Con il Convegno pastorale diocesano la nostra Chiesa, sotto la guida del vescovo fra’ Mario, riparte per annunciare il Vangelo agli uomini e donne in questo tempo travagliato. Dopo un troppo lungo periodo di disorientamento dovuto a varie tristi vicende culminate con le dimissioni del vescovo Giovanni Santucci, dopo un anno di amministrazione apostolica, si torna alla normalità. Una normalità strana, visto che nel frattempo c’è stata anche una pandemia, che ha portato ad un raffreddamento del senso di comunità non solo ecclesiale. La minore partecipazione alla Messa domenicale ne è un segno, sia per quanto riguarda la partecipazione degli adulti che dei giovani.
È stato importante lo spirito col quale fra’ Mario ha dato le indicazioni per il nuovo anno pastorale. Di fatto, si tratta di seguire il programma del secondo anno del Sinodo, nel quale la Chiesa italiana si impegna ad affrontare i “Cantieri di Betania”, spazi di dialogo per ascoltare la voce di ogni persona.
In particolare si punterà sul “cantiere della strada e del villaggio”, i luoghi in cui si vive abitualmente e nei quali si incrociano le tante tematiche della vita sociale e culturale. Il compito è arduo per vari motivi. Si fa’ spesso riferimento, per esempio, all’attuazione del sinodo diocesano ma il contesto culturale e sociale nel quale oggi ci troviamo è profondamente cambiato. Anche le nostre comunità parrocchiali hanno subito grandi mutazioni.
Non solo molte piccole comunità si sono ulteriormente impoverite di mezzi e di persone, ma anche i cosiddetti centri non sono più quelli di vent’anni fa. Un esempio: Villafranca ha 4.637 residenti; di questi, 494 sono di 53 nazionalità straniere, non si sa di quante religioni, ed hanno un’età media molto più bassa di quella degli italiani. Si tratta di oltre il 10% della popolazione.
È chiaro che questo comporta problemi pastorali: basti pensare ai bambini che condividono le stesse scuole, situazioni di fronte alle quali non siamo preparati. Anche per questo è urgente costituire le Unità (o Entità) Pastorali nelle quali il laicato dovrà essere attivato in maniera decisa.
L’urgenza riguarda in particolare le piccole parrocchie, che non possono essere abbandonate, ma riguarda anche la pastorale del territorio nel suo insieme. Se si tiene conto del fatto che il 48,75% dei sacerdoti supera i 70 anni, si capisce che trovare il modo di formare nuovi laici adulti, che superino certi atteggiamenti clericali per incarnare una vita evangelica autentica, è assolutamente necessario. Le sfide che attendono la nostra diocesi non sono diverse da quelle delle altre realtà italiane, ma vanno affrontate con coraggio e speranza. Diventa più che mai indispensabile camminare insieme: sacerdoti, diaconi e laici.
La storia della Chiesa ci dice che non ci sono mai stati tempi facili.
Giovanni Barbieri