
In concattedrale a Pontremoli inizia il suo mandato l’équipe di sacerdoti

Si intuisce l’importanza del momento, in relazione alle scelte pastorali effettuate sulle 5 parrocchie di Pontremoli, sia dalle opinioni scambiate dai fedeli in occasione delle varie celebrazioni e in vista dell’appuntamento di domenica 22 – riguardo al quale si può senz’altro affermare che vi sia una positiva crescita di attesa -, sia nelle dichiarazioni rilasciate dai quattro sacerdoti che da quella data assumeranno l’incarico annunciato.
Don Graziano Galeotti, che sarà il moderatore all’interno dell’équipe, parla dello “stupore” provato quando ha ricevuto la proposta e afferma di averlo superato facendo ricorso anche alla preghiera, rendendosi conto che si tratta di un impegno grande, che richiede un cambio di passo per tutti i soggetti coinvolti. Una prova tanto più importante perché in pratica Pontremoli sarà il banco di prova dell’esperienza delle Unità pastorali che il vescovo ha intenzione di estendere a tutta la diocesi, secondo la proposta che trova origine nelle conclusioni del I Sinodo diocesano. In pratica un “modello” per il lavoro pastorale della nostra diocesi per i prossimi anni. “Incontriamoci, ascoltiamoci, confrontiamoci, e impariamo tutti insieme” è il succo del messaggio che don Galeotti rivolge alle parrocchie cittadine, riconoscendo che c’è bisogno di ascoltarsi, stare insieme, ragionare insieme e iniziare a collaborare. In linea con il futuro moderatore, si esprime anche don Pietro Pratolongo, che definisce provvidenziale questa nuova situazione storica; non facile perché richiede una conversione pastorale, un cambiamento di mentalità e nuove forme di relazione. La prospettiva è quella di una Chiesa di comunione, dove servizio e autorità sono finalizzate alla crescita dell’insieme del popolo di Dio.
Lo stesso si può dire per don Jules Ganlaky, fino ad oggi vice parroco nelle comunità della Valle del Taverone. Riconosce che “si tratta di una esperienza che si annuncia impegnativa ma questo sarà anche di sprone per lavorare con impegno”. La formula scelta dal vescovo fra’ Mario “impegnerà tutti, laici e sacerdoti, nella ricerca di un nuovo stile di azione pastorale”. Tra le priorità indica quella rappresentata dalla pastorale familiare, assieme a quella giovanile.
Don Giovanni Perini, già impegnato negli ultimi anni nella cura di parrocchie del comune di Pontremoli, avendo già sperimentato forme di collaborazione pastorale, riconosce che questa formula rappresenta una risorsa strategica in relazione alla missione alla quale la Chiesa è chiamata. Auspica che sarà possibile proporre una pastorale che sia vicina alle persone, singoli, associazioni o movimenti che siano, e il modo non può che essere quello dell’ascolto e della relazione. È grato al vescovo per averlo confermato in un territorio che conosce ed esprime la sua gioia di essere coinvolto in questa situazione inedita per la città di Pontremoli.

A tutto ciò fanno da cornice le dichiarazioni che il vicario generale della diocesi, don Marino Navalesi, ci rilascia in proposito. Ribadito che “ci sarà un forte impegno della diocesi nel seguire lo sviluppo dei primi passi di questo nuovo percorso che coinvolge la città di Pontremoli”, sottolinea il fatto che “sarà importante arrivare a formulare le prime scelte per la riorganizzazione della pastorale”. I campi sono di diverso livello: si va dalla riorganizzazione degli orari delle messe, alla composizione di un consiglio pastorale cittadino, all’organizzazione del catechismo. “Molte di queste decisioni, è naturale, avranno effetto a partire dal prossimo anno pastorale, ma non sarebbe bene rinviarle contando su tempi che, alla fine, non risulteranno così ampi come potrebbe sembrare”. L’impegno della diocesi in questa scelta è significativo – quattro preti per Pontremoli non è cosa da poco né così scontato che potesse accadere – “per questo si punta molto, il vescovo prima di tutti, sulla riuscita di questa nuova forma di organizzazione, pensata secondo lo stile delle Unità pastorali”.
“La situazione, spiega don Navalesi, non è drammatica – non siamo all’ultima spiaggia – ma sarà importante “riuscire a rispondere in modo adeguato, da una parte, a questa nuova situazione determinata dalla diminuzione del clero, dall’altra al bisogno di favorire la partecipazione dei laici. “Non sono da sottovalutare, aggiunge, alcune difficoltà, come la scarsa abitudine dei preti a lavorare insieme, dovuta alla tipo di formazione ricevuta e al modello di conduzione delle parrocchie seguito fino ad oggi”. Quanto ai laici, “non dobbiamo dimenticare che il popolo di Dio è un’unica realtà, dove i diversi ruoli e carismi si armonizzano; la collaborazione tra le diverse componenti è fondamentale e non è certo da ora che queste cose sono dette e risapute. In questo nuovo percorso, dobbiamo vedere anche una riscoperta delle conclusioni formulate dal sinodo diocesano”.
Infine, una considerazione sulla ricaduta che tutte queste novità avranno su ognuna delle 5 parrocchie cittadine: “Ci sarà attenzione alle singole realtà parrocchiali, che continueranno a svolgere il non facile compito di mantenere vivo il legame con la gente. Se qualcosa cambierà dovrà essere in più e non in meno”.
a.r.