
In Vaticano ha avuto luogo il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza. La S. Messa presieduta dal Papa

Sabato 8 e domenica 9 febbraio ha avuto luogo in Vaticano il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza. Momento culminante dell’evento (oltre il tradizionale passaggio della Porta Santa della Basilica di San Pietro e un concerto bandistico in Piazza del Popolo a Roma) è la stata la S. Messa presieduta dal Santo Padre Francesco.
Nell’omelia è stato ricordato ai presenti che “a loro” è affidata una grande missione che abbraccia molteplici dimensioni della vita sociale e politica: “la difesa dei nostri Paesi, l’impegno per la sicurezza, la custodia della legalità e della giustizia, la presenza nelle case di reclusione, la lotta alla criminalità e alle diverse forme di violenza che rischiano di turbare la pace sociale”.
Quindi il ricordo del Papa è andato a quanti “offrono il loro importante servizio nelle calamità naturali, per la salvaguardia del creato, per il salvataggio delle vite in mare, per i più fragili, per la promozione della pace”.
Il Pontefice ha quindi sottolineato come -a quanti fanno parte di Forze Armate, Polizia e Sicurezza – il Signore “chiede di fare come Lui: vedere, salire, sedersi”. Il Papa ha affermato che vedere significa “uno sguardo attento” che sa cogliere le minacce al bene comune, i pericoli che incombono sulla vita dei cittadini, i rischi ambientali, sociali e politici cui siamo esposti.

Quindi la definizione del verbo Salire “perché le vostre divise, la disciplina che vi ha forgiato, il coraggio che vi contraddistingue, il giuramento che avete fatto, sono tutte cose che vi ricordano quanto sia importante non soltanto vedere il male per denunciarlo, ma anche salire sulla barca in tempesta e impegnarsi perché non faccia naufragio, con una missione al servizio del bene, della libertà, e della giustizia”.
Infine il vescovo di Roma ha parlato del verbo sedervi perché l’essere presenti nelle nostre città e nei nostri quartieri, “il vostro stare sempre dalla parte della legalità e dalla parte dei più deboli, diventa per tutti noi un insegnamento”.
Quindi una menzione per i cappellani militari la cui presenza rievoca la “presenza di Cristo” e che ha significato di accompagnare, offrire ascolto e vicinanza, incoraggiare a prendere il largo e sostenere nella missione di ogni giorno.

I cappellani infatti – ha sottolineato – simboleggiano un sostegno morale e spirituale col quale “fanno la strada” aiutando a svolgere gli incarichi alla luce del Vangelo e al servizio del bene.
Il papa ha poi espresso ai presenti parole di gratitudine perché “salendo sulle nostre barche in pericolo” offrono protezione e ci incoraggiano a continuare la nostra “traversata”. Ha poi parlato del “fine del servizio e delle azioni”: promuovere la vita, salvare la vita, difendere la vita sempre. Ha chiesto quindi il “favore di vigilare”: vigilare contro la tentazione di coltivare uno spirito di guerra, vigilare per non essere sedotti dal mito della forza e dal rumore delle armi, vigilare per non essere mai contaminati dal veleno della propaganda dell’odio, “che divide il mondo in amici da difendere e nemici da combattere”.
Infine ha ricordato la necessità di essere “testimoni coraggiosi” dell’amore di Dio Padre, “che ci vuole fratelli tutti” per costruire una nuova era di pace, di giustizia e di fraternità.
Fabio Venturini