La tragedia della Marmolada deve far riflettere tutti

Ha destato ampio cordoglio e molta preoccupazione la tragedia avvenuta nel primo pomeriggio di domenica 3 luglio sul ghiacciaio sommitale di Punta Rocca, in cima alla Marmolada. Le ricerche dei dispersi, sospese a causa delle condizioni metereologiche avverse – “Mi spiace, ha dichiarato Walter Cainelli, presidente del Soccorso alpino Trentino, ma è un rischio che vale solo nel tentativo di salvare vite” -, sono continuate a distanza con l’utilizzo di droni dotati di termocamere.
Con il passare delle ore si fa più complicato il recupero di reperti e di corpi. Il bilancio provvisorio, alla fine della giornata di lunedì, è di 7 vittime, di cui 3 identificate. Otto i feriti trasferiti negli ospedali del territorio, di cui 2 in gravi condizioni. Tredici le persone disperse, in base ai mancati rientri denunciati dai famigliari. Al maltempo si è dovuto arrendere anche il premier Mario Draghi, che non è riuscito a raggiungere Canazei con l’elicottero e ha dovuto proseguire il viaggio in auto. Dopo l’incontro con i familiari delle vittime e dei dispersi, ha dichiarato che “il governo deve riflettere e prendere provvedimenti affinché quello che è successo abbia una bassa probabilità di ripetersi e, addirittura, venga scongiurato”. Una dichiarazione impegnativa perché è opinione degli esperti che distacchi e crolli di quel tipo non saranno più straordinari.
Da qualche tempo, infatti, tendono a presentarsi in modo più frequente a causa delle condizioni climatiche determinate anche dall’intervento dell’uomo sull’ambiente. Il cedimento del ghiaccio sulla Marmolada, con il suo carico di lutto per le vittime e di ansia per i dispersi, ha il suono cupo di quel “grido della natura”, per dirla con le parole della Laudato Si’, che ogni uomo e ogni comunità deve saper cogliere in anticipo, ritrovando maggiore determinazione e anche unità d’intenti.
A proposito, è esemplare che l’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, e il vescovo di Belluno-Feltre, Renato Marangoni, siano stati i primi già domenica sera ad esprimere insieme una parola di cordoglio. I pastori delle due terre confinanti sotto la Regina delle Dolomiti hanno così anticipato quella visione d’insieme e incoraggiato quell’impegno comune che la salvaguardia dell’ambiente richiede e che gli uomini del soccorso hanno poi dimostrato nella piena unità anche organizzativa. “Il ghiaccio, hanno scritto, ha spezzato la vita di tante, troppe persone. Alle vittime e ai loro familiari va la nostra vicinanza e il nostro più profondo cordoglio. Di fronte a questa tragedia senza precedenti resta solo la forza dell’abbraccio fraterno, capace di portare un po’ di luce nel buio che tutti, in quest’ora, ci travolge”.
Anche il Papa si è unito ai messaggi di cordoglio per le vittime del disastro. In un tweet ha invitato a “pregare insieme per le vittime del crollo sul ghiacciaio della Marmolada e per le loro famiglie”. “ Le tragedie che stiamo vivendo con il cambiamento climatico, ha aggiunto, ci devono spingere a cercare urgentemente nuove vie rispettose delle persone e della natura”.