In cattedrale la celebrazione eucaristica presieduta dal card. Parolin per i 200 anni della diocesi di Massa
“L’istituzione di una Diocesi rappresenta al tempo stesso un traguardo e un inizio”. In queste poche parole, pronunciate dal cardinale Pietro Parolin all’inizio della sua intensa omelia, è racchiuso il senso delle varie celebrazioni che nei giorni scorsi hanno caratterizzato la vita della diocesi e che proseguiranno nelle prossime settimane. “Traguardo ed inizio”, punto di arrivo e di partenza che non vale solo per la data di istituzione, ma possiamo anche trasferirlo al momento attuale, a quel 18 febbraio 2022 che ha visto la comunità diocesana, nelle sue diverse articolazioni, riunirsi in Cattedrale, per “sostare e ripartire”. La celebrazione – pensata e organizzata fin nei minimi particolari dall’Ufficio liturgico e dal comitato per il bicentenario con a capo il delegato diocesano, don Luca Franceschini, poi sostituito da don Samuele Agnesini – ha visto la presenza di sette vescovi e del cardinale Giuseppe Betori. A presiedere il sacro rito il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, che era già venuto in diocesi, qualche anno fa per la festa del patrono San Francesco. I vescovi presenti erano mons. Gianni Ambrosio, amministratore apostolico della Diocesi; i due originari della Diocesi: mons. Alberto Silvani, già vescovo di Volterra, e mons. Guglielmo Borghetti, titolare di Alberga-Imperia; l’emerito mons. Giovanni Santucci, il metropolita di Pisa, mons. Giovanni Paolo Benotto, mons. Luigi Ernesto Palletti della Spezia, mons. Adriano Cevolotto di Piacenza e il delegato della diocesi di Reggo Emilia, don Marcello Mantellini.
Nei primi banchi della chiesa le autorità politiche e militari, tra cui il sindaco di Massa, Francesco Persiani, e il presidente della Provincia, Gianni Lorenzetti. Per l’occasione la celebrazione è stata trasmessa in diretta su Tele Liguria Sud e sul canale Youtube della diocesi.
Dopo l’ingresso in cattedrale, accompagnato dal grand’organo “Jardine”, suonato dall’organista Ferruccio Bartoletti, il cardinale ha sostato un momento in preghiera di fronte Ss. Sacramento, quindi si è recato nella cappella del Seminario per indossare i paramenti liturgici. Nella cattedrale, gremita di fedeli, nel rispetto dei protocolli anticontagio Covid19, don Luca Signanini ha guidato i canti dell’assemblea, mentre la Cappella Musicale della Cattedrale ha intonato vari mottetti nei diversi momenti della celebrazione e la “missa secunda de Angelis” di Domenico Bartolucci.
A coadiuvare, i seminaristi per il servizio all’altare e i ministranti, diaconi. Concelebranti, il cerimoniere, mons. Antonio Costantino Pietrocola, supportato da don Emanuele Borserini, don Simone Giovannella e don Samuele Agnesini.
Dopo i riti iniziali, mons. Ambrosio ha indirizzato un caloroso saluto al cardinale Parolin a nome della Diocesi: “Per tutti noi – ha detto – è motivo di gioia essere qui con lei attorno all’altare per rendere grazie a Dio per il cammino fatto in questa diocesi e in questo tempo, e invocare la luce dello Spirito per il futuro della chiesa locale. Salutando e accogliendo lei, primo collaboratore del Santo Padre, salutiamo accogliamo il nostro amato Papa Francesco”.
Nell’omelia il cardinale si è soffermato sulle implicazioni che il cammino pastorale di duecento anni ha determinato per la crescita del popolo di Dio. “La diocesi ed i suoi vescovi con il loro presbiterio si sono validamente sforzati lungo questi due secoli di essere, come ci ricorda s. Paolo (cf 2Cor 1,24), collaboratori della gioia dei fedeli e non padroni della loro fede e hanno testimoniato la bellezza di spendere la vita per il Signore e per il suo gregge”.
Ha precisato: “La diocesi di Massa, che dal febbraio 1988 è divenuta Diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, ha svolto un suo peculiare cammino di sequela a Cristo nella piena comunione con la Chiesa Universale e oggi siamo qui per ringraziare il Signore e fare festa”. Poi, prendendo spunto dalle letture scelte per questa celebrazione, ha messo in rilevo due “punti focali”: la gioia per la ricostruzione e la dedicazione del Tempio di Gerusalemme, profanato dai pagani, e il significato della parola “pietra” quale attestato dalla Lettera di s. Pietro. In particolare, scavando nel testo neotestamentario, ha voluto ribadire che ciò che conta non sono “le belle pietre del tempio”, ma “l’edificio spirituale costruito dalle libere scelte delle persone di fronte alla Persona di Cristo. Al centro sta l’adesione a Lui, che diviene discepolato attrattivo in virtù della buona testimonianza che irradia. Sono le pietre vive al centro, sono i fedeli che accolgono la Parola e vivono secondo gli insegnamenti del Vangelo. Essi sono il vero tempio, quello più prezioso e più necessario”.
Dopo la comunione, distribuita dai diaconi, è stata intonato, dalla Cappella e dall’assemblea, un “Magnificat” di ringraziamento, composto da don Bruno Pedri, sacerdote di venerata memoria e a lungo insegnante di musica nel Seminario Maggiore di Massa, mentre il cardinale rendeva omaggio ad una immagine della Vergine Maria. Quindi, prima dei saluti finali, il delegato diocesano del bicentenario, don Samuele Agnesini, ha preso la parola per dire grazie a quanti hanno contribuito a rendere “unico” questo momento di vita di Chiesa.
Con la lettura della benedizione papale, cui era connesso il dono dell’indulgenza plenaria, si è conclusa la celebrazione liturgica, contrassegnata dalla gioia e dalla festa che è proseguita, nel chiostro della cattedrale, con saluti personali rivolti al cardinale Parolin dalle autorità presenti, dai vescovi, dai sacerdoti e dai semplici fedeli.
Renato Bruschi