
Si è svolto un incontro per riflettere sul pellegrinaggio verso i luoghi meta della sacralità cristiana e per acquisire più consapevolezza di questa pratica

Il Convento dei Cappuccini a Pontremoli, ora senza frati, ha continuato la sua opera di misericordia corporale di alloggiare i pellegrini, anzi l’ha intensificata con la disponibilità di un buon gruppo di volontari, ben organizzati e generosi. L’edificio ben ristrutturato, ampio, contornato di spazi aperti bellissimi e ben tenuti, in questo anno giubilare della misericordia sta ospitando un numero sempre crescente di pellegrini, ben oltre 2.000 nel 2015, li alloggia, fornisce loro servizi e assistenza, informazioni per ogni bisogno. Domenica 10 aprile il curatore della chiesa, don Pietro Pratolongo, ha organizzato un incontro per riflettere sul pellegrinaggio verso i luoghi meta della sacralità cristiana e per acquisire consapevolezza maggiore della pratica e della spiritualità di questa faticosa forma di devozione. Don Pietro ha richiamato gli aspetti sostanziali del pellegrinaggio, itinerario fisico che conduce ad un percorso interiore di ricerca di sé, di approdo alla vetta, alla volta celeste. Per compierlo insorgeva la necessità di trovare strutture di accoglienza, soprattutto monasteri e chiese con deambulatorio, sostenute anche da confraternite di laici. Il primo gesto di accoglienza era lavare i piedi del pellegrino, per farlo sentire accolto in casa e per l’esigenza igienica di pulire la polvere e il sudore dell’andar a piedi. A Santiago di Compostela ancora oggi si ripete la ritualità del “bottafumeiro” che diffonde fumo d’incenso che doveva profumare il santuario anche dai cattivi odori dei viandanti. Paolo Lapi ha portato alcune notizie su Sant’Antonio abate col bastone e il campanello ai piedi e sul simbolo del labirinto. L’intervento di don Domenico Poeta, che si occupa di ospitalità, ha centrato la dimensione spirituale dei pellegrini: ne incontra tanti, non chiede loro se siano credenti o no; parlar con loro è come confessarli, capirne le aspirazioni, la ricerca di senso. Ha parlato anche un signore che si prende cura dei pellegrini a Ponte d’Arbia sulla via Francigena a sud di Siena, dentro una struttura piccola , ristrutturata dai volontari, che ora dispone di 22 posti letto ed è stata abbellita il più possibile perché nel bello si sta meglio. É intervenuto il sindaco Lucia Baracchini che ha sottolineato l’arricchimento spirituale e culturale, l’allargamento degli orizzonti mentali che possono dare i pellegrini alla nostra comunità. Il presidente del Gruppo missionario Padre Daniele, Gianfilippo Mastroviti, ha ringraziato il Comune e ogni sostenitore e ha ricordato la preziosità dell’aiuto del gruppo missionario, speciale e indispensabile quello delle “pie donne”, come ormai si è soliti chiamare tante signore piene di zelo e gentilezza e anche di abilità in cucina: il ghiotto e raffinato “apericena” che ha concluso il pomeriggio lo dimostrava al massimo.