L’omelia del vescovo fra’ Mario nella solenne celebrazione in Duomo per l’inizio del ministero dell’équipe sacerdotale nelle parrocchie di Pontremoli
“La liturgia della Parola, ha detto il vescovo Mario nell’omelia, si adatta al momento importante per la Chiesa di Pontremoli”. Gesù percorre i villaggi della Galilea “insegnando e predicando la vicinanza del Regno; guarisce i malati perché “prova compassione, patisce con i sofferenti e con i poveri”. E anche i parroci “hanno soprattutto la funzione di annunciare la Parola: con le parole ma anche con la vita”.
“L’altra funzione è quella di celebrare i sacramenti, soprattutto l’eucarestia perché essa unisce l’offerta di tutte le nostre vite a Cristo e le unisce al sacrificio di Cristo”. “Per svolgere la sua missione, ha proseguito fra’ Mario, Gesù chiama dei discepoli e li prende dalla loro vita quotidiana, dicendo loro: “seguitemi, vi farò pescatori di uomini”.
Questa chiamata è per ognuno di voi, per ognuno di noi. Una chiamata a seguire le orme di Gesù, ad annunciare il Vangelo, a insegnare, a rendere culto a Dio con la propria vita, a gestire le cose del mondo secondo criteri di giustizia e di verità. La seconda riflessione ha riguardato il noto brano della lettera di S. Paolo ai Corinzi. L’apostolo va a predicare in questa città. Nasce una comunità viva, poi le divisioni: Io sono di Paolo, io sono di Apollo, io sono di Pietro… io sono di Cristo. E Paolo si arrabbia molto: Cristo [mi ha mandato] a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. Tutti noi, “vescovo, presbiteri, fedeli laici formiamo la croce di Cristo che è da portare al mondo di oggi e dentro a questa croce non ci debbono essere divisioni”. Singolarità e specificità sì, divisioni no “perché il Signore rispetta ciascuno nella propria singolarità ma non sopporta che noi ci dividiamo perché sarebbe un grave scandalo”.
“I monti e il mare sono due realtà diverse… ma questo non impedisce di essere uniti, di dover dialogare tra di voi, tra di noi, senza rivalità”. “Ma anche in questa città, ha proseguito il vescovo, ci sono divisioni: io sono di un movimento piuttosto che l’altro; io sono delle comunità Neocatecumenali, io sono dell’Azione cattolica, io sono degli Scout, io sono della Misericordia e tante altre belle realtà vitali che ci sono; ma… occorre mettersi in relazione per costruire insieme questa croce di Cristo da esporre al mondo”. Ed è la Chiesa che deve formare la Croce, sono i battezzati tutti insieme: vescovo, ministri e fedeli laici”.
“Tante volte mi è stato detto: ma ogni parroco fa a sé, ogni parroco è abituato a star da solo… insieme al Consiglio episcopale ho voluto andare oltre tutto ciò e chiedere a questi fratelli sacerdoti di poter insieme costruire la pastorale, insieme condurre il ministero; è una sfida che già è stata accolta e che penso porterà dei buoni frutti”. Il vescovo ha infine ricordato il tema della settimana dell’Unità dei cristiani: Imparate a fare il bene e cercate la giustizia. All’uscita dalla chiesa, finita la messa, “lì inizia il vero culto spirituale a cui siamo chiamati: mettere in pratica ciò che abbiamo vissuto intimamente nella celebrazione eucaristica. Come possiamo accogliere il corpo di Cristo se poi, fuori dalla porta, non ci accogliamo gli uni gli altri, a partire soprattutto dai più poveri e dai più indifesi… che conoscono più intimamente il soffrire di Cristo”, come più volte ci ricorda il papa Francesco. (a.r.)