
La riflessione di Arci Agogo “Aulla deve fare i conti con una pesante disgregazione sociale”

Nella mattina di sabato 14 dicembre, intorno alle 7.15, è stato scoperto il cadavere di un uomo all’interno di un edificio abbandonato in via del Popolo ad Aulla. La vittima è stata identificata come Ramzi Abdelmajid, un cittadino marocchino di 52 anni senza fissa dimora. Il corpo dell’uomo è stato trovato in una pozza di sangue da un altro occupante dello stabile, che ha immediatamente allertato le autorità. L’edificio in questione era noto per essere frequentemente utilizzato da persone senza fissa dimora. In questi giorni le indagini hanno fatto progressi significativi. Infatti le forze dell’ordine hanno fermato un giovane sospettato dell’omicidio. Secondo le prime ricostruzioni, l’omicidio potrebbe essere il risultato di una violenta lite scoppiata tra due uomini, entrambi stranieri.
Sulla vicenda Arci Agogo Aulla ha pubblicato sul proprio profilo facebook una riflessione su quanto accaduto “Ramzi era uno degli invisibili che vivono in situazioni di estremo degrado. Persone che trovano riparo in abitazioni abbandonate e che, nelle loro solitudini, finiscono col risolvere le proprie esistenze abusando di alcol e sostanze. È stato ucciso ad Aulla. Un regolamento di conti? Una lite per il materasso su cui dormire? Al momento non si conoscono le dinamiche di quanto è accaduto. Sappiamo solo che un uomo è stato assassinato, vittima di una crisi che, anche in Lunigiana, rischia di creare sempre più precarietà, insicurezza, violenza. Il nostro non è un post buonista ma una nota addolorata, e pervasa da grande senso di ingiustizia, perché quella morte poteva essere evitata. Occorre affrontare con coraggio, lucidità, e senza retorica, quanto sta accadendo Aulla deve fare i conti con una pesante disgregazione sociale, vi convivono commercianti (sempre meno), lavoratori precari, pendolari, giovani disoccupati e vari che si arrangiano fra espedienti e microcriminalità. Puntare banalmente il dito verso il diverso, o il migrante, è sbagliato e pericoloso perché il disagio crescente è trasversale a tutta la popolazione. Per questo la risposta alla grave situazione che stiamo vivendo non può, e non deve, essere di tipo securitario e repressivo, come vorrebbe il nuovo DDL sicurezza. Come circolo Arci riteniamo infatti che occorra intensificare interventi di prevenzione, rafforzare i servizi e le azioni che possono vedere istituzioni, cittadini, associazioni fianco a fianco per contrastare disuguaglianze, povertà sociale e culturale. Ribadiamo che l’uccisione di Ramzi è un fatto sociale, che nasce in un quadro più ampio, nazionale- di grande marginalità, depotenziamento del welfare, criticità abitativa, ed esclusione- che non risparmia certo la Lunigiana. A partire da Gennaio il circolo, malgrado il sentimento di impotenza e preoccupazione che caratterizza queste ore, lancerà una serie di iniziative di sensibilizzazione e informazione, per una comunità inclusiva e di cura. Nel frattempo restiamo in attesa si faccia luce su quanto accaduto a Ramzi”.