“Parte di una missione: la custodia del Suo popolo, la costruzione del Suo Regno”

Don Piero Albanesi vive ogni giorno la sua missione di sacerdote in una realtà urbana come quella di Carrara

Don Piero Albanesi

Un prete appassionato della sua terra. Intesa come i suoi centri, la sua storia e la sua gente. Ma anche della terra nel senso del Creato, nei confronti del quale l’amore è cresciuto con gli studi superiori all’istituto agrario e quelli universitari che l’hanno portato alla laurea in agraria.
Don Piero Albanesi, 52 anni, vive quotidianamente la sua missione di sacerdote in questa duplice dimensione. Appassionato di arte e storia, da un anno è il parroco del Duomo di Carrara, uno scrigno che raccoglie mille anni di sculture e tracce storiche che testimoniano le radici cristiane della città marmifera.
Una bellezza così travolgente, quella del Duomo di Sant’Andrea, al punto che don Piero ha cominciato pure a fare la guida per i visitatori del tempio.
“È un onore – dice – essere custodi di un luogo così straordinario e ricco di espressività. L’arte e la bellezza sono strumenti per entrare dentro se stessi e scoprire quanto la vita sia un dono. Per questo è un dovere preservare un luogo così bello”. Ma la custodia del tempio che gli è stato affidato non gli fa dimenticare la missione più ampia per cui è lì, “quella di aiutare la mia città, sofferente per lo spopolamento e l’invecchiamento che affligge il centro cittadino. La parrocchia da questo punto di vista è un presidio per mantenere le relazioni, affrontare le fragilità, essere vicino agli anziani, rendere al contempo i giovani protagonisti della città che abitano”.

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Un amore per Dio e per la Chiesa maturato negli anni giovanili negli scout e nell’Azione Cattolica, una vocazione maturata dopo la laurea, la missione sacerdotale di don Piero non la si può riassumere certo nel perimetro del centro storico di Carrara, della cui Unità pastorale è moderatore, o nella sua presenza all’interno del Consiglio episcopale come Vicario per le entità pastorali.
Don Piero è stato prima di oggi per 4 anni vice parroco ad Avenza e per 13 anni parroco nella complessa realtà di Bonascola; ha avuto la cura della Pastorale Giovanile della Diocesi ed è assistente di un gruppo Scout, solo per citare alcune delle sue esperienze. Non per caso dice che “la vita di un prete è ricchissima di incontri significativi che ti entrano dentro e ti trasformano nel profondo. Ricca anche di incomprensioni e fatiche che aiutano a stare dentro le cose, ad abitarle”.
È una vita densa, quella di don Piero, in cui trova anche il tempo per le sue amate montagne, portando avanti la bella consuetudine inaugurata da don Raffaello Piagentini della messa sul Monte Sagro a fine agosto, lassù dove celebrò una delle sue prime messe dopo l’ordinazione nel 2006; una vita che il parroco del Duomo riconduce ad una chiamata, quella del Signore, “a cui ho detto di sì non perché avessi chissà quali doni, ma perché avevo voglia di mettermi in gioco per una realtà che rappresentasse qualcosa di più ampio che me stesso e i miei piccoli obiettivi. Questa realtà è la missione di custodire il Suo popolo e costruire il Suo Regno, ed è quello con cui mi misuro ogni giorno”.