Gli interessi criminali nei porti tra il Mar Ligure e il Mar Tirreno

Incontro con Marco Antonelli promosso dal coordinamento provinciale di “Libera

Venerdì 13 gennaio, presso la Sala della Resistenza di Palazzo Ducale a Massa, il Coordinamento provinciale di LIBERA, l’Associazione fondata da Don Ciotti contro le mafie, ha ospitato Marco Antonelli, assegnista di Ricerca presso la Scuola Normale di Pisa, che è intervenuto sul tema “Interessi criminali nei porti tra il Mar Ligure e il Mar Tirreno”. L’incontro è stato aperto dal saluto di Monica Marchini, referente del Coordinamento provinciale di “Libera” che dopo la sua costituzione nel territorio apuano nell’aprile del 2022, sta muovendo i primi passi per incentivare il dibattito e la consapevolezza sul tema delle infiltrazioni mafiose: obiettivo è quello della formazione di cittadini liberi che siano in grado di comprendere quanto accade nella realtà socio-economica locale. Secondo l’analisi riporta da Marco Antonelli i porti infatti rappresentano per i gruppi criminali un’opportunità unica per incrementare i propri profitti e per rafforzare collusioni locali e internazionali. Il porto infatti è un “microcosmo” all’interno del quale ci sono tutta una serie di dinamiche, dove le organizzazioni criminali si possono “fare spazio”, nonostante a livello formale si parli di inaccessibilità dello spazio portuale. All’interno del sistema portuale della Toscana, il porto di Marina di Carrara rappresenta poi un “avamposto”, perché è situato a ridosso di una zona di confine e di vicinanza con la Liguria e l’Emilia-Romagna, per cui anche le diverse giurisdizioni amministrative e giudiziarie posso favorire “zone d’ombra” creando le condizioni perché le proiezioni criminali trovino concretezza e diventino reati. Inoltre altri fattori, come la collocazione geografica, l’alto tasso di disoccupazione, la continuità economica con le province limitrofe, l’aumento delle imprese export oriented, la presenza di alcune forme di illegalità diffusa in alcuni settori come quello del lapideo, il business dei rifiuti, hanno creato le condizioni per la nascita di una “mafia autoctona”, dove invece delle forme tradizioni di intimidazione e violenza si è puntato sulla corruzione e sulla integrazione formale con le imprese e le istituzioni: un “brodo di coltura” che ha permesso alla mafia di infiltrarsi nel territorio, dove “la parte del leone” è rappresentata dal traffico di stupefacenti. Dopo il successo di pubblico di questo appuntamento, il Coordinamento provinciale di “LIBERA” continuerà nella sua attività di formazione e sensibilizzazione delle coscienze, per mettere in atto pratiche di contrasto civile alla corruzione e alle mafie. (df)