
Il successo del ripopolamento dei paesi del nostro territorio? Persone, paesi e associazioni “allenati” all’accoglienza. Se ne è parlato ad un incontro a Mulazzo

La settimana scorsa il nostro settimanale ha passato in rassegna le tante iniziative “dal basso” che sul territorio si stanno consolidando per rianimare la vita di tante realtà che resistono allo spopolamento o che progettano iniziative di sviluppo, intuendo le potenzialità che in un mondo in grande trasformazione potrebbero offrire le aree interne nel futuro. Cooperative di comunità, giornalini di vallata, iniziative imprenditoriali che tentano di mettere a profitto le peculiarità del territorio, gruppi attivi sul tema del ripopolamento: c’è questo e tanto altro in un panorama associativo vivace e in evoluzione, a cui anche il Corriere Apuano cerca costantemente di dare voce.
Ma il successo di un ripopolamento, inteso certamente in termini demografici, ma anche in termini di un rinnovato dinamismo sociale, passa innanzitutto per la presenza di comunità accoglienti: è quello di cui sono convinti i membri di Io Vivo in Lunigiana, una rete geograficamente “trasversale” all’intera vallata – i suoi membri vanno da Start Working Pontremoli a Idee per il Ripop di Fosdinovo – che l’8 aprile ha organizzato un incontro nella sala consigliare del Comune di Mulazzo, ad Arpiola.

Come rendere il territorio sempre più attrattivo e accogliente per chi sceglie di viverci? È possibile creare un modello di accoglienza che favorisca l’incontro tra residenti e nuovi arrivati, generando opportunità di crescita e arricchendo la vita delle nostre comunità?
Queste erano le domande su cui si sono confrontati i partecipanti ad un incontro senza ospiti e relatori, nel quale attraverso gruppi di lavoro i convenuti hanno riflettuto e condiviso idee e possibili strategie per attrarre nuovi abitanti e costruire una rete di relazioni capace di generare bellezza e benessere per tutti.
L’idea di fondo che ha mosso Io vivo in Lunigiana è quella delle “comunità accoglienti”, e cioè che un progetto di nuova residenzialità può avere successo se si accolgono, si integrano e si accompagnano i nuovi arrivati; senza queste azioni ogni politica di ripopolamento non può avere successo. Il punto di riferimento è l’esperienza messa in campo nelle Alpi Carniche con il progetto della cooperativa Cramars impegnata da quasi trent’anni in progetti di formazione, innovazione sociale e animazione in montagna con il fine di valorizzare le risorse locali e migliorare la qualità della vita nelle aree interne.

Lo scopo, ha dichiarato Benedetta Dadà, è quello di «”allenare la comunità”, intesa come singole persone, paesi, associazioni, ad accogliere a 360 gradi i nuovi arrivati, non fermandosi a godere di finestre nuovamente aperte, ma integrando i nuovi abitanti, aiutandoli a superare le inevitabili difficoltà iniziali».
La comunità accogliente è punto di riferimento per i nuovi abitanti: li aiuta nelle prime fasi del trasferimento, sia nelle questioni più pratiche, come per esempio la ricerca di artigiani per la ristrutturazione della casa o la scelta della scuola per i bambini, sia nella presentazione del territorio e delle sue persone, come il coinvolgimento nelle associazioni del luogo o l’invito a eventi dove poter entrare in contatto con gli altri abitanti. Lo scopo è quello di far si che le persone che si trasferiscono diventino parte integrante delle comunità e vadano ad accrescere il capitale umano dei paesi lunigianesi.
Tre tavoli di lavoro, nel corso dell’incontro, hanno lavorato su altrettanti quesiti. Il primo: chi è la comunità accogliente? Sono i cittadini, le associazioni presenti sul territorio, le reti informali che si creano all’uscita dei bambini da scuola o al termine della messa domenicale. E le amministrazioni locali? Il ruolo di regia che devono svolgere è essenziale, ma senza la comunità e i suoi corpi intermedi, non si può parlare di vera integrazione. Come si promuove la comunità accogliente e come farla partire sono stati gli altri due temi del lavoro collettivo.
La collaborazione di bar, botteghe di vicinato, agenzie immobiliari, spesso primi luoghi di contatto dei nuovi abitanti, può essere fondamentale per far si che chi si trasferisce viene a conoscenza di questo servizio. Ma anche gruppi social per gestione della quotidianità ed eventi a cadenza regolare per incontrare le persone sono azioni apparentemente poco efficaci ma che, se messe a sistema possono essere il lievito indispensabile per la ripresa di villaggi e piccoli centri della Lunigiana.
(Davide Tondani)