A Lucca una mostra sui rapporti e le affinità culturali tra i due intellettuali
La mostra che si aprirà a Lucca il 17 dicembre esalta il valore dell’amicizia e della collaborazione tra Levi e Ragghianti, due grandi della cultura italiana. A ottanta anni dall’inizio della stesura del capolavoro di Carlo Levi Cristo si è fermato a Eboli la Fondazione Ragghianti a quaranta anni dalla sua nascita ha allestito la mostra Un’amicizia fra pittura, politica e letteratura. Sono stati raccolti i nodi che identificano i rapporti e le affinità culturali per formazione e interessi teorici, storici e artistici tra Carlo Ludovico Ragghianti (Lucca 1910-1987) – storico dell’arte aperto a vaste prospettive dell’arte contemporanea, lo abbiamo avuto insegnante prezioso all’Università di Pisa – e Carlo Levi (Torino 1902 – Roma 1975) pittore, scrittore e uomo politico.
La mostra sarà un percorso interessante ma rimasto poco approfondito del legame tra due persone che si conobbero a Firenze attraverso la comune battaglia antifascista del Partito d’Azione, fecero parte del CLN toscano.
Levi fu nella Commissione per la ricostruzione del centro storico di Firenze appena liberata. Ebreo, a causa delle leggi razziali viveva clandestino in una casa di piazza Pitti e qui cominciò nel 1941 a scrivere il suo famoso e bellissimo libro a memoria dei suoi due anni vissuti da confinato politico nelle desolate terre di Lucania, quelle che si incontrano dopo aver lasciato Eboli. Dicono i contadini lucani Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l’anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti. Piombato dagli ambienti della cultura torinese, si ritrova confinato in un mondo arcaico ed immobile, tagliato fuori dalla storia, rassegnato a secolari dolori, lo incontra con forte simpatia, scopre un indigeno Sud dell’Italia dove “c’è la grandine, ci sono frane, siccità, malaria e poi c’è lo Stato ,”quelli di Roma” che sono più lontani del cielo, maligni perché stanno sempre dall’altra parte”. Levi si sentì associato a questa gente e nel piccolo cimitero sul colle di Agliano ha voluto esser sepolto, è una tomba semplice che suggerisce molti pensieri, e percorrendo le vie del paesino le targhe fanno ricordare gli spazi del confinato.
Al libro la mostra a Lucca dedica una sezione. Ragghianti e Levi sono stati in continuo dialogo su questioni di arte contemporanea, a loro e all’architetto Giovanni Michelucci va la gratitudine per aver salvato Ponte Vecchio dopo che i nazisti avevano abbattuto altri cinque ponti a Firenze. Carlo Levi fu anche pittore e Ragghianti fu il suo critico di riferimento.
Si interessò alla pittura dell’amico, lo inserì nelle sue pubblicazioni sull’arte contemporanea, recensì su Critica d’arte, la rivista da lui fondata e diretta, la mostra di Levi a New York nel 1939, presentò la mostra personale di Levi a Roma nel 1946, propose la prima analisi storica attraverso un catalogo che presentava i dipinti dal 1923 al 1947, ancora oggi un volume fondamentale che contiene anche due scritti di Levi Paura della pittura e Paura della libertà con osservazioni importanti per studiare la crisi della società contemporanea, europea soprattutto. I due amici continuarono a condividere interessi di studio e manifestazioni culturali, amavano molto il cinema, Levi sceneggiò e fece il manifesto per “Accattone” di Pasolini.
La mostra presenta molti disegni, circa ottanta dipinti compresi ritratti di intellettuali da loro molto amati tra cui Montale, Gadda, Italo Calvino, Frank Lloyd Wright grande maestro della “architettura organica”. Ci sono inoltre lettere, documenti, foto e film, un insieme di testimonianze e di analisi critica che furono il nodo solido di questa bella amicizia. Sarà aperta dal 17 dicembre al 20 marzo 2022 (dal martedì alla domenica ore 10 – 13 e 14,30 – 18,30) in via Micheletto, 3 a Lucca sede della Fondazione Ragghianti.
M.L.S.