
La lettera pastorale inviata dal Vescovo ai fedeli della Diocesi di Massa Carrra – Pontremoli in occasione della prima domenica di Avvento

“Nella Lettera pastorale che vi rivolgo in questo Tempo di Avvento desidero aiutarvi e leggere più in profondità i tempi in cui viviamo partendo da una lettura della Chiesa nel mondo ed in particolare nei nostri territori. Come più volte ribadito anche dal Papa Francesco viviamo in un cambiamento di epoca che ci invita ad ‘essere cristiani in un mondo che non lo è più’. È in questo mondo che attendiamo il Signore e in questo mondo che dobbiamo ‘fare nascere’ Gesù nei cuori degli uomini apparentemente così lontani o peggio indifferenti alle cose di Dio”.
È con queste parole che si apre la lettera pastorale che il vescovo Fra’ Mario ha inviato ai fedeli della Diocesi nella prima domenica di Avvento.

Presentata dai parroci durante le messe festive e prefestive, la lettera si concentra sull’importanza di un rinnovamento missionario della Chiesa, evidenziando la necessità di un approccio sinodale per riscoprire la missione ecclesiale, abbandonando nostalgie del passato e assumendo uno stile di prossimità e apertura.
Queste priorità sono articolate in diversi temi sviluppati nelle 21 pagine della lettera. La prima riguarda il contesto storico generale: la fine della cristianità tradizionale richiede un ripensamento della presenza della Chiesa nella società, attraverso una nuova mentalità pastorale e un’evangelizzazione creativa.
È su queste mutate condizioni che si innesta la necessità di una Chiesa che riscopra la sua vocazione missionaria e la trasformi. Il tema non è più quello “tradizionale” dei battezzati che esercitano la missione nei confronti del non battezzati, ma di cristiani “tutti attori e tutti destinatari, perché tutti portatori di annuncio e tutti bisognosi di conversione”.
Su questa analisi si innesta un secondo punto, quello della riforma missionaria. Il Vescovo richiama le tre dimensioni fondamentali a cui la missione deve adempiere: quella comunitaria, fondata sulla costruzione di relazioni fraterne; quella personale, che richiama alla conversione del cuore e alla vocazione alla santità; ed infine un adeguamento delle strutture organizzative per sostenere la missione.
Fra’ Mario spiega l’importanza di un rinnovamento missionario della Chiesa, evidenziando la necessità di un approccio sinodale per riscoprire la missione ecclesiale, abbandonando nostalgie del passato e assumendo uno stile di prossimità e apertura.
La fine della cristianità tradizionale richiede un ripensamento della presenza della Chiesa nella società.

Con loro, primo a sinistra, mons. Calogero Marino, vescovo di Savona-Noli
Il cammino percorso in questi anni con la progressiva istituzione delle Unità Pastorali e il Convegno Pastorale del 17-18 ottobre, esplicitamente richiamato nella Lettera, vanno in questa direzione. La lettera pastorale sottolinea come la riorganizzazione territoriale delle parrocchie miri a creare comunità missionarie che superino l’attuale frammentazione e privilegino la qualità delle relazioni e delle proposte di fede rispetto alla quantità.
Ma al di là della struttura, è l’atteggiamento delle comunità cristiane che viene posto al centro. Lo stile di ogni comunità, secondo il Vescovo, deve essere inclusivo, accogliente e centrato sulla testimonianza concreta del Vangelo, assumendo una visione ecumenica e dialogante con altre religioni e culture presenti sul territorio.
Perché tutto ciò si realizzi c’è bisogno di laici, diaconi e presbiteri chiamati a un ruolo attivo, superando logiche individualistiche e collaborando in modo fraterno. Non si tratta di un lavoro che deve partire da zero.
Nonostante le criticità che la lettera coraggiosamente non nasconde (“tutti gli indicatori sono in calo: partecipazione alla vita ecclesiale, richiesta dei sacramenti, vocazioni al presbiterato e alla vita consacrata, adesione alla fede cristiana, offerte economiche e così via” si legge nella lettera), l’invito è quello di riconoscere il tanto bene presente nelle comunità.
È da lì che occorre ripartire per vivere la missione profetica della Chiesa attraverso gesti concreti, formazione spirituale e un’attenzione particolare alle persone più vulnerabili, nel segno della speranza incarnata in Cristo.
Nella lettera inviata dal vescovo Fra’ Mario c’è il desiderio di vedere realizzata quella Chiesa “in uscita” già descritta da Papa Francesco a inizio pontificato nella Evangelii gaudium; una Chiesa che, come si legge nella lettera pastorale, “è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano” e che ogni giorno “si avvicina alla vita quotidiana delle persone mediante opere e gesti, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se necessario e assume tutta la vita umana non rifiutandosi di toccare la carne sofferente di Cristo nel popolo: i poveri e gli esclusi e scartati”
(d.t.)