Un’ondata di violenza da disinnescare

La violenza di ogni genere è un fenomeno sempre più dilagante. Abusi, minacce, rivolte, imposizioni, prevaricazioni… l’elenco sarebbe interminabile. Atti di una aggressività inaudita verso se stessi e gli altri fino ad arrivare ad alzare le mani, come Caino. Come quelle che hanno infierito su Michelle Causo, la 17enne uccisa da un amico coetaneo, in zona Primavalle a Roma. Azioni scellerate che non risparmiano alcuna fascia d’età né stato sociale con una preoccupante, elevata percentuale di adolescenti e giovani. Sembrerebbe un film, purtroppo, è realtà. Orribile realtà. Barbarie crescente ed intollerabile per un Paese civile. Non dobbiamo certo gettare la spugna adagiandoci su un disarmante, quanto pericoloso, buonismo del dire “Così va il mondo!”. La domanda di fondo, piuttosto, riguarda come si sia potuti arrivare a questo punto. La crisi economica costringe i genitori a rimanere lontano da casa più del dovuto. Scarso, quasi assente, il dialogo; livellato il rapporto genitori–figli con diminuzione di autorevolezza da parte degli adulti. Nella scuola, gli studenti hanno capito che possono fare qualsiasi cosa: insultare, deridere, persino “sparare” ad una insegnante senza pensare di porgere scuse o di esprimere pentimento; anzi, “premiati” dalla scuola stessa con un nove in condotta, salvo poi rivedere la situazione per indignazione generale. Ciò la dice lunga, tra l’altro, sul livello di degrado di una istituzione fondamentale per la società.

C’è una cosa cui non si può rinunciare: la dignità. In TV, nella vita reale, sui social – confusi da troppi con la realtà, con impatto negativo sulla salute mentale, e trasformati in strumenti di comunicazione violenta e scurrile) -, gli insulti, le parolacce, la prepotenza sono “pane quotidiano”, per cui lo “sport” prevalente è quello di accodarsi al comune agire. Del resto, si rischia molto meno assecondando i decantati “like”. Ciò che importa è fare incetta di follower e campare di rendita senza farsi scrupoli, scivolando nell’appiattimento morale ed intellettuale. Assistiamo, insomma, al disfacimento inarrestabile delle principali agenzie educative, incapaci di incidere nelle vite di tanti ragazzi, che hanno smarrito il senso della relazione con gli altri con l’incapacità di riconoscere le proprie emozioni, che non sanno guardare l’altro negli occhi e neppure provare orrore per azioni criminose. Eppure è palese che la violenza non è innata, è una disfunzione che si produce quando non vengono soddisfatti i bisogni veri dei bambini. Se l’ambiente circostante non riesce a farli sentire accolti e amati, nasce la rabbia che, giorno dopo giorno, sfocia poi in aggressività. Occorre intervenire seriamente stabilendo legami virtuosi fra tutte le agenzie educative. Uniti per recuperare, e far recuperare, il dono dell’esistenza, del rispetto, della riconoscenza, della cortesia; valori che non sono retaggio di una civiltà al tramonto ma, al contrario, sono “la civiltà”. Impegniamoci tutti per disinnescare la violenza, cancro della società. Il tempo dell’attesa è scaduto, non si può più rimandare.

Ivana Fornesi