In un mondo nel quale si teorizza il pensiero debole, dove si tende a far diventare tutto “liquido” in base a diritti individuali esaltati come progresso assoluto, era inevitabile che si alzassero i soliti schiamazzi di chi sa tutto. L’occasione, questa volta, nasce dalla pubblicazione del documento del Dicastero della Dottrina della Fede: “Dignitas infinita” nel quale la Chiesa intende riaffermare “l’imprescindibilità del concetto di dignità della persona umana all’interno dell’antropologia cristiana”: una “verità universale, che tutti siamo chiamati a riconoscere, come condizione fondamentale affinché le nostre società siano veramente giuste, pacifiche, sane e alla fine autenticamente umane”. Quest’anno ricorre il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e non sono pochi i riferimenti a quel documento.
Il testo è piuttosto articolato, ma, come al solito, ci si sofferma soltanto sui temi “caldi” e cari a certa cultura per cui la polemica si sviluppa attorno alla denuncia di alcuni temi citati come la teoria gender, il suicidio assistito, l’utero in affitto… Il documento è composto di quattro parti: le prime tre riguardano i principi fondamentali e i presupposti teorici per offrire chiarimenti ed evitare le frequenti confusioni che si verificano nell’uso del termine “dignità”. Nell’ultima parte si presentano “alcune situazioni in cui l’immensa e inalienabile dignità che spetta ad ogni essere umano non è adeguatamente riconosciuta” . I paladini dei diritti individuali si scandalizzano per la denuncia della lesione dei diritti quando si tratta di suicidio assistito, di cambio di sesso, di maternità surrogata, di aborto o eutanasia. In realtà queste sono problematiche che riguardano un mondo opulento e toccano parti minime dell’umanità. Lo sguardo della Chiesa è un po’ più ampio, e queste problematiche, certo presenti, non sono al primo posto. “Uno dei fenomeni che contribuisce a negare la dignità di tanti esseri umani è la povertà estrema, legata all’ineguale distribuzione della ricchezza”, è l’inizio della quarta parte del testo, in cui si evidenzia l’aumento delle disuguaglianze e si contesta la “distinzione sommaria tra Paesi ricchi e Paesi poveri”, visto l’insorgere delle “nuove povertà”, tra cui la disoccupazione, dovuta all’ossessione di “ridurre i costi del lavoro”.
I migranti sono “le prime vittime delle molteplici forme di povertà”. La tratta delle persone “è un’attività ignobile, una vergogna per le nostre società che si dicono civilizzate, un crimine contro l’umanità”. C’è l’invito a “lottare contro fenomeni quali commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato”. Sono tanti i punti della lesione dei diritti umani. Bisognerebbe ricominciare a “pensare” e a smetterla di cercare di tirare la Chiesa e il papa dalla propria parte.
Giovanni Barbieri