
Era il 2004 quando ottenne il prezioso riconoscimento. Dopo anni di espansione ora il settore è in difficoltà ma c’è la volontà di ripartire

Una rete fatta di migliaia e migliaia di insetti operosi, curati da un gruppo sempre più consistente di imprenditori illuminati. è il risultato che si è raggiunto in Lunigiana anche grazie alla nascita del miele Dop della Lunigiana che in questo 2024 compie 20 anni. Era infatti il 2004 quando il miele lunigianese è diventato (grazie all’impegno di un appassionato gruppo di apicolturi pontremolesi) il primo miele italiano Dop. Il raggiungimento dei venti anni di questo riconoscimento è un traguardo importantissimo, tenendo in considerazione non soltanto il lavoro che è stato fatto fino ad ora per la tutela del dolce oro prodotto dalle api, ma anche il numero di produttori che in questi anni si sono aggiunti, uno dopo l’altro, al lungo elenco di appassionati che hanno deciso di investire nel bene più importante esistente al mondo. I produttori del miele D.o.p. della Lunigiana attualmente sono 45 e 4.300 sono gli alveari attivi su tutti i quattordici Comuni della Lunigiana.

Con il direttore del Consorzio Consorzio di Tutela Miele della Lunigiana D.o.p., Marco Cavallotti, ripercorriamo alcuni delle fasi salienti di questi 20 anni pensando anche al futuro. Partendo dal primo personaggio che dà un forte impulso all’attività, Mauro Cavicchioli “non c’è dubbio che l’attività di Mauro abbia cambiato tutto, unendo miele e sociale, anche grazie alla comunità Giovanni XXIII. In quegli anni viene creata la mieleria che permette anche ai piccoli produttori di poter smielare senza dover acquistare costose attrezzature. E allo stesso tempo nasce la cooperativa “Il Pungiglione” che permette di avere un punto di riferimento per gli apicoltori del territorio”. Gli anni tra il 2004 ed il 2019 sono stati quindi quelli della crescita per il miele della Lunigiana dop che permette al prodotto di venire sempre più conosciuto. “Inizia la collaborazione con la distribuzione, prima con i mercati locali, per poi ampliarsi sempre più passando alla grande catena della distribuzione con i supermercati, e poi la collaborazione con brand prestigiosi che in un certo qual modo sponsorizzano il prodotto molto al di fuori del ristretto contesto lunigianese”. Cresce anche l’attenzione per quanto concerne il mondo lavorativo, con sempre più giovani che si impegnano nell’attività di apicoltore, un lavoro non semplice e che non permette eccessivi guadagni ma consente comunque a molti giovani di poter restare a vivere nel territorio lunigianese.

Poi nel 2019 il meccanismo rischia di incepparsi un po’ e si sente la crisi che morde le caviglie del settore “sicuramente ci sono stati molteplici aspetti che hanno frenato in questi anni e che fanno sì che sia sempre più difficile e costoso fare l’apicoltore – sottolinea Cavalotti – a partire dal cambiamento climatico sempre più accentuato, che in questi ultimi anni ci ha fatto subire delle primavere impazzite, con ritorni di freddo che hanno danneggiato la fioritura dell’acacia e poi delle estati sempre più calde e siccitose che hanno colpito la fioritura del castagno” Senza dimenticare le malattie e la piaga della Vespa Velutina “che è una minaccia sempre più tangibile anche nel nostro territorio” o ancora la non reciprocità delle regole dei prodotti alimentari “che permette l’arrivo di un prodotto extra Ue, senza controlli e regole, a costi contro cui non possiamo competere, e che disorienta il consumatore”.

Ma da queste difficoltà, sottolinea Cavalotti sostenuto anche dal presidente del Consorzio Fabio Venè, se ne può uscire. “Dobbiamo prendere questo momento di crisi come una possibilità. Dobbiamo capire che la Dop è più che una scelta, deve essere una vocazione per gli apicoltori, per i consumatori, per tutta la Lunigiana”. Concetti condivisi dal presidente Venè “è chiaro che fare l’apicoltore in territorio montano come la Lunigiana non è semplice. Ma allo stesso tempo questo luogo che non ha mai conosciuto grandi fabbriche nè l’agricoltura intensiva è il territorio ideale per realizzare un prodotto di qualità straordinaria come del resto certifica la Dop”.

Per questo l’obiettivo ora è quello di attivarsi su due fronti: nella promozione e nell’informazione. “Per quanto concerne la promozione – sottolinea Venè – l’idea è quello di sfruttare al massimo il turismo enogastronomico che, per fortuna, sta sempre più spopolando in Lunigiana. Quindi coinvolgendo ristoranti, attività locali, e poi creare collaborazioni con gli altri prodotti Dop e Igp della Toscana per farci conoscere su più territori, facendo sinergia tra le eccellenze della Regione”. Ed infine l’informazione “l’idea è quella di avvicinare il mondo della scuola, per far comprendere ai ragazzi l’importanza delle api nel contesto ambientale e di cosa rappresenti quindi il miele”. In quest’ottica sono state realizzate le iniziative delle “Mielerie Aperte” che hanno ottenute un ottimo riscontro e che verranno poi ripetute a novembre.
(Riccardo Sordi)