Un’altra annata difficile per la raccolta delle olive in Lunigiana

Troppo caldo in primavera e l’attacco della mosca in autunno. Nonostante questo si segna comunque un leggero rialzo dopo la “batosta” del 2021. Resta la soddisfazione di un prodotto di “ottima qualità” come certifica Francesca Ferrari di Coldiretti

Non sarà ricordato come “l’annus horribilis” del 2021, ma comunque anche il 2022 non sarà di certo uno di quelli di ricordare per quanto concerne la raccolta delle olive. Ce lo certificano alcuni olivocultori da noi contattati, a partire da Francesca Ferrari, che tratteggia un bilancio complessivo nel suo ruolo di presidente provinciale della Coldiretti e, allo stesso tempo, può esibire la conoscenza di chi esercita l’attività “sul campo” come titolare dell’azienda Ferrari&Lucchetti. Paradossalmente il motivo di questa resa non straordinaria è l’esatto contrario della causa della quasi distruzione del raccolto del 2021. Se, infatti, dodici mesi fa, fu un maggio piovoso e freddo a bloccare lo sviluppo delle allogagioni (si tratta della delicata fase di passaggio, tra maggio e giugno, con l’appassimento e la caduta della corolla dei fiori e la trasformazione dei fiori in frutti) quest’anno è stato invece l’eccessivo caldo primaverile a mettere in difficoltà lo sviluppo della pianta. “è proprio vero che non ci sono più le mezze stagione – sottolinea con ironia la Ferrari – ovvero, ritornando seri, quel clima ideale per permettere il corretto sviluppo della pianta”.

Comunque, nonostante il caldo della tarda primavera, “gli olivi hanno retto abbastanza bene, si era creata una situazione un po’ paradossale in cui le piante poco esposte al sole, abitualmente poco produttive, erano invece cariche di frutti mentre quelle più esposte avevano sofferto maggiormente l’eccessivo caldo”. Questo ha poi consigliato di anticipare, di due, tre settimane, la raccolta delle olive “sicuramente è andata meglio rispetto al 2021, dove avevamo perso quasi il 90% del prodotto, comunque non siamo certo ritornati sui livelli del 2019 e del 2020”. Una situazione che del resto ci attestano anche dal frantoio Riani di Gragnola di Fivizzano, che da generazioni si occupa con passione e professionalità della produzione di olio extra vergine di oliva “sì anche nel fivizzanese si è registrata questa situazione, soprattutto nella zona di Monzone si sono raccolte pochissime olive, mentre in altre aree la raccolta è stata decisamente superiore”. E lo stesso ci confermano dal Frantoio Moro di Caniparola di Fosdinovo “purtroppo la raccolta quest’anno le non è stata straordinaria, anche se la qualità del nostro olio è altissima”. E su questo punto concorda anche la Ferrari, “le problematiche della raccolta non hanno influito sulla qualità dell’olio che è di ottimo livello. Ma ormai sono anni che l’olio lunigianese si sta sempre più conquistando il mercato con la sua particolarità”. Per quanto concerne la mosca olearia, la cecidomia, purtroppo si è ripresentata all’appello. Dopo un periodo di assenza, il piccolo dittero, è tornato ad attaccare le foglie degli ulivi. Gli olivocultori ci raccontano come il diffondersi della mosca sia stato dovuto al clima favorevole, caldo ed umido. In particolare in Lunigiana sono state “attaccate” le zone nel versante di Fivizzano, Casola, Fosdinovo e ad Aulla. Meno colpiti, invece, gli oliveti dell’Alta Lunigiana. (r.s.)

Le caratteristiche dell’olio lunigianese

Olio extravergine di oliva
Olio extravergine di oliva

Ma quali sono le caratteristiche, di profumi e di sapori, che contraddistinguono l’olio lunigianese? Facendo un po’ inorridire gli esperti, con una efficace semplificazione potremmo dire che, come del resto fa parte delle corde di questo territorio, è una sorta di punto di incontro tra l’olio toscano e quello ligure. Quindi presenta alcune delle caratteristiche dell’olio toscano, come la piccantezza e il retrogusto amaro, ma in maniera più delicata e rotonda, avvicinandosi, così, alle caratteristiche dell’olio ligure. “È un olio particolare ed unico – ci racconta la Ferrarri – con note piccanti e amare, un retrogusto di carciofo (tipico dell’olio toscano) ma che presenta anche una dolcezza, una leggerezza ed un profumo tipico dell’olio ligure. Ma soprattutto è un olio che esalta le eccellenze gastronomiche lunigianesi come il testarolo”. Tutto questo è dovuto alla pianta più utilizzata, l’olivo Leccino, capace di resistere a temperature basse e che quindi ben si adatta al nostro territorio.