A Castiglione del Terziere presentato il saggio storico di Eugenio Giani sul primo granduca, figlio di Giovanni dalle Bande Nere
Domenica scorsa, 25 febbraio, riaperte le porte del castello di Castiglione del Terziere, dopo saluto del sindaco di Bagnone e del presidente “Omnia vanitas Comitato di amici di L. Jacopo Bononi”, Samuele Lastrucci ha presentato il saggio di Eugenio Giani, Cosimo I Medici fondatore della Toscana moderna. I Medici da privati banchieri del Mugello arrivarono al granducato di Toscana con l’ingegno e con gli intrighi.
Nel Quattrocento Firenze è una signoria di oligarchi della ricca borghesia, ha conflittualità interne che culminano con la congiura dei Pazzi nel 1478, una famiglia che cerca di eliminare Lorenzo il Magnifico e Giuliano nipoti del capostipite del casato Cosimo il Vecchio (1389-1464); ma Lorenzo si salvò, fece vendetta, organizzò una signoria fiorente nella cultura e nelle arti, nella politica, meritò la qualifica di “Magnifico”.
Inetto fu il figlio Piero successore, incapace di resistere al re di Francia Carlo VIII, che in modo rapido e facile portò l’esercito a Napoli per rivendicare su quel trono diritti dei francesi sugli aragonesi, invece di resistere consegnò a Sarzana le chiavi della piazzaforte della città.
Sdegnati i fiorentini lo cacciano, a Firenze si forma una Repubblica che dura dal 1494 al 1512 retta dal Gonfaloniere di Giustizia Pier Soderini, Machiavelli ne fu un funzionario. Per quattro anni la Repubblica fiorentina fu dominata dalla potente figura del ferrarese Girolamo Savonarola, infiammato contro la Chiesa e contro i Medici e la loro spensierata gioia di vivere che l’austero frate domenicano non poteva accettare. Firenze era divisa tra fazioni, ci fu la scomunica, il popolo si impadronì del frate e lo condannò a morte come eretico, arso il 23 maggio 1498.
I Medici cacciati ripresero il potere con l’aiuto del re Carlo V che nel 1519 erediterà anche l’impero Asburgico. Due papi Medici in successione furono eletti; Leone X figlio del Magnifico e Clemente VII figlio di Giuliano assassinato. Da questa premessa arriviamo a Cosimo I (1519-1574), discendeva dal ramo del fratello di Cosimo il Vecchio, era figlio di Giovanni dalle Bande Nere.
Cosimo I faceva parte del Senato, fu nominato nuovo duca di Firenze nel 1530 quando Carlo V imperatore ha conquistato egemonia in Italia e a Firenze vincendo contro la Francia. Andarono deluse le speranze di restaurare la repubblica, appoggiate più su velleità singole che su una forza ben definita, osserva lo storico Furio Diaz.
Cosimo uscì rafforzato proprio dai falliti tentativi antimedicei, il suo potere si affermò in modo irrevocabile, con una serie di piccoli successi, deve gravitare nell’orbita dell’autorità imperiale, ma progressivamente afferma una sua dignità e autonomia nei confronti dei rappresentanti di Carlo V.
Deluso dal mancato matrimonio con Margherita figlia dell’imperatore, sposò felice la bella Eleonora di Toledo, ritratta dal Bronzino. L’autorità sulle cose maggiori fu sempre del duca, pur avendo i vecchi organi compartecipazione non trascurabile. Il potere sempre autoritario, personale del principe nelle nomine, nella politica estera, nella gestione del debito pubblico e nelle operazioni di annessioni.
Con empirismo scelse strumenti e uomini anche di umile ceto ma idonei allo scopo. Specie in Lunigiana tra i possessi dei due rami Malaspina si inserivano enclaves (Caprigliola, Fivizzano, passo del Cerreto, la valle di Aulla, il marchesato di Bagnone e quindi Castiglione del Terziere che Cosimo I affidò a Pierfrancesco da Noceto).
L’anno 1543 fu di riforme per un nuovo assetto amministrativo e istituzionale: Auditore delle riformagioni e Primo segretario legati direttamente al principe sono l’espressione immediata del suo potere assoluto nei diversi rami amministrativi.
Il ducato governava le città toscane tranne lo Stato di Siena, Massa Carrara e parti di Lunigiana: Pontremoli sarà comprata nel 1650. Un ducato non in buone condizioni economiche, la situazione fiscale era difficile, le nuove scoperte avevano messo in crisi i commerci internazionali.
L’annessione di Siena fu considerata effettivo rafforzamento del ducato mediceo con vantaggi economici e militari. Dopo lotte interne, le tensioni col nuovo ducato creato a Parma per i Farnese, l’aiuto dell’impero e una guerra, Siena nel 1555 sotto assedio si arrese ma conservò le maggiori magistrature tradizionali per dare ai senesi soddisfazione, formale non effettiva.
Le riforme di Cosimo furono finalizzate a risolvere evasione fiscale, regole del mercato, nuove decime, tariffe, in linea con le politiche degli altri paesi. La sua politica estera e la vita civile e intellettuale gli fecero conseguire il titolo di Granduca. Morì 450 anni fa.
Maria Luisa Simoncelli