La variante Omicron si diffonde a macchia d’olio: in una settimana casi più che raddoppiati. Decorso blando o asintomatico, ma non manca qualche caso più grave
Spinta dalla variante Omicron la pandemia galoppa, anche in Lunigiana e in una settimana il numero dei contagiati è esploso. Abbiamo raccolto i dati di alcuni Comuni in un grafico che confronta la settimana di Natale con quella di San Silvestro e la crescita del numero delle persone che hanno scoperto di essere positive al Covid-19 è davvero impressionante. Dati che sono figli dell’alto numero di tamponi effettuati, siano questi i molecolari o i rapidi, e che indicano come l’infezione sia più presente che mai. “L’epidemia è esplosa – conferma il dott. Paolo Arrighi che coordina i medici di famiglia di Pontremoli – e dall’enorme numero di telefonate che riceviamo ogni giorno ho la sensazione che le persone contagiate possano essere molte di più”. Anche in Lunigiana come nel resto del Paese la malattia sembra colpire soprattutto i più giovani: forse perché sono la categoria che si sottopone maggiormente all’esame del tampone per non rinunciare a incontri e feste, forse perché la vaccinazione degli adulti è in fase avanzata anche con la terza dose. Sta di fatto che, sarà per l’età dei pazienti, sarà per la (forse) minor virulenza della variante Omicron, nella maggior parte dei casi il decorso della malattia è blando o addirittura asintomatico. “Le forme gravi che richiedono il ricovero in ospedale per fortuna sono poche – continua Arrighi – ma è chiaro che con un numero così alto di persone infettate qualche caso più problematico continua ad esserci. Diciamo che ci troviamo di fronte ad un’epidemia che si sta allargando a macchia d’olio ma che sembra comunque più gestibile del passato”. A livello regionale lunedì 3 gennaio i ricoverati nei reparti Covid erano 839 (certo molti in meno rispetto ai 1992 dell’8 aprile scorso o ai 2067 del 24 novembre 2020, ma sempre un numero rilevante), mentre nelle terapie intensive i ricoverati erano 84 (contro i quasi 300 dei picchi delle altre tre ondate), ma se – come pare – i contagi saliranno ancora per tutto il mese di gennaio questi numeri sono destinati a salire e i reparti potrebbero andare in difficoltà. Quindi serve ancora molta prudenza visto che, per il momento, è solo una speranza che il virus si sia davvero “declassato” per iniziare quel percorso di “convivenza” che nel tempo lo potrebbe portare a non creare più troppi problemi. L’imperativo è non abbassare la guardia: mascherine (lo ricordiamo: sono obbligatorie in tutta Italia anche all’aperto) e distanziamento dovrebbero essere la regola per tutti (e invece…) e il sistema sanitario dovrebbe organizzarsi per un futuro incerto e per un presente nel quale, da più parti, ci si chiede come mai di fronte alla quarta ondata ci si trovi ancora in affanno nel contattare le persone positive e nel tracciamento dei loro contatti.
Tracciamento che, come noto, è invece “saltato” a tutti i livelli, dal nazionale al locale: quello che manca, a quanto pare, è soprattutto il personale che dopo due anni solo ora starebbe per essere reclutato. Se ne accorgono ogni giorno i medici di medicina generale: “Noi non ci tiriamo certo indietro e rispondiamo sempre al telefono – puntualizza il dott. Arrighi che confessa di essersi trovato in ambulatorio con altri due colleghi anche la mattina di Capodanno – ma dobbiamo supplire alle carenze del sistema: la grande maggioranza di chi ci chiama lo fa per le positività, i contatti, la quarantena e anche questo dimostra come le cose non funzionino come dovrebbero”. Ad ogni nuova recrudescenza della pandemia si va in affanno e questo fa aumentare il rischio che ci sia da pagare un prezzo molto alto, compreso quello di trascurare le altre patologie per le quali manca il tempo, mancano le strutture, mancano le persone. Perché tempo, strutture e persone, che già non erano sufficienti prima della pandemia, da due anni vengono concentrate su questa’ultima. Infine uno sguardo alla campagna vaccinale: i medici di famiglia stanno concludendo quella contro la “normale” influenza stagionale, mentre a livello di sistema sanitario regionale continua quella contro il Covid-19: prima, seconda o dose “booster” che sia. Anche nel nostro territorio quella più indietro è l’ultima ad essere partita, la somministrazione del vaccino ai più piccoli (5-11 anni) e che al momento sembrano essere tra quelli più esposti al contagio. (p. biss.)