
Convegno a Mulazzo in cui si è parlato dell’impianto presente ad Arpiola e delle sue nuove progettualità

“Un modo per valorizzare e rinnovare il territorio, per diminuire gli sprechi mantenendo allo stesso tempo inalterata la qualità dei servizi”. Insomma secondo il sindaco di Mulazzo, Claudio Novoa, non c’è alcun dubbio, l’impianto a biomasse che si trova ad Arpiola rappresenta una vera e propria ricchezza per il territorio, tanto da ritenere che possa stimolare il rilancio del comprensorio. E il convegno che si è tenuto all’interno del palazzo Comunale di Mulazzo ne è un lampante esempio sin dal titolo: “La valorizzazione della risorsa del legno. Un’opportunità per il rilancio di un territorio, l’esperienza dell’impianto di cogenerazione di Mulazzo”. Un incontro in cui si è parlato della struttura che è presente sul territorio dal 2012, gestita dalla società Montefo; il primo e al momento unico impianto attivo in Provincia (costato circa 2 milioni di euro: 600mila da finanziamenti regionali, il resto a carico della società) anche se in questi anni non ha funzionato in maniera continuativa (per problemi di gestione societaria) e che ha dovuto convivere con i malumori della popolazione locale, comunque riferiti ad alcuni anni fa.

Oggi l’impianto si presenta ammodernato e più funzionale ed il primo cittadino parla apertamente di un’iniziativa pienamente riuscita che permette al Comune di risparmiare 100 mila euro l’anno tra contributi e minori costi per il riscaldamento, “soldi che possiamo utilizzare per altri servizi per i cittadini”. Con il calore che viene realizzato nell’impianto a biomasse il Comune scalda il palazzo Comunale in cui si è svolto l’incontro, le scuole Elementari e Medie, la palestra e il centro sociale e ricreativo. Ma, come detto, questo è un impianto di cogenerazione: oltre a generare calore, la struttura produce anche energia elettrica che l’azienda vende al distributore nazionale. Più nel dettaglio dell’impianto è entrato l’ingegnere Lelio Pellegrini, responsabile commerciale dell’azienda Montefo, che ha evidenziato come si tratti di una struttura di piccole dimensioni con due generatori da 125 kW elettrici e 230 kW termici (per fare un raffronto il progetto di Novoleto era di 999 kw).

L’impianto viene alimentato con cippato prodotto all’interno della struttura. Il legname, conferito da sedici aziende del territorio entro un’area di 30 km dalla struttura stessa, viene lavorato fino a realizzare del cippato di grandezza uniforme, quindi viene viene fatto “asciugare” approfittando del calore dell’impianto fino a ottenere un livello di umidità pari a circa l’8%. Questo permette di ottimizzare la resa del cippato ed anche di limitare le emissioni dannose che, secondo l’architetto Alessandro Tirinnanzi dell’università di Firenze, sono ben al di sotto delle norme di legge: “l’impianto inquina meno di un’automobile”. Sono stati poi presentati due “progetti per il futuro” per utilizzare al meglio il calore prodotto. Il primo, che dovrebbe essere completato tra circa un mese, prevede la realizzazione di un’area di essiccazione dove far asciugare la legna da ardere facendole ottenere il giusto grado di umidità (circa il 15%) anche durante il periodo invernale. Il secondo progetto prevede la realizzazione di un parco acquatico con una piscina e un impianto con l’acqua calda. Tutto bene? Sulla carta ovviamente sì, certo bisogna comunque mantenere alta l’attenzione (la politica in primis ma anche i cittadini) sul materiale che viene utilizzato e sulla reale portata della filiera: tanto più è corta, tanto migliore risulta il profilo della convenienza economica ed ambientale. (r.s.)