A Parma, nel Palazzo della Pilotta, ha nuova veste e nuovi spazi
Dal 30 novembre è possibile immergersi nella fabbrica del libro creata da Giambattista Bodoni ordinata in Museo. La storia del libro a stampa comincia nel 1453 a Magonza con l’edizione della Bibbia di Gutenberg; le tecniche e gli strumenti si sono evoluti, ma sono le edizioni uscite a Parma, dal 1768 dalla Stamperia ducale e dal 1791 dall’officina propria del Bodoni, ad avere l’eccellenza per eleganza grafica e purezza dei caratteri tipografici. L’ampia raccolta di materiale tecnico e di libri stampati dal piemontese Bodoni (Saluzzo 1740 -Parma 1813) nel 1963 era stata allestita in struttura a museo, il più antico museo della stampa e della carta, in sale del piano superiore della Galleria Nazionale in palazzo della Pilotta; la difficoltà d’accesso e altri disagi hanno fatto portare al piano terra questo spettacolare Museo, in più ampi spazi, con impianto e arredi del tutto nuovi. In un viaggio virtuale entriamo nella prima sezione espositiva: è un viaggio nella stampa prima di Bodoni, vediamo incunaboli (i libri “in culla” dalla rivoluzionaria invenzione della stampa fino alla data convenzionale del 31 gennaio 1501) e le invenzioni tecniche che portarono a stampare anche a colori. Arriviamo dentro la fabbrica del libro in tutte le sue fasi fino alla pressa sotto torchio delle pagine composte e pronte. Il torchio è uno dei pezzi forti del Museo, è stato ricostruito uguale a quello usato da Bodoni mediante immagini e testimonianze scritte dal suo proto Zefirino Campanini.
Quando siamo nella sezione G.B. Bodoni gli occhi si fissano sulle pagine stampate a tipi precisi e nitidi, inventati con scrupolosa cura e esigente attenzione a scegliere carta, inchiostri, registri. Schizzi e disegni dicono la pazienza e la rara abilità tecnica con cui con punzoni e matrici progettò i suoi alfabeti. Tipografi erano stati anche nonno e padre, Giambattista arrivò a Roma all’Università La Sapienza per imparare nozioni di lingue orientali, stampò un manuale arabo-copto, ripulì e riparò vecchi punzoni di lingue orientali.
Nacque l’idea di mettersi lui a incidere e fondere, ha geniale attitudine a un tale lavoro e si impegna al massimo per impararlo, gli piace, lavora nella stamperia di Propaganda e incide interi alfabeti in maiuscolo e minuscolo, in corsivo. Acquista fama, arriva a Parma dove il bibliotecario del duca cercava un tipografo, su consiglio del ministro Du Tillot fu accolto, si mise poi in proprio benvoluto da tutti, rese Parma capitale mondiale della stampa. Armadi-libreria Luigi XV accolgono circa ottantamila pezzi tra punzoni, matrici, fregi, attrezzi in perfetto ordine dentro bellissime cassettine, alcune sono state disposte a formare come un mosaico.
Un carteggio di circa dodicimila lettere dà evidenza all’importanza e alle relazioni del tipografo piemontese; il suo Museo raggiunge il massimo nell’esposizione di circa un migliaio di libri, hanno caratteri sempre chiari, puliti, di estrema eleganza, prezioso patrimonio della Biblioteca Palatina. Stampò in grande formato libri classici: Genesi, Iliade, Carmina di Orazio, frammenti lirici di Anacreonte, Le Stanze del Poliziano su seta, Fénélon, Descrizione delle feste per le nozze del duca Ferdinando Borbone con l’arciduchessa di Parma Maria Amalia, è il più importante libro di questo genere. Nel 1804 stampò l’Oratio Dominica in occasione del viaggio di papa Pio VII a Parigi per l’incoronazione di Napoleone imperatore, il Pater noster è stampato in 15 lingue e si usano 215 caratteri diversi tra greci, latini ed esotici, perfino gli ideogrammi cinesi incisi su legno.
Sintesi del suo operare fu la compilazione del Manuale tipografico che non riuscì a pubblicare, rimasto incompiuto, la vedova lo fece uscire nel 1818. Infine in 15 pannelli sono riprodotte pagine di opere e di tecniche coeve che fanno capire che l’arte del libro è vicina alle “arti maggiori”, lo evidenzia anche un tavolo multimediale che dà riproduzioni digitali di libri bodoniani. Le edizioni bodoniane hanno altissima quotazione sul mercato antiquario, solo con i loro caratteri in sontuosa riproduzione sono stampati i libri d’arte di Franco Maria Ricci da poco mancato, una perla dell’editoria contemporanea a Parma.
Maria Luisa Simoncelli