato nei tribunali, era già stato celebrato sulle pagine dei quotidiani, anticipando sentenze di processi ancora tutti da svolgere e con gli imputati ancora a piede libero.
Come già avvenuto in tanti altri casi, ora resta il problema del fango che, anche sui social, è stato ingiustamente gettato a piene mani sulla figura del Vescovo, dipinto come una sorta di legittimatore occulto delle “violazioni” del Morini. Chi farà giustizia di tutto ciò?
(R.B.)