Fivizzano: l’impegno delle popolazioni e l’attenzione delle istituzioni

Chiese da recuperare, uffici da salvaguardare, strade da aprire o migliorare

La facciata della Chiesa di San Terenzo Monti
La facciata della Chiesa di San Terenzo Monti

Sono ammirevoli le popolazioni delle nostre vallate, abituate a lottare da sempre: un tempo per mettere insieme “il pranzo con la cena”, negli ultimi decenni, più volte, per riparare i danni causati dagli eventi naturali, in particolare dai terremoti, ma ancor di più per fronteggiare quelli provocati dagli uomini stessi. Gli abitanti di San Terenzo Monti ne sono un esempio, essendo riusciti a risollevarsi dalle sofferenze e a ridare un senso possibile alla loro vita anche dopo le tragedie dell’agosto 1944. Figurarsi se potevano non rimboccarsi le maniche per sanare le ferite inferte alla loro preziosa chiesa dal terremoto del 2013. Si sono tassati, hanno organizzato eventi per raccogliere fondi e recentemente hanno annunciato di aver saldato i conti di circa 28mila euro con le ditte che hanno eseguito i lavori di restauro e di messa in sicurezza. Nulla, però, hanno potuto, purtroppo, contro i “capricci della linea telefonica”, che, alcuni giorni fa, hanno impedito qualsiasi operazione al computer dell’ufficio postale, già funzionante col lumicino: è aperto solo il martedì e anche il venerdì nella settimana del pagamento delle pensioni. L’interruzione del servizio si è verificata per due settimane successive, creando non pochi disagi agli utenti, per “viaggi a vuoto” anche da altri paesi o per dover ricorrere ad altri uffici, non vicini. E pensare che una quindicina di anni fa quell’ufficio era in testa alla classifica provinciale per la “qualità del servizio reso ai cittadini e per il budget degli uffici polivalenti”.

Sul passo indietro sicuramente ha influito il dato demografico, oggi di gran lunga inferiore a quello del 2003; nel caso specifico, poi, si può anche pensare ad un incidente casuale, ad un guasto imprevedibile, ma l’accaduto invoglia a fare altre considerazioni, inquadrate in un contesto territoriale più ampio. A Ceserano, ad esempio, l’antica e artistica chiesa dedicata a San Bartolomeo è chiusa da 5 anni per i danni del terremoto. Dal 1400 ad oggi ne ha superato di ostacoli dovuti ad eventi calamitosi o alla guerra: in prossimità del Natale del 1944 un raid aereo, quella volta degli alleati, distrusse gran parte della canonica e uccise il viceparroco don Alberto Battilocchi. Ora, però, non si riesce a disporre delle risorse necessarie a renderla agibile e gli abitanti vorrebbero ritornare lì per le funzioni religiose, anche se il conte Nino Picedi ha messo a disposizione la cappella della sua villa. L’accorato appello al vescovo, mons. Giovanni Santucci, per un aiuto, avrà la possibilità di andare a buon fine?

La filiale Mps a Monzone
La filiale Mps a Monzone

Se a queste situazioni aggiungiamo la vicenda del possibile prelievo dell’acqua a Pontevecchio, limitandoci a ricordarla per il modo “sommergibilesco” col quale è stata affrontata, non tanto per il merito, o all’altrettanto “subacquea” chiusura della Banca MpS di Monzone – ma si potrebbe continuare – è lecito ritenere che siamo di fronte a segni che preannunciano un futuro di degrado e di abbandono a se stessi dei nostri borghi? Non sarà il caso che la politica prenda atto e studi dei rimedi? Certamente uno potrebbe essere il miglioramento della viabilità. Un conto, ad esempio, è raggiungere Carrara, da Marciaso, Tenerano, Monzone… per lavoro od altro – in 20-30 minuti sulla Spolverina, per 25-30 chilometri – un conto raddoppiare quei numeri passando da Aulla e pagando il ticket autostradale. Dopo anni e anni, grazie anche alle continue sollecitazioni dei cittadini, con in testa Franco Remaggi e don Guido Ceci, per citarne solo due, finalmente è stata approvata dalla Provincia la delibera per l’esecuzione dei lavori, che, quindi, presto dovrebbero partire, essendo stati affidati, con un primo lotto di 243mila euro a base d’asta, alla ditta Menconi di Montepulciano. Miglioramenti sono previsti anche per la strada che da Marciaso arriva a San Terenzo, per lo meno nel tratto di competenza del Comune di Fosdinovo, ricadendo un altro tratto nel Comune di Fivizzano, che non si sa se provvederà a fare altrettanto. Un buona viabilità è fondamentale non solo per la sicurezza nella guida, ma anche per invogliare le persone a restare nei paesi senza rischiare ogni giorno incidenti con danni a se stessi e alle loro auto. Le recenti proteste di Cecina, Collegnago, Groppoli… dimostrano che i loro abitanti vogliono restare. Un cenno particolare “merita” la provinciale per Equi nei pressi di Monzone: dichiarata inagibile a causa di alcune frane, è stata oggetto, dopo anni, di costosi interventi sulla più grande. Nel frattempo se ne sono create altre, ma il danno che la rende impercorribile anche a piedi lo hanno fatto le “fiumare”, che hanno letteralmente spazzato via una ventina di metri di strada. Ci sono le premesse perché la situazione peggiori. Fortunatamente esiste un’altra possibilità per raggiungere Equi. Intanto la popolazione si interroga sulle intenzioni della Provincia e sull’utilizzo futuro del tratto di strada – circa 400metri – fra la Mancina e Carrigio, che potrebbe non essere riservato al solo transito di automezzi. La cura delle strade non esaurisce, ovviamente, le problematiche legate alla sopravvivenza dei piccoli paesi e da sola non garantisce la vivibilità dei territori, ma rappresenta un necessario segnale di considerazione da parte delle istituzioni, che presto, se non sarà già tardi, saranno chiamate ad interrogarsi sul livello adeguato di “prestazioni sociali” – scuole, trasporti, asili nido, sanità, acquisto farmaci, spesa… – per i cittadini che vivono in territori caratterizzati da “scarsa” densità di popolazione in un’epoca di “scarse” risorse. Andreino Fabiani