Adamo, dove sei?

Domenica 9 giugno – X del Tempo Ordinario
(Gen 3,9-15; 2Cor 4,13-5,1; Mc 3,20-35)

Concluse le celebrazioni pasquali, con questa domenica, che è la decima del Tempo Ordinario, riprendiamo la lettura continua del vangelo secondo Marco, e ci troviamo nel momento in cui Gesù deve difendersi dai suoi che lo ritengono “fuori di sé”, e deve proteggersi dagli scribi che lo giudicano “posseduto da Beelzebùl”.
1. È fuori di sé. È posseduto da Beelzebùl. Al tempo di Gesù, come anche ai nostri giorni, i comportamenti anomali si spiegano facendo ricorso alla pazzia o al demonio, attribuendo a costui poteri straordinari come se fosse il parallelo negativo di Dio. Questo è il servizio più grande che possiamo fare al demonio: riconoscergli poteri divini.
Gesù è venuto per vincere il potere del demonio e cercare l’uomo che si era perduto: va in cerca della pecora smarrita e rivolge uno sguardo d’amore a Pietro dopo che lo ha tradito (Lc 22,61), come la Parola di Dio cercava Adamo e lo chiamava: “Adamo, dove sei?” (Gn 3,9). Adamo si nasconde, ma Dio lo cerca.
Così accade a ciascuno di noi: nascondendosi davanti al volto di Dio, l’uomo scivola sempre più profondamente nella falsità.
2. La divisione opera diabolica. Satana è “omicida fin da principio” e “padre della menzogna” (Gv 8,44), e per definizione è ‘divisore’ perché tale è il significato della parola ‘diavolo’.
La divisione purtroppo è la piaga di ogni comunità e provoca nausea, fastidio e tristezza, anche se non sempre si riesce a localizzare da dove sia partita.
Gesù presenta la divisione tra fratelli come segno della fine apocalittica: “Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno” (Mt 10,21).
3. Tutto sarà perdonato. Al canto del gallo Pietro riconosce nello sguardo di Gesù due verità complementari: il proprio peccato e il suo perdono. Tale è la realtà che esprimiamo con il sacramento della Confessione: confessiamo la misericordia di Dio e confessiamo la miseria umana.
Nella Confessione l’uomo conosce se stesso e Dio, l’inferno e il paradiso. Lo sguardo penetrante di Gesù rivela a Pietro l’amore compassionevole, senza rimproverare o rinfacciare nulla, e davanti a un tale sguardo l’uomo diventa libero, cadono i paraventi delle presunzioni religiose, cadono le certezze ideologiche e la fiducia nelle proprie forze. Spoglio e indifeso davanti a Dio, l’uomo accetta il suo amore gratuito e senza condizioni.
Il pianto amaro di Pietro è la fine della sua falsa identità, le lacrime sono il suo battesimo, il battesimo del cuore. Solo Gesù vince tutte le tentazioni (Lc 4,13), noi purtroppo siamo soccombenti, ma proprio e solo così comprendiamo che abbiamo bisogno di essere salvati e sappiamo chi è il Signore che ci salva.
Il nostro peccato è l’unica via attraverso cui incontriamo un Dio misericordioso. Se Pietro non fosse caduto, non avrebbe capito che Cristo è morto anche per lui: per lui sarebbe morto invano.

† Alberto