Il “notturno francese” di Vince Corso

Se in Italia da tempo il giallo sembra essere diventato un genere per tutte le occasioni, da parte di alcuni autori diventa motivo di ben altro interesse rispetto alle regole canoniche. Basta pensare a Marco Vichi, Valerio Varesi, Giampaolo Simi, Divier Nelli, Giancarlo Robecchi, Bruno Morchio le cui storie intrecciano sapientemente motivazioni ben più strutturate per riflessioni che travalicano il senso meccanico di operazioni di routine.
In questo senso Fabio Stassi può costituire un esempio. Romano, classe 1962, si è espresso attraverso opere variegate il cui nucleo sembra essere tracciato da quelle che trovano al loro centro la stravagante figura di Vince Corso, biblioterapeuta e detective di enigmi letterari, che coniuga in maniera forse balzana la sua conoscenza culturale con l’acume investigativo.
In questo suo ultimo lavoro (“Notturno francese”, edizioni Sellerio. pagg.160 euro 14) si è preso una vacanza per raggiungere a Napoli Feng, la fidanzata in quella città per lavoro. Peccato che sbagli treno e si trovi diretto alla volta di Milano su di un intercity che da Roma non effettua fermate intermedie. Durante il viaggio come spesso accade si trova con un passeggero sconosciuto con cui conversando quasi inconsapevolmente racconta il mistero della sua vita che consiste nella mancanza di conoscenza del padre corresponsabile della sua venuta al mondo per l’amore di una notte con la madre allora giovane cameriera in un hotel della Costa Azzurra e svanito nel nulla.
Sono le uniche informazioni che la madre gli ha fornito sul letto di morte e che lo hanno spinto ad inviare all’indirizzo del luogo di concepimento (Hotel Le Negresco Nizza) migliaia di cartoline (una al giorno per cinque anni) per possibili risposte che non sono mai arrivate. Il suo compagno di viaggio lo invita ad approfittare della situazione che lo ha sottratto alla sua andata a Napoli ed a decidersi finalmente di affrontare il cammino sempre rimandato alla ricerca delle sue origini.
Così la direzione vira verso la costa francese dove in base ai pochi indizi in suo possesso può cercare la soluzione del mistero. Un viaggio denso di incontri tanto inaspettati e fortuiti quanto fonti impreviste di possibili coincidenze che sembrano suggerire altre possibili novità. Un viaggio fortunoso nella memoria di quel ragazzino che con la madre giovane e single era stato sballottato in decine di alberghi all’interno della professione quasi zingaresca in cui si era formato l’uomo che è diventato.
La memoria del lettore, già provocata dal titolo, potrà così andare alle struggenti narrazioni di “Notturno Indiano” e “Donna di Porto Pym” con cui un maestro come Antonio Tabucchi lo aveva deliziato e commosso, del resto Vince Corso è pur sempre un biblioterapeuta.

Ariodante Roberto Petacco

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