
Sono 50 le richieste di risarcimento per le stragi nazifasciste. Inaugurazione di una lapide a Monzone e a Vinca letture per non dimenticare

Alla scadenza dei termini fissati per presentare domanda sono state 50, a Fivizzano, rispetto alle 70 in Provincia (20 si riferiscono a Bergiola Foscalina di Carrara e agli Internati Militari Italiani), le richieste di risarcimento per le vittime degli eccidi o per aver subito, ad opera dei nazifascisti, offesa ai diritti inviolabili della persona nel periodo che va dal settembre del 1939 al maggio 1945. Era scontato che fossero la maggior parte i richiedenti fivizzanesi, considerato che Fivizzano ha avuto oltre 400 morti nelle stragi di Mommio, San Terenzo Monti, Vinca, Tenerano. Solo a Stazzema i morti furono in maggior numero. Gli atti per poter usufruire del fondo stanziato dal Governo italiano giacciono ora, depositati dallo Studio Legale Perfetti di Carrara, presso il Tribunale Civile di Genova. Il sindaco Gianluigi Giannetti ha tenuto ad evidenziare che non sono state avanzate da nessuno precise richieste di risarcimento, a significare “che sono state ispirate da sentimenti di umanità e dal desiderio di perpetuare la memoria dei loro famigliari”.

A “ritrovare” la memoria stanno contribuendo anche alcune iniziative di questi giorni. La WDM Meccanica di Sarzana del fivizzanese Alberto Simonelli e figli, infatti, sta riportando al vecchio splendore una GpW, una jeep simbolo dell’avanzata americana in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Una volta restaurata sarà dedicata a Stanlery Hayami, il Niseo ucciso a San Terenzo il 23 aprile 1945. La officina dei Simonelli si può considerare un vero museo dei mezzi e delle armi utilizzati dagli Americani durante la guerra. Allo stesso fine hanno contribuito anche gli eventipromossi dalla sezione ANPI di Fivizzano e Casola. A Monzone lo scoprimento, il 29 ottobre, di una lapide in memoria di Guido Garfagnini e Luigi Rossi, uccisi il 17 luglio 1921 da squadristi fascisti. Il giorno successivo, a Vinca, si è invede tenuta la lettura del racconto dell’autrice Susanna Baldi, alla presenza di uno degli ultimi superstiti dell’eccidio, Lauretta, moglie di Celso Battaglia, un grande custode, coi suoi libri, della memoria dell’eccidio, scomparso pochi anni orsono. Rimane da chiedersi, tuttavia, perché solo poche persone abbiano sentito lo stimolo a partecipare a quegli eventi e a condividere il racconto delle drammatiche vicende che in un passato non tanto lontano hanno investito i paesi della Valle del Lucido e di molte altre parti d’Italia. Il ricordare un tale passato non è solo per rendere omaggio alle vittime, ma per non commettere gli stessi errori.
Andreino Fabiani