Joe Cattini: dalle montagne di Bratto alle spiagge della Normandia

Uno degli ultimi reduci dello Sbarco del 6 giugno 1944 era nato a Londra nel 1923 e se n’è andato un anno fa. Era Ambasciatore del British Normandy Memorial

Joe Cattini (1923 – 2023). Foto da British Normandy Memorial

Solo due anni fa era tornato ancora una volta sulle spiagge della Normandia dove era stato catapultato il 6 giugno 1944: era il 78.mo anniversario dello sbarco e Joe Cattini di anni ne aveva già 99.
Era stato battezzato con i nomi di Alberto Giuseppe Antonio, a Londra dove era nato il 17 gennaio 1923, il maggiore dei quattro figli di una coppia di emigranti pontremolesi partiti da Bratto all’inizio del Novecento, come tante decine di altri compaesani. E nella capitale britannica i genitori erano riusciti a raggiungere una buona posizione grazie al bar acquistato in una delle zone centrali della città.
Joe – come ben presto tutti avevano iniziato a chiamarlo – era cresciuto nel quartiere di Hampstead: davanti a lui un futuro come quello di tanti altri figli di immigrati, se non fosse stato per la guerra.
A soli 18 anni era stato arruolato nell’esercito di Sua Maestà e impegnato nella difesa di Londra. Fu poi inquadrato nell’86° reggimento di artiglieria corazzata, il primo a tentare lo sbarco a Gold Beach la mattina del D-Day; si ritrovarono nell’acqua troppo alta, impossibile toccare il fondo, rischiò la vita ogni secondo, vide morire tanti compagni attorno a sé.
“C’erano corpi che galleggiavano sul mare e sulla spiaggia – descriveva così l’immagine che lo accompagnò per tutta la sua lunga vita – avevo partecipato alla difesa di Londra e quindi non ero spaventato, ma quella carneficina era terribile”.

Joe Cattini a Bratto, con il padre, all’età di 7 anni. Foto da British Normandy Memorial

“Penso a quelli che non sono tornati – diceva ricordanto i tanti che non ce l’avevano fatta – che hanno dato le loro vite, loro sono gli eroi. Io sono stato fortunato, ho avuto un buon angelo custode che mi ha accompagnato durante la guerra”.
Dopo lo sbarco partecipò valorosamente al resto del conflitto al seguito del proprio reparto. Ma, come per la stragrande maggioranza dei reduci, tornato alla vita civile, anche Joe voltò pagina e riprese la sua attività di elettricista.
Nel 1949 sposò Mary dalla quale ebbe tre figli. Il libro dei ricordi si era riaperto dieci anni fa quando fu chiamato a far parte del piccolo gruppo di militari inglesi ancora in vita chiamati in Normandia alle celebrazioni del 70.mo anniversario dello sbarco.
Vi sarebbe tornato anche nel 2019 per l’inaugurazione del British Normandy Memorial: una presenza d’obbligo visto che era stato nominato ambasciatore del nuovo memoriale britannico! Sulle spiagge francesi persero la vita migliaia di militari alleati: “morti – si legge sul memoriale – così che quell’Europa potesse essere libera”.
Fra le tante onorificenze spicca la Legion d’Onore assegnatagli dalla Repubblica Francese nel 2016 per il contributo dato alla Liberazione della Francia.
La sua lunga vita si è chiusa poco più di un anno fa, il 18 aprile 2023: i funerali sono stati celebrati nella chiesa cattolica di Bury St. Edmunds, poco più di cento chilometri a nord est di Londra.
Sulla bara lo stendardo degli artiglieri, il basco e le medaglie, intorno tanta gente riconoscente. I mezzi di informazione britannici hanno dato grande risalto all’evento, celebrando Joe come uno degli ultimi veterani dello sbarco.
Poche settimane prima la città olandese di Eindhoven, dove era entrato da liberatore, gli aveva dedicato una serata alla quale avevano partecipato alcuni familiari per le sue ormai precarie condizioni di salute. Di lui restano anche le foto di alcuni momenti della sua vita, compresa quella che lo ritrae, bambino di 7 anni, a Bratto con il padre.

Paolo Bissoli