Elezioni USA. Mentre ancora mancano i risultati definitivi, alla Camera vincono i repubblicani ma il Senato resta in bilico
Negli Stati Uniti, dalle elezioni di Midterm gli americani non attendevano solo il responso su quale partito avrebbe guidato la Camera dei Rappresentati e il Senato, ma anche quello dei primi referendum ufficiali sull’aborto, proposti da alcuni stati a seguito del noto verdetto della Corte Suprema. Per quanto riguarda il primo aspetto, gli esiti sono in pratica ormai definiti: la Camera sarà con ogni probabilità a guida repubblicana, mentre al Senato si è in attesa del ballottaggio in Georgia.
Un risultato che comunque non potrà mettere in discussione la maggioranza dei voti già appannaggio dei democratici in quanto il voto del presidente Kamala Harris (democratica), in caso di parità, varrebbe il doppio. Un risultato di tale portata tarpa in modo, forse, definitivo le speranze di Donald Trump di potersi ripresentare come candidato del partito repubblicano, dovendo, oltretutto, fronteggiare il governatore della Florida, Ron DeSantis, che è nettamente più giovane di lui, ha trionfato nell’elezione a governatore, è altrettanto conservatore e sembra piacere di più all’elettore repubblicano.
Sul piano dei “diritti” civili (le virgolette ci sembrano d’obbligo quando si parla di aborto) esce invece sconfitto il tentativo di sfruttare l’occasione offerta dalla sentenza della Corte Suprema. Nei cinque Stati che hanno presentato referendum sul quel tema i cittadini si sono espressi a favore di misure che garantiscono l’aborto. In California e Michigan (governati dai democratici) e in Vermont (governatore repubblicano) gli elettori hanno approvato misure che sanciscono i diritti di aborto nelle loro costituzioni statali. Nel Montana e nel Kentucky, roccaforti repubblicane, gli elettori hanno rifiutato le misure che avrebbero limitato i diritti di accesso alle cure riproduttive. L’errore, dicono in molti, potrebbe essere stato quello di inserire il tema dell’aborto nella contesa elettorale.
Sta di fatto che i repubblicani all’inizio si erano schierati a favore della messa al bando dell’interruzione di gravidanza, per poi rivedere le loro posizioni in senso più moderato quando i sondaggi hanno rivelato che la loro base non condivideva quella scelta. D’altronde, sempre i sondaggi dicono che quattro repubblicani su 10 credono che l’aborto debba essere legale, contro i sei su 10 dei democratici. Una conferma che, sui valori, la strada da scegliere è quella della pazienza e della persuasione, non quella della crociata, men che meno quella del contrasto politico.
Negli Stati dove si sono svolti i referendum, i vescovi cattolici hanno espresso disappunto per il risultato delle urne e hanno sollecitato un maggiore impegno di tutti per la cultura della vita e il sostegno delle donne bisognose e delle famiglie, senza lasciare ai tribunali la decisione finale sui bambini non nati e sulle loro madri.