
Lo hanno visitato i soci dell’Unitré a conclusione delle attività dell’anno accademico

Da oltre 40 anni funziona la sezione Pontremoli-Lunigiana dell’Università delle Tre Età. La pandemia ha comportato una riduzione delle sue attività, ma, superata la fase acuta del contagio, ha ripreso il corso delle lezioni e si è allargata la partecipazione di persone del territorio di Alta Lunigiana non ancora anziane. Il presidente prof. Angelo Angella e la direttrice dei corsi prof. Caterina Rapetti e un operoso direttivo sono riusciti sempre a raccogliere la disponibilità di volontari che hanno presentato aspetti culturali di loro pertinenza ed interesse.
Pur ridimensionati ad uno anziché a due gli incontri settimanali precedenti la pandemia, il corso dell’anno ora concluso è stato molto stimolante ed ha arricchito sicuramente i partecipanti di conoscenze sempre utili a dare senso all’esistenza in ogni tempo della vita. Si è costituito anche un piccolo coro che va esibendosi in cerimonie celebrative di eventi meritando complimenti.
Una ragion d’essere dell’Unitré è anche creare amicizie, relazione, divertimento, convivialità, viaggi di istruzione. Proprio “in trasferta” nel borgo di Quercia si è chiuso il corso di questo anno. Il paese,così vicino nel Comune di Aulla, per molti del gruppo è stata una scoperta molto piacevole. Appena arrivati è risuonato un prolungato “oh..” di ammirazione dall’ampia terrazza che affaccia su un paesaggio stupendo di verdi colline incoronate dalle Alpi Apuane nel loro maestoso profilo. Con molta cordialità e gentilezza alcuni amici hanno illustrato la storia di Quercia del tempo lontano e vicino.
Il paese sorge su un rilievo collinare, sulla direttrice di sentieri che dall’abbazia di San Salvatore di Linari portavano alle terre emiliane e padane. Le sue “ville” di Olivola, Valenza sono documentate nel codice Pelavicino; altre sono Vaccareccia, Sanacco, Felegara, Malacosta. Terre di investitura a uno dei tanti signori Malaspina. A Olivola rimangono resti del castello molto danneggiato dal terremoto del 1920 come tanti altri edifici della zona.
A Quercia poco è rimasto del palazzo di Cosimo Malaspina, che lì visse fino alla morte nella seconda metà dell’Ottocento. In quel tempo nel piano della Quercia sorsero due fornaci per iniziativa dei Gaggioli di Costamala e dei Cocchi di Terrarossa. Il cuore di Quercia è la sua chiesa di San Pietro con pitture e sculture moderne; inaugurata nel 1796, prima c’era un oratorio, uno dei tanti edificati nei secoli. Nella dettagliata storia di Quercia edita nel 1996, Giulivo Ricci – prezioso ricercatore di storia, di famiglia originaria di questo borgo – e Libero Bardi narrano la storia di Quercia del passato e del presente, quando parroco fu Don Roberto Turini. Il paese visse una stagione animata da iniziative culturali, artistiche, gastronomiche.
Con passione organizzativa fu ideata la “Quercia d’oro” nel 1972, un concorso di pittura estemporanea e altre operazioni culturali che negli anni portarono in paese artisti ed intellettuali famosi. Arrivò anche la Befana che appese al campanile della chiesa una calza enorme, la più lunga del mondo, piena di dolcezze; continua ad attrarre ogni anno grandi e piccini. Quercia nella frazione di Vaccareccia ha una sua ricetta per le “focaccette”: l’Unitré in visita il 23 maggio, ne ha convalidato la squisitezza.
Maria Luisa Simoncelli