Quando i bombardamenti colpiscono le chiese

Ottant’anni fa a Villafranca e a Pontremoli San Nicolò e San Pietro furono danneggiate il 15 luglio e il 16 settembre 1944: dopo lunghi anni di attesa la prima venne abbattuta e la seconda ricostruita in stile moderno

Nell’estate di ottant’anni fa in Lunigiana si registrarono anche decine e decine di bombardamenti alleati: l’obiettivo erano le strade, la ferrovia e le industrie esistenti nel territorio. In quelle settimane sono stati numerosi anche gli edifici religiosi danneggiati in modo più o meno grave. Ma per alcuni di essi quei danni, uniti alle scelte dell’immediato dopoguerra, ne decretarono la scomparsa.
Nelle quattro settimane fra il 15 giugno e il 15 luglio 1944 su Villafranca ci furono quattro incursioni aeree con violentissimi bombardamenti che provocarono una decina di morti tra la popolazione civile.
Il 9 luglio ad essere gravemente danneggiato fu il complesso costituito dalla chiesa e dal convento di San Francesco che, tuttavia, sarebbe poi stato ricostruito secondo le antiche linee architettoniche.
Sorte diversa è invece toccata alla chiesa di San Nicolò: il bombardamento del 15 luglio era diretto sugli stabilimenti industriali, ma le esplosioni danneggiano gravemente sia il tempio che il vicino castello Malaspina.
La chiesa, eretta tra XI e XII secolo alla confluenza fra la Magra e il torrente Bagnone, in antico doveva essere la più importante di questo lembo di Lunigiana, sorgeva in posizione strategica lungo la viabilità medievale visto che qui si incrociavano la Via Francigena, quella diretta a ovest oltre il fiume per il “Genovesato” e ad est per le valli interne del territorio. Prima dei danni della guerra era stata la costruzione della ferrovia La Spezia – Parma a lambirla, separandola fisicamente dal castello alla quale invece era stata legata per secoli e, forse, minandone le vecchie architetture.
A giudizio di molti, i danni provocati dalle bombe sarebbero stati riparabili; invece l’incuria dei quasi quindici anni di abbandono seguiti al bombardamento se ne impossessò, fino alla scelta della sua demolizione nel 1968. A testimoniarne l’esistenza resta il campanile con una piccola porzione di muro; il terreno nasconde le fondamenta che recenti scavi hanno riportato alla luce.

Quel che restava della chiesa di San Pietro a Pontremoli dopo il bombardamento

Anche a Pontremoli il campanile è l’unica testimonianza rimasta della chiesa di San Pietro, altra antichissima presenza religiosa nel territorio; prioria dei Benedettini nota già nel Duecento, la chiesa di San Pietro “de conflentu” fu dipendente per secoli dall’Abbazia di Brugnato.
Più volte ristrutturata nel corso del tempo, venne colpita dal bombardamento del 16 settembre 1944 diretto sulla vicina stazione ferroviaria. La ricostruzione post bellica ha tuttavia nascosto l’architettura romanica della torre campanaria sopravvissuta alla ristrutturazione del 1930 quando era stata sopraelevata con due celle nelle quali si aprivano bifore e trifore: il tutto è stato rivestito dalla muratura moderna.
Come si può osservare nella foto, mentre la canonica e gli edifici adiacenti erano andati quasi distrutti, una parte della chiesa, pur gravemente danneggiata, era rimasta in piedi e forse poteva essere salvata.
Si preferì invece procedere alla demolizione con il progetto di costruire un nuovo edificio religioso su progetto redatto dall’architetto romano Virgilio Cupelloni.
Furono necessari più di undici anni per avviare il costoso cantiere: la posa della prima pietra fu infatti benedetta dal vescovo mons. Giuseppe Fenocchio il 22 novembre 1955: i lavori durarono quasi sei anni e la nuova chiesa venne inaugurata con grande solennità la mattina del 29 giugno 1961.

Paolo Bissoli