
Un articolo pubblicato nell’Almanacco locale evidenzia un problema potenzialmente grave

C’è un problema che minaccia l’integrità dei manufatti di pietra arenaria della chiesa della SS. Annunziata: il sale! Per anni, infatti, in un grande locale addossato al retro della chiesa sono state in uso le vasche dove le pelli venivano immerse in una soluzione satura di sale per essere poi lavorate nei laboratori adiacenti. Quel locale da alcuni anni è stato acquistato dalla parrocchia che ha provveduto a realizzare importanti opere di risanamento che tuttavia non hanno risolto il problema: l’acqua e il sale, nel tempo, si sono infiltrate attraverso la parete comune e in profondità nel terreno risalendo poi anche dal pavimento. E ora la corrosione sta lentamente sgretolando tutto ciò che è stato realizzato con l’arenaria, nonostante nel XV secolo sia stata utilizzata la pietra migliore possibile, una qualità di macigno compatto e durissimo ricavato sia dal fianco del Monte Galletto che, soprattutto, dalle cave aperte nel Monte San Genesio, proprio sull’altra sponda della Magra.

La notizia di questa vera e propria spada di Damocle su Santuario eretto a partire dagli anni Settanta del Quattrocento si legge nell’Almanacco “La Nunziata”, pubblicato dalla locale Misericordia e presentato a inizio dicembre. È Giorgio Bardi ad evidenziare quanto sta accadendo; in un ampio articolo ricorda gli anni nei quali all’Annunziata era stato organizzata una sala cinema, avviata a partire dal 1956 da don Luigi Farfarana e proseguita da don Agostino Orsi. La sala è quella dell’attuale cappella dove viene occasionalmente celebrata la S. Messa ed è proprio qui che è più evidente il problema del sale che attacca l’arenaria. Le colonne che reggono la mensa dell’altare, le lastre della base, il tabernacolo sul muro, ma anche l’intonaco e le pietre della parete: tutto si sta sfaldando come ben testimoniano le foto.

Era stato proprio don Agostino, sul finire degli anni Cinquanta, ad intraprendere un’azione nei confronti della proprietà dell’azienda di lavorazione delle pelli perché rimediasse al danno testimoniato già allora da infiltrazioni nella parete e nel pavimento. Una vicenda che nel 1968 finì davanti al tribunale della Spezia: le vasche furono eliminate ma – come si legge nell’articolo – “il danno ormai era di fatto irrimediabile: le infiltrazioni di sale, infatti, continuavano a fuoriuscire dalle pareti e dal pavimento”.
L’anno successivo don Agostino fu trasferito in altra parrocchia e toccò al nuovo parroco, don Giovanni Sperindè, cercare un rimedio: si risanò l’ambiente, venne perfino ricostruita la parete. Lavori che proseguirono anche con l’attuale parroco, don Lorenzo Piagneri, con grandi interventi nel locale dove si trovavano le vasche: metri e metri di scavo per sostituire i materiali impregnati, nuovo drenaggio, isolamento del tutto. Eppure il sale continua a diffondersi, arrivando anche da intaccare l’intonaco nella navata della chiesa e la pietra della grande scalinata. Il problema è stato evidenziato pubblicamente domenica 8 dicembre in occasione della presentazione: il parroco e i volontari della Misericordia hanno anche accompagnato il sindaco di Pontremoli, Jacopo Ferri, intervenuto alla presentazione, ad un sopralluogo per mostrare i danni più evidenti. Si attendono sviluppi che possano garantire idonei interventi per preservare una delle realtà più importanti del territorio, dichiarata Monumento Nazionale fin dal 1894.
Paolo Bissoli