La scomparsa dello storico dell’arte, direttore di alcuni dei più importanti musei italiani e di quelli Vaticani. A Sarzana tenne una mirabile conferenza in occasione della presentazione del primo dei sette volumi programmati sulla storia della Biblioteca Vaticana fondata dal papa sarzanese Niccolò V
Si è spenta una figura di grande rilievo che ha dedicato tutta la sua vita a studiare l’immenso tesoro dell’arte italiana e ne ha promosso la tutela e la conoscenza ai cittadini: è Antonio Paolucci (Rimini 1939 – Firenze 2024). Era romagnolo ma ebbe dentro al cuore Firenze e ne assunse l’intonazione linguistica e il garbato sorriso ironico: è viva la sua immagine sorridente ma di uomo profondo, uno dei maggiori storici e critici d’arte, formatosi alla scuola di Roberto Longhi, il gran maestro di metodo e di analisi critica all’Università di Bologna.
Ha operato anche nella nostra provincia. Per anni, infatti, è stato presidente dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, fondata nel 1769 da Maria Teresa Cybo Malaspina per lo sviluppo delle arti figurative e per sostenere l’industria del marmo e ancora oggi è attiva e ben qualificata nel mondo.
Come direttore dei Musei Vaticani Paolucci il 17 settembre 2011 intervenne a Sarzana e incantò il numeroso pubblico in occasione della presentazione del primo dei sette volumi programmati sulla storia della Biblioteca Vaticana fondata dal papa sarzanese Niccolò V (1397-1455), diventata presto un modello per la cultura in Europa; titolo del volume a cura di Antonio Manfredi è Le origini della Biblioteca Vaticana tra Umanesimo e Rinascimento (1447-1534).
L’incontro, organizzato dal Centro di Formazione e Cultura Niccolò V di Sarzana, dopo gli interventi del sindaco Massimo Caleo, di mons. Cesare Pasini, portò Paolucci a parlare del rapporto speciale con frate Giovanni da Fiesole detto il Beato Angelico che si creò quando Tommaso Parentucelli, il futuro papa, era bibliotecario di Cosimo il Vecchio dei Medici e gli organizzò una biblioteca trilingue nel convento di S. Marco.
Appena fatto papa Niccolò V volle il frate grande pittore a Roma, gli fece affrescare la sua cappella privata (Niccolina) con immagini dei santi Stefano e Lorenzo per testimoniare la sua idea di una chiesa povera e per i poveri, saggia e misericordiosa.
Nel 2008 Paolucci, suo malgrado, si ritrovò dentro una vivace polemica quando un ministro ben noto in Lunigiana invece di nominare lui, per la sua competenza tecnica specifica anche a livello internazionale, alla direzione dei progetti di gestione e sviluppo dei musei italiani, scelse per quell’incarico un ex-amministratore di due grandi imprese commerciali ritenendo più “strategica” la competenza di marketing culturale.
Cominciò la sua carriera come funzionario del Ministero Pubblica Istruzione, fu ministro dei Beni culturali col governo Dini nel 1995-’96, poi diresse i Musei Vaticani, ebbe la Sovrintendenza del Polo museale fiorentino.
La sua identità intellettuale è quella dello studioso che si innamora del suo lavoro, studia tanto e con rigore le opere d’arte. Seguì il criterio del “museo diffuso” per l’attenzione data all’arte ovunque presente e insieme ha dato contributi molto significativi al paesaggio che è opera d’arte di madre Natura.
L’artista nel suo creare va oltre un evento, una storia, esprime un “concetto” di vita e di pensiero illuminato dall’intelligenza, che bene sa cogliere lo storico dell’arte: è questo il criterio di fondo delle analisi storiche e critiche di Paolucci: si percepisce il maestro Roberto Longhi che aveva insegnato a saper leggere l’opera d’arte.
Ha meritato riconoscimenti di eccellenza e sono molto illuminanti le sue pubblicazioni, specialmente Mille anni di arte italiana; Il Battistero di Firenze, Michelangelo. Lo abbiamo seguito in televisione mentre rendeva comprensibile la bellezza delle opere e la visione del mondo dei loro autori: conduceva un gradito conversare pieno di richiami al bel vivere di tutti noi quando contempliamo un’opera d’arte.
Sovrintendente per le province di Firenze, Prato e Pistoia si adoperò per importanti cambiamenti espositivi, per rendere al meglio il valore dei singoli beni culturali e artistici, per concrete esperienze di illuminazione dei dipinti. Si dedicò con grande competenza per riparare i danni causati dall’attacco mafioso nel 1993 all’Accademia dei Georgofili e agli Uffizi.
Maria Luisa Simoncelli