La via cilena al socialismo di Salvador Allende

Settembre 1973: con il colpo di Stato militare iniziò la dittatura di Pinochet
In una sola giornata, cinquant’anni fa, tutto cambiò in Cile. Nel 1970 Allende aveva vinto le elezioni avviando numerose riforme di difficile realizzazione

Manifestazione a sostegno di Salvador Allende

In una sola giornata, l’11 settembre di cinquanta anni fa, tutto cambiò in Cile, la lunga striscia di terra che si estende in verticale dai 20 ai 60 gradi di latitudine sud, stretta tra la cordigliera delle Ande e l’oceano Pacifico.
Uno dei paesi definiti Terzo Mondo, non direttamente conglobati nel sistema dei due blocchi antagonisti USA-URRS, ma che di fatto ne furono condizionati.
Il Cile, colonia spagnola diventata una repubblica indipendente nel 1818, aveva affrontato i problemi del cosiddetto sottosviluppo. Ma i paesi che hanno un export di una sola materia prima o prodotto, il Cile ha rame e nitrato di sodio, sono esposti alle fluttuazioni internazionali e alle speculazioni con effetti negativi sull’economia.

Salvador Allende con la moglie Hortensia (da Wikpiedia – Biblioteca del Congreso Nacional de Chile)

Il Cile dagli anni Sessanta ha conosciuto sviluppo industriale, riduzione significativa degli analfabeti, ma è stato un progresso lento, non paragonabile col ritmo e la qualità dei paesi ricchi.
Già le riforme di Edoardo Frei della Democrazia cristiana avevano portato aumento del Pil. Le elezioni politiche del 1970 portarono il medico Salvador Allende (Valparaiso 1908 – Santiago 1973), a capo di una coalizione di Unità Popolare che superava di poco i voti della coalizione dei conservatori dell’opposizione.
Le riforme avviate dal nuovo presidente sono tipiche di sinistra. Delle miniere di rame in mano agli stranieri il precedente governo Frei già aveva acquistato il 51%, Allende nazionalizza le rimanenti di proprietà statunitense senza pagare compensi, riforma la sanità e il sistema scolastico, vuol fare statali i latifondi con oltre l’80% di terreni irrigabili, cerca di dare lavoro ai poveri creando imprese statali.
All’inizio è un successo, calano l’inflazione e la disoccupazione. Ma il calmiere sui prezzi portò, come sempre succede, il mercato nero anche di prodotti indispensabili (riso, zucchero, farina.) e l’escudo perse potere d’acquisto.

Santiago del Cile, 11 settembre 1973: il bombardamento del palazzo presidenziale da parte dei golpisti

Aumenta il malessere dei cileni, quando Fidel Castro presidente comunista di Cuba rimane quattro settimane in visita invitato da Allende, molti temono che si instauri un secondo regime comunista di modello cubano, quello che nel 1962 aveva portato le due superpotenze (sovietica e americana) all’estremo rischio di una guerra mondiale e nucleare. Sono inquieti e preoccupati i camionisti che scioperano, piccoli imprenditori, piccoli proprietari, alcuni sindacalisti, parte del ceto medio, professionisti e gruppi di studenti, la chiesa cattolica a cui non va bene la riforma scolastica.
Tornano ad aumentare i prezzi mentre gli USA fanno calare il prezzo del rame. Tutta la Destra è pronta per il colpo di stato e guadagna l’alleanza dei cristiano-democratici. La Corte suprema e il Parlamento sono il Congresso e accusano il governo di non saper far rispettare la legge, di compiere atti incostituzionali.

Monumento a Salvador Allende a Santiago del Cile

Chiedono ai militari di mobilitarsi per riportare subito il governo nel solco del diritto e dell’ordine pubblico. La tensione sale, la Camera dei deputati accusa Allende di volere il potere per creare un sistema totalitario, togliere libertà, controllare rigorosamente i cittadini e i mezzi di informazione, fare pressione economica.
Il Congresso tira fuori i tipici argomenti di trame complottistiche per scatenare guerra civile e chiede che sia l’esercito a rappresentare la volontà popolare contro un governo eletto democraticamente.
E così fu: il generale Pinochet fa circondare da reparti armati il palazzo presidenziale a Santiago capitale e dal cielo aziona il controllo aereo, Allende esorta i suoi collaboratori a mettersi in salvo e si spara per non darsi vivo ai golpisti (la tesi dell’assassinio non è confermata): è dittatura fino al referendum del 1988 che destituisce Pinochet.
Chi furono i manovratori? Vanno cercati nella consueta politica degli Stati Uniti che considera l’America centrale e meridionale il suo “cortile di casa”. Nel 1973 presidente Usa era Nixon che non nascose mai l’antipatia verso Allende e con la CIA cercò di farlo cadere appena eletto; il suo sottosegretario Henry Kissinger operò per impedire che sorgesse in Cile un altro governo di ispirazione socialista dopo quello cubano mal sopportato, ufficialmente non è dimostrato che insieme alla CIA abbia istigato il golpe, certo le pressioni economiche gli diedero il supporto anche materiale.

Maria Luisa Simoncelli