

Archiviate le vacanze, per chi ha potuto permettersele, purtroppo si contano vittime in mare, in montagna, nei laghi, nuovi femminicidi ed ancora tantissimi morti sulle strade. Non possiamo esimerci dal ricordare, anche se svariate volte abbiamo toccato l’argomento, dell’importanza della guida nel rispetto delle norme.
Troppo spesso le nostre strade fanno da scenario a tragedie scritte sull’asfalto, a vite che si spengono in un lampo di lamiere contorte. Gli incidenti sono un allarme quotidiano e le cause sempre le stesse: velocità e rientri a casa alle prime luci dell’alba, disattenzione, alcol, droghe, musica ad alto volume, uso dei cellulari alla guida anche per produrre video delle imprese trasgressive compiute da diffondere sui social (è il caso dell’incidente avvenuto ad Alatri lunedì scorso, che ha suscitato grandi reazioni emotive in tutto il Paese). Copioni visti e rivisti che pare non insegnino nulla, o ben poco, continuando a falciare persone di tutte le età, pedoni, ciclisti o automobilisti che siano.
I dati statistici dicono che sono già quasi 3mila i morti nell’anno in corso per causa di incidenti di vario tipo: scontri tra auto, investimenti di pedoni o di ciclisti. Senza contare i feriti, anche gravi, che magari muoiono dopo mesi di ospedale per le conseguenze dei traumi subiti, oltretutto con enormi ricadute sui costi per la collettività.
Particolarmente gravi gli incidenti avvenuti in questa ultima settimana, Serve sicuramente una maggiore attività di controllo sulle strade, mentre servono a poco gli autovelox per tutelare la sicurezza ed arginare i danni irreparabili.
Il Governo sta approvando modifiche al Codice della Strada, con pene e sanzioni più toste, ricordando la necessità dell’educazione stradale nelle scuole. Intanto, mentre si discute di multe, di divieti e ci si accapiglia nella jungla delle strade di casa nostra si continua a morire e continuano le processioni pietose di chi porta fiori e peluche sui luoghi delle sciagure.
Sorgono domande che possono sembrare retoriche, come quelle relative ai giovanissimi al volante di auto di papà potentissime, ma le cronache di un massacro quotidiano sono cruda realtà, altro che retorica. Non dobbiamo correre il rischio, come adulti, di adagiarci in inutili moralismi bensì investire in una coriacea, necessaria prevenzione.
Generalizzare non aiuta a comprendere i problemi, né ad elaborare risposte efficaci ed appropriate. Ed allora, oltre a prendersela con lo Stato, lassista o poliziotto, è il momento di chiedersi se ognuno di noi fa la propria parte per alimentare la cultura della responsabilità, dell’equilibrio e del rispetto della vita propria e altrui.
In qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Urge uno sforzo comune perché la “fatica – bellezza” dell’educazione non ammette scorciatoie. Piuttosto chiede di camminare insieme. Camminare, non correre!
Ivana Fornesi