La Scuola diocesana di formazione socio-politica in visita al Porto di M. di Carrara

Sabato scorso, 11 dicembre, sono ripresi gli incontri della Scuola di Formazione all’impegno socio-politico della Diocesi di Massa Carrara Pontremoli. “Il periodo della pandemia – ha scritto Fausto Vannucci, direttore della Pastorale Sociale e del Lavoro, in una lettera indirizzata agli studenti – ha limitato fortemente le attività diocesane, andando ad incidere anche sul calendario della Scuola, che, per motivi di sicurezza sanitaria, è stato completamente stravolto. Oggi si riparte con le visite alle realtà produttive che operano sul territorio, grazie anche all’impegno dei collaboratori della PSL”.
Gli studenti hanno fatto visita al Porto di Marina di Carrara, guidati da Gianni Passeggia, direttore dell’Autorità Portuale. Il Porto vanta una tradizione millenaria, derivando dall’antico Portus Lunae, da dove venivano spediti i marmi destinati a Roma e alle altre città imperiali, tramite le imbarcazioni chiamate “naves lapidaries”. Con oltre 1,8 km di banchine, 200.000 mq di deposito merci, 4000 mq di magazzini e 200.000 mq di area retro-portuale, il porto di Marina di Carrara è oggi il più importante scalo mondiale di movimentazione del lapideo: degli oltre 3 milioni di tonnellate di merci, che ogni anno vengono imbarcate e sbarcate, ben il 78% è infatti di origine lapidea.
Interessanti sono anche i dati relativi ai rapporti commerciali intrattenuti: si tratta di almeno 48 nazioni e 85 porti, sparsi in tutto il mondo. Grazie alla sua posizione geografica, lo scalo marittimo apuano è, infatti, lo sbocco naturale di numerose produzioni: basti pensare che il porto dispone di un centro Intermodale retro-portuale, denominato “Area Retro-portuale Apuana”, in cui vengono depositate, per le destinazioni interne, circa 300.000 tonnellate di merci straniere ed oltre 200.000 tonnellate di merci destinate all’estero.
L’uscita didattica organizzata dalla Scuola di Formazione socio-politica, è stata, molto utile, perché ha permesso agli studenti di conoscere alcuni tipi di esperienze lavorative operanti sul nostro territorio, di cui spesso si sottovaluta l’importanza. Una visita che è stata anche una scoperta, perché per i non addetti ai lavori è difficile capire cosa accade all’interno di un porto; un vero e proprio “microcosmo”, inserito nel tessuto urbano.