

Le informazioni sul gruppo degli Inti-Illimani sono alla portata di tutti nel mondo digitale, basterà, quindi, una estrema sintesi. Si tratta di un complesso (questo il termine usato negli anni ‘60–‘70) vocale e strumentale cileno – nato nel 1967 nell’ambito della Nueva Canción Chilena – che si lega alle vicende del golpe quando, dopo aver ottenuto il successo in America Latina, nell’estate del 1973 affronta il suo primo tour in Europa.
All’inizio di settembre, i sei musicisti giungono in Italia per suonare alla Festa dell’Unità di Milano. L’11 settembre, però, giunge la notizia del colpo di stato militare e che tra i primi ad essere rastrellati, torturati e uccisi ci sono gli artisti.
Non potendo rientrare in patria, presentano domanda di asilo politico e, avendolo ottenuto, decidono di stabilirsi nel nostro Paese.
Solo nel 1988, alla caduta del regime di Pinochet, potranno rientrare in Cile per continuare la loro carriera artistica che, pur con diverse modifiche nella formazione, continua ancora oggi.
Il loro impegno si divide tra l’opposizione alla dittatura di Pinochet e la diffusione della musica andina. Un genere musicale molto affascinante sia per le melodie che lo caratterizzano, sia per gli strumenti con i quali viene eseguito. Certo, non ha mai sfondato come il rock o il pop, ma è capace di suscitare emozioni ed evocare immagini molto suggestive.
Gli Inti-Illimani sono riusciti a farne motivo di successo, come confermato dalle vendite dei loro dischi. Non si può, però, negare che gran parte della simpatia che suscitarono fu dovuta al loro ruolo di sostenitori del ritorno del Cile alla democrazia. Le loro canzoni politiche – due tra tutte: El pueblo unido jamás será vencido e Venceremos – seppero superare gli steccati ideologici per essere cantate da chiunque si opponesse a Pinochet e al suo regime.
Per lo più ospiti di feste di partiti della sinistra, attiravano, con la loro presenza, quanti volessero esprimere sostegno al Cile democratico e alla memoria di Salvador Allende. Tempi che sembrano riferirsi ad un’epoca della politica ormai consegnata alla storia e a rischio di essere relegata nella mitologia. Eppure sono esistiti davvero… e non erano neppure così male!
(a.r.)